Lo spunto di questo articolo mi è stato offerto da un amico con cui spesso parlo di politica. Pur essendo sulla stessa lunghezza d’onda, mi ha fatto notare che la mia critica all’informazione contiene un paradosso. Sostiene, non senza torto, che per quanti limiti possa avere l’informazione nel nostro paese, è pur sempre vero che il sistema democratico consente, comunque, di esprimere il proprio punto di vista.
Volendo fare chiarezza credo che si debbano scindere le due questioni. La nostra democrazia contiene un valore, senza dubbio, non negoziabile e cioè la libertà di espressione. Spesso insisto sulla crisi che la caratterizza, mettendone in luce i limiti e le contraddizioni, senza, con questo, pensare che siano preferibili i regimi non democratici. E questa è la prima questione.
La seconda, quella sull’informazione, discende direttamente dalla prima e credo si possa porre in questi termini.
Proprio perché chi fa informazione è, nei regimi democratici, nella condizione ideale per potersi liberamente esprimere, risulta particolarmente grave il comportamento della quasi totalità delle testate giornalistiche che, raramente, giungono a mettere in discussione il sistema di potere e la sua gestione, non mostrando la benché minima volontà di criticarne i limiti e le malefatte. Pare, piuttosto, di assistere allo scontro tra tifoserie contrapposte in cui più che discutere dei fatti si accusa la tifoseria avversaria di scorrettezza, nel mentre che si brandiscono le spranghe. Si finge una rivalità sui contenuti della politica mentre in realtà si sta tutti dalla stessa parte, quella di chi tiene famiglia e che, pertanto, “è meglio non inimicarsi nessuno”. Hai l’impressione che Draghi si opponga a Conte, Di Maio a Zingaretti e via di questo passo, ma poi vai a vedere le carte e ti accorgi che i governi si succedono come fotocopie, con qualche ritocchino, giusto per farci credere che siamo di fronte ad una novità o, addirittura, ad una svolta epocale. E, infatti, li ritrovi tutti insieme a gestire una manciata di miliardi che l’Europa ci farà pagare cari.
Che conclusioni trarne?
Credo che la mancata chiarezza dei rapporti tra editoria, politica e gruppi economici stia alla base della disastrata situazione dell’informazione nel nostro paese.
Un esempio può ben rendere l’idea.
Ricorderete come dovettero passare alcuni giorni prima che, a proposito del crollo del ponte Morandi, spuntasse fuori il nome dei Benetton, che foraggiavano i quotidiani in cambio di pagine di pubblicità. Può mai darsi stampa libera in queste condizioni? L’assenza, nel nostro paese, come, in verità, in tanti altri paesi europei, di veri “editori puri”, ha fatto sì che si venisse a creare questa incresciosa situazione in cui laRepubblica, La Stampa e L’Espresso sono nelle stesse mani.