Approfittando della finta tempesta abbattutasi sul mondo del calcio, vorrei riportare agli onori della cronaca un fatto accaduto qualche mese fa.
Parliamo, perciò, di quanto accaduto al giocatore Edinson Cavani, che milita nelle fila del Manchester United.
Se si adottasse la stessa severità nei confronti di chi calpesta impunemente i diritti umani (senza volare alto, porto ad esempio le aziende che controllano i propri dipendenti al punto da impedire loro di poter liberamente svolgere alcune funzioni fisiologiche fondamentali), allora avrebbero un senso le sanzioni inflitte al calciatore Edinson Cavani, che aveva risposto “gracias negrito” a un amico, su un social. E questo, perdipiù, in uno dei paesi più orgogliosamente coloniali della storia!
Viene il dubbio che questi strumenti punitivi, in nome del “politicamente corretto”, più che rappresentare un modo per scoraggiare il razzismo, rappresentino delle armi di distrazione di massa. Si colpiscono pesantemente atti, il cui impatto, al postutto, è risibile, anche se, a volte, spia di uno strisciante razzismo, rispetto ad altri che sono, invece, gravidi di conseguenze, per evitare di affrontare seriamente il problema della schiavitù di intere popolazioni soggette alle leggi di un mercato che non dice “negrito”, ma continua a sfruttarle per mantenere un tenore di vita altrimenti non sostenibile.
Anche perché, è palese che le sanzioni previste per le tifoserie razziste o non vengono applicate seriamente o addirittura, pur di non applicarle, si finge di non vedere o sentire, perché a nessuno è permesso arrecare danni al plurimiliardario business del pallone.
E, comunque, grazie a questi episodi, adesso ho capito come funziona! Se tengo tutta l’Africa in scacco con politiche neocoloniali non commetto un atto penalmente perseguibile, che non merita nemmeno un richiamo (che so, un calcio di punizione), ma se scrivo “negrito” mi becco tre giornate di squalifica e 110 mila euro di multa.
C’ho messo un po’, ma alla fine devo dire: “Grazie U.K.”!, che per commemorare la morte del tuo principe Filippo, ai 20 spari di cannone previsti dalla tradizione ne aggiungi altri 21 per ricordare il tuo glorioso passato coloniale. Con buona pace di Edinson Cavani.