Oggi più che mai si confermano le differenze di classe. Il linguaggio ne è la più rotonda prova. Quello che la upper class chiama opportunità, per la lower class è sinonimo di precarietà.
Basta stare dal lato giusto e la vita ci riserverà il meglio. Solo che, checché se ne pensi, il lato dove stare non lo decidiamo noi. Oggi, è la famiglia di origine che determina il lato dove stai, e quindi il tuo futuro. L’ascensore sociale è fermo da tempo, anzi funziona al contrario. Il mito del self made man è miseramente crollato, perché è ormai chiaro a tutti che solo se hai alle spalle una famiglia abbiente puoi aspirare a dei posti apicali. Negli Stati Uniti, da sempre il paese delle opportunità, molti cittadini hanno scoperto l’imbroglio ed hanno dato una risposta forte alle élite finanziarie, votando Trump, che rappresentava ai loro occhi colui che avrebbe ridato voce alle esigenze del popolo.
Da questa parte dell’oceano è accaduto qualcosa di simile con l’avanzata di partiti populisti che hanno saputo interpretare la rabbia dei ceti popolari, offrendo loro come facile capro espiatorio la figura dell’immigrato, più funzionale al sistema neoliberista di quanto le masse possano immaginare.
M. Sandel, nel suo saggio La tirannia del merito ha ben messo in luce le ragioni di questa scelta, notando come negli Stati Uniti “Negli ultimi decenni l’esplosione della disuguaglianza non ha accelerato la mobilità sociale verso l’alto ma, al contrario, ha dato modo a quanti stanno in cima di consolidare i propri vantaggi e di trasmetterli ai propri figli”.
Nel nostro paese le cose non vanno meglio.
La realtà giovanile, per esempio, non sembra offrire alternative, o fai parte della generazione Erasmus o sei condannato a far parte della gig economy, che altro non è che una delle tante declinazioni della precarietà.
Allargando lo sguardo all’intera società è facile rendersi conto della realtà delle cose.
Da un lato abbiamo le buone scuole per chi può, con rette inarrivabili, e dall’altro una scuola pubblica, ironicamente chiamata “Buona scuola”, lasciata sempre più sola a gestire le scarse risorse che ogni finanziaria le assegna.
Da un lato una ricchezza sempre più sfacciata e dall’altro la dignità di chi prova a nascondere la propria indigenza facendo la fila alla Caritas, con la testa bassa, vergognandosi della sua condizione. Perché questo ci hanno insegnato: che se sei povero, la colpa è solo tua.
Da un lato chi, approfittando del proprio status, ottiene vantaggi non concessi ai comuni mortali, come, per esempio, accade coi politici che, senza dare garanzia alcuna ottengono prestiti dalle banche inarrivabili per un normale cittadino, dall’altro chi è costretto a ricorrere agli usurai dato che le banche, tradendo la loro funzione, preferiscono non rischiare. Se proprio qualcuno deve rischiare è meglio che siano gli sprovveduti clienti, che si possono sempre abbindolare vendendo loro titoli spazzatura, tanto poi se una banca fallisce saranno sempre gli stessi a pagare! Qualcuno ricorda il crollo della Borsa nel 2008?
Da un lato chi ottiene discutibili e discussi vitalizi, dall’altro chi deve lavorare una vita per ottenere una pensione, che sempre più spesso, oggi, serve ad aiutare i figli precari.
Da un lato chi non deve fare i conti per arrivare alla fine del mese e dall’altro chi deve ricorrere al reddito di cittadinanza, paradossalmente osteggiato da partiti che, al contrario, per onorare la loro storia, dovrebbero chiedere che esso venga allargato a fasce più ampie della società.
Da un lato giovani i cui genitori, di certo, assicureranno loro un roseo futuro e dall’altro chi deve sopportare, oltre il danno, anche la beffa di essere chiamato choosy da quei genitori che, di certo, assicureranno ai giovani figli un roseo futuro.
Da un lato chi percepisce uno stipendio sicuro e viene accusato di avere le terga al caldo e, per questo, deve cospargersi il capo di cenere, dall’altro chi ottiene dividendi o buonuscite da capogiro anche se, pur essendo concessionario dello Stato, non provvede alla manutenzione del bene in concessione.
A quanto pare non c’è nulla di male in tutto questo. È considerato normale che se stai dalla parte sbagliata è un problema solo tuo. Si è, alla fine, avverato il sogno di M. Thatcher e dei suoi epigoni: convincerci che “la società non esiste”!