Sempre più persone, seppur vaccinate, si chiedono perché per la prima volta nella storia della medicina si è impedito ai medici di curare il virus con farmaci di cui già si conoscono le caratteristiche non letali e si sia puntato solo sui vaccini adottando la terapia del paracetamolo unito alla “vigile attesa”.
Purtroppo a coloro i quali avrebbero voluto porre questa legittima domanda non è stata data neanche la possibilità di porla, dando per scontato che la strategia imposta dai governi fosse l’unica possibile e la più utile per contrastare il virus.
Ma le cose non pare stiano così. Infatti, diversi esperti cui non è stata data voce, sostengono che ci siano dei buoni motivi per considerare questa scelta non solo miope ma soprattutto sbagliata sotto diversi profili. Anche a costo di ripetermi mi corre l’obbligo di ribadire che la somministrazione del paracetamolo è, a detta di diversi medici non allineati ai diktat dei governi, priva di fondamento medico in quanto essa copre eventuali manifestazioni di sintomi che possono aiutare a capire le reali condizioni di salute del malato. Ma purtroppo è accaduto che in occasione di questa pandemia si siano gettati alle ortiche secoli di esperienza medica maturata sul campo, preferendo puntare tutte le energie sui vaccini che stanno dimostrando, se non la totale inefficacia, certamente di non riuscire ad eradicare il virus o a pervenire all’immunità di gregge, che molti esperti già sin dall’inizio sapevano che non si sarebbe potuta realizzare per via della mutevolezza del virus. Ma anche questo in un primo momento ci è stato nascosto, salvo poi doverlo ammettere quando era diventato impossibile sostenerlo.
Queste considerazioni vogliono solo essere un’occasione di riflessione in quanto credo che nessuno abbia la verità assoluta da regalare al pianeta. Invece pare, al contrario, che un manipolo di individui, utilizzando criteri che definiscono scientifici, abbiano trovato la soluzione che si ostinano a proporre, nonostante molti dati inviterebbero ad una maggiore cautela. Ma il mondo politico, contravvenendo al principio che regna in ambito scientifico, nel quale il confronto è considerato la base per il progresso della scienza, ha espunto la discussione dal suo orizzonte, lasciando che l’opposizione alle scelte dei governi venisse monopolizzata da gruppi di facinorosi i cui comportamenti risultano più facili da condannare, mentre più difficile è accettare il confronto che richiede quell’onestà intellettuale di cui la nostra, e non solo la nostra, classe politica è colpevolmente sprovvista.