di Marta Lock
Austriaca con origini bulgare, eclettica, allegra, solare, dinamica dal punto di vista professionale come da quello personale, Silvia Guenova, in arte SilvaGe, ha vissuto tutta la sua vita nell’ambito artistico; è stata attrice e regista teatrale e ha fondato un teatro infantile integrativo di cui è stata direttore artistico per venti lunghi anni. Per l’incarico e l’impegno che ha sempre impiegato nella sua attività di regista teatrale, ha ricevuto una Medaglia d’Onore dal Ministero Federale per l’Educazione, le Arti e la Cultura. Malgrado gli impegni professionali non ha mai trascurato di esercitare anche la sua arte attraverso cui ha sempre rappresentato e raccontato i temi a lei più cari, quelli della natura, dell’ambiente e del paesaggio; è proprio questo il filo conduttore della sua espressione creativa, quella necessità di armonizzare la figurazione agli elementi naturali che inserisce nei suoi lavori e che si connettono alla tela entrando in contatto con lo spazio circostante ma, soprattutto, dimostrando quanto ciascun elemento destinato a terminare il suo ciclo di vita possa invece continuare a sopravvivere divenendo altro, trasformandosi in ornamento e complemento in virtù del quale generare un’opera d’arte. Il tema della crisi ambientale è particolarmente sentito in un periodo contemporaneo in cui si è raggiunta la consapevolezza di quanto l’azione dell’uomo sia stata dannosa per gli ecosistemi e di quanto la corsa allo sviluppo tecnologico e industriale abbia contribuito ad aggravare l’estinguersi di specie animali, di flora e fauna, la deforestazione dei polmoni verdi del mondo. Nelle sue opere la Guenova utilizza legno impiallacciato su cui inserisce elementi raccolti all’esterno come tronchi, foglie, pietre, per dar vita a paesaggi, a immagini legate allo stesso mondo naturale di cui sono composti; lo stile si muove tra Informale Materico per l’inserimento e l’armonizzazione nella tela di elementi solidi e rigenerati impedendo così l’estinzione del ciclo di vita, l’Espressionismo in virtù della semplificazione delle immagini narrate e per l’assenza di prospettiva o di ricerca di perfezione estetica, e infine una leggera traccia di Simbolismo soprattutto quando sceglie di andare oltre l’immagine per condurre l’osservatore verso un mondo di profondità che ne stimola la riflessione e la capacità di andare oltre il visibile. Nell’opera Baum (Albero)
il tronco nasconde il corpo di una donna, di colei che è in grado di dare la vita e di far nascere le foglie anche da rami secchi, metafora di una natura che cerca in qualche modo di adattarsi e sopravvivere a quelle modificazioni indotte dall’essere umano e che spesso provocano più danni che benefici; ciò che emerge dall’opera è la maestosità dell’albero, di quel suo essere capace di aggrapparsi alle radici per resistere a privazioni nel suo habitat che nessuna circostanza naturale avrebbe prodotto. Ecco dunque che il fusto diviene simbolo di resilienza, di volontà di continuare a vivere, a nutrire i rami, malgrado tutto. E ancora in Hoffnung (Speranza)
SilvaGe rappresenta un mondo ideale in cui la natura possa riconquistare ciò che è stato perduto rigenerandosi e ricreando un ambiente nel quale manifestarsi rigogliosamente, un ambiente in equilibrio tra il mondo e chi lo abita, quell’uomo che tanto ha fatto per progredire dimenticando di prendersi cura di tutto ciò che lo circondava. I fusti sembrano essere alberi futuristici che vengono scaldati da un disco solare rosso come la voglia di vivere, come la passione del ricostruire e come il calore necessario per infondere nuova vita. Andiamo ora ad approfondire la conoscenza di questa brava artista.
Silvia, lei ha lavorato per molti anni nel campo teatrale e a contatto con i bambini, quanto la loro semplicità e spontaneità hanno influenzato la sua visione del mondo e il suo approccio pittorico? Ciascuno di noi porta dentro di sé il bambino che è stato e lavorare con i bambini aiuta a mantenere quel contatto più vivo, più forte; lo sguardo curioso e innocente, l’approccio spontaneo che si ha in età infantile è necessario connettersi in maniera naturale con la propria spontaneità, anche se le esperienze della vita e la razionalità attenuano le intemperanze. Dunque insegnare l’arte teatrale ai bambini è stato per me essenziale nell’esprimere la mia creatività che già in modo spontaneo era orientata a raccontare e rappresentare il legame e la sinergia con la natura.
La natura è un elemento alla base della nostra vita e della sopravvivenza dell’uomo ma molto spesso nella contemporaneità si è dimenticato quanti passi stessimo compiendo verso la sua distruzione. Qual è il compito dell’arte in questo delicato contesto? Come può aiutare a sensibilizzare le persone ad avere maggiore attenzione verso l’ambiente? Quando si trascorre molto con i bambini, ci si rende conto di quanto sia forte la responsabilità degli adulti di mantenere vivibile il pianeta che abitiamo che dobbiamo lasciare alle generazioni future, dunque si è molto più sensibili al tema dell’ambiente e, in quanto artista, non potevo tralasciare di sottolineare questo importante aspetto della vita contemporanea. L’arte è un mezzo per comunicare dei significati, per coinvolgere e interessare le persone a una tematica che in fondo riguarda tutti; attraverso l’espressione creativa è possibile far giungere il messaggio in maniera meno diretta, inducendo l’osservatore a riflettere dopo essersi soffermato sui dettagli e sull’emozione immediata. Ecco perché amo esprimere il mio pensiero con le mie opere, desidero far comprendere quanto sia importante mantenere al meglio la terra per avere tutti una vita migliore, più sana, più attenta all’ambiente circostante.
Il suo stile è decisamente personale, difficilmente inquadrabile in una sola corrente, ci racconta il percorso che l’ha condotta a elaborare questo linguaggio pittorico? Mi piace molto pensare di attraversare il mondo con gli occhi aperti lasciandomi toccare dal mondo esterno ed è questo il modo migliore per trovare tutti quegli indizi fondamentali ad avere la propria interpretazione della vita. Poi vivendo a Vienna ho respirato arte a ogni angolo della città, in ognuno dei tanti musei che ho visitato perciò ho avuto modo di osservare i differenti stili pittorici del passato e quelli più moderni, non ritrovandomi completamente in nessuno; da lì l’esigenza di mescolare, sinergizzare ciò che mi aveva colpita di più dell’uno e dell’altra per dar vita a un mio personale linguaggio che mi potesse contraddistinguere e che fosse affine alla mia personalità artistica.
A quali grandi artisti o maestri del passato si è ispirata? E a quali si sente più vicina per ideologia artistica?
Adoro Hundertwasser, Dalì, Arik Brauer e anche il Secessionismo Viennese che si può vedere e sentire ovunque nella città; mi sento però particolarmente vicina a Hundertwasser per la sua attenzione per l’ambiente e anche per l’architettura visionaria grazie alla quale ha lasciato il suo segno e i suoi colori in molte città del mondo.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Essendo per carattere una persona molto dinamica, questa caratteristica si riflette anche sul mio lato artistico dunque ho sempre molti progetti in corso allo stesso tempo. Penso sempre alle cose in modo spontaneo e poi mi metto all’opera per realizzarle; in questo momento ho in programma mostre di cui devo definire i dettagli.
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