di Sergio Fanti
Quando si parla di salute, alimentazione, ecologia, si assiste a un proliferare di teorie avvincenti e spesso in netto contrasto tra di loro. Viene da chiedersi come possano studiosi provenienti da percorsi simili pensarla in modo così diverso, a volte diametralmente opposto. Ma ci sono alcuni attimi di tregua, alcuni argomenti sui quali paiono tutti d’accordo. Uno di questi riguarda i benefici del bere acqua. Un altro riafferma i benefici del trascorrere del tempo a contatto con la natura. Ormai assodati i benefici della pet-terapy, sta emergendo sempre più la consapevolezza della terapia dei boschi e degli alberi. Come se fossero animali che assistono un bisognoso di cure.
San Bernardo da Chiaravalle scrisse “troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”. Ai giorni nostri, i giapponesi stanno riscoprendo e praticando sempre più diffusamente lo “Shinrin-yoku” (il bagno tra le piante). Nell’alienazione crescente del mondo moderno e globalizzato, lo Shirin-yoku funge da cura per corpo e mente.
Venendo un po’ più vicini (si fa per dire…) a noi, in Islanda il servizio forestale fornisce istruzioni per un buon rapporto affettivo con piante di alto fusto. Si tratta, nella sostanza, di abbracciare alberi poderosi per almeno cinque minuti al giorno. Pare davvero che tali pratiche determinino concentrazioni inferiori di cortisolo, diminuzione della pressione sanguigna e dello stress. I meriti sarebbero tutti dei fitoncidi, oli essenziali presenti nel legno grazie ai quali gli alberi si difendono dai parassiti. Tali oli vengono rilasciati in forma volatile, a beneficio degli umani che si abbandonano a un dolce abbraccio all’albero. L’ideale è che si tratti di un faggio.