Ogni società ha interpretato e interpreta in modo diverso il ruolo del padre. Volendo tracciare una grande linea di demarcazione potremmo affermare che fino a parte del Novecento, la nostra società è stata caratterizzata dalla cosiddetta “famiglia patriarcale”, in cui la figura del padre rappresentava la Legge, il modello cui ispirarsi da parte dei figli. I cambiamenti intervenuti nella società occidentale, si pensi a fenomeni come l’aumento, fra i ceti alti e medio-alti, dei divorzi o il lavoro fuori dalle mura di casa della madre, hanno inciso profondamente sul rapporto tra i figli e i genitori.
Ma, aldilà di analisi che ci porterebbero troppo lontano, ciò su cui vorrei concentrarmi, per evitare discorsi troppo specialistici, è legato alle conseguenze che ha la cosiddetta “scomparsa del padre” nella nostra vita, o meglio, nello sviluppo del bambino e dell’adolescente, oggi. E più precisamente intendo fare riferimento alla ricaduta che questa “scomparsa” ha nel rapporto tra la famiglia e la scuola. Non è difficile constatare, anche a livello di esperienza personale, come siano diventati conflittuali i rapporti tra insegnanti e genitori. Le difficoltà che incontrano questi ultimi nella relazione coi figli conducono, da un lato a delegare la formazione civile e sociale dei figli alla figura dell’insegnante, dall’altro a compensare tale difficoltà con una difesa ad oltranza dei figli quando vengono messi in evidenza comportamenti scorretti sia sul piano della preparazione, sia, ancora di più, sul piano dell’educazione, al punto che, come è stato detto, i genitori diventano i “sindacalisti” dei figli. In questi casi accade spesso che sia il padre, che solitamente delega il rapporto con la scuola alla madre, a intervenire per “difendere” la/il figlia/o, come a sottolineare che nessuno deve permettersi di mettere in discussione un ruolo cui, di fatto, però egli ha abdicato. In realtà, la “difesa” dei comportamenti del figlio, è una autodifesa. Proprio per rifuggire da sgradevoli lezioncine di buona educazione, dirò soltanto, in questa sede, che sicuramente, uno dei motivi delle difficoltà che quotidianamente si incontrano nel rapporto scuola-famiglia è dato dall’eccesso di deleghe che ha costretto la scuola a farsi carico di problemi che prima erano più equamente distribuiti tra le istituzioni. Un esempio per tutti è rappresentato dalla abdicazione da parte della famiglia della sua funzione di agenzia di “socializzazione primaria”, ovvero la trasmissione delle regole di convivenza che costituiscono l’asse portante su cui andranno a innestarsi tutti gli altri insegnamenti e cui contribuirà in misura notevole anche la scuola. Quando la famiglia si rivela incapace a porre le fondamenta della “socializzazione primaria”, le conseguenze sono spesso gravi, poichè tutto il carico si sposta sulla scuola che non sempre riesce in questa opera di interiorizzazione delle norme che regolano la vita sociale. Sui motivi di questa incapacità torneremo in un successivo momento.