Le interviste di Marta Lock: Federica Scoppa, quando l’approccio empatico diviene arte

di Marta Lock
Federica Scoppa 1
Federica Scoppa
Origini italo-tedesche, nata a Roma ma, seguendo l’indole naturale insita nel suo appartenere a due culture diverse sebbene complementari, trasferitasi presto all’estero per continuare i suoi studi artistici ma anche per approfondire la conoscenza di se stessa in virtù dell’interazione con l’altro, con il diverso da sé, Federica Scoppa manifesta nelle sue opere l’apertura mentale che contraddistingue chi sceglie di abbandonare il terreno familiare, quello in cui sarebbe più facile accomodarsi, per esplorare il mondo intorno, per mettersi in discussione e scoprire modi differenti di essere, di pensare, di parlare. Dopo dieci lunghi anni durante i quali si è compiuta la sua ricerca personale e artistica decide di rientrare in Italia, inizialmente a Roma dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti per concretizzare il suo percorso formativo e successivamente a Venezia, dove attualmente vive e lavora, città in cui consegue il diploma e che ritiene essere il suo posto, quello in cui stabilirsi e continuare a perseguire il suo sogno di vivere della sua arte. Dal punto di vista creativo la Scoppa rivela una personalità forte eppure delicata, empatica, volta all’osservazione concettuale della realtà circostante, mostrando uno stile aperto all’interpretazione non solo di ciò che vede ma anche alla consapevolezza che ogni accadimento, ogni evento, può essere il risultato e la conseguenza del precedente. La leggerezza contraddistingue le sue tele, quella morbidezza necessaria ad aprirsi al succedersi degli eventi ma anche all’interpretazione poliedrica di tutto ciò che entra a far parte, per un istante o per un frangente più lungo, della vita di ciascuno e che non può avere un punto di vista univoco perché altrimenti risulterebbe limitante, ingabbiante all’interno di uno schema mentale che non si apre al possibilismo. Gli strati che a volte si sovrappongono sono una metafora della stessa esistenza, quell’interagire costante tra persone che entrano ed escono dalle porte scorrevoli della vita altrui e che in qualche modo lasciano il loro segno, vivace oppure più delicato ma sempre in grado di portare un elemento, uno spunto di riflessione e di arricchimento essenziale per la maturazione di un pensiero e di un approccio più elevati, più consapevoli, maggiormente predisposti alla conoscenza e all’implementazione della propria crescita. La sua cifra pittorica è affine all’Espressionismo Astratto sebbene in qualche modo Federica Scoppa lo superi tralasciando l’irruenza del Dripping e la meditazione del Color Field per dar vita a tele in cui la curiosità empatica è al centro della ricerca dell’artista così come la riflessione sulle complicazioni dell’esistenza contemporanea, le sue costanti interazioni e sovrapposizioni,
Serie Kaos 2019 tecnica mista su tavola cm 120x160 3 tavole Federica Scoppa 1
Serie Kaos
gli scontri tra differenti modi di essere si intersecano lasciando traccia del loro passaggio come inconsapevoli segni indelebili all’interno della vita del singolo. La gamma cromatica scelta dalla Scoppa è variegata, in alcune tele tenue e impalpabile, quasi un gioco di trasparenze e di evidenze, in altre invece più vivace, dinamica, effervescente,
BPAU Feredica Scoppa
BPAU
e poi ci sono quelle in cui i graffi del grattage appaiono come una necessità di incidere sui colori i segni degli accadimenti che in qualche modo marcano il tempo e l’interiorità malgrado la consapevolezza di dover andare oltre. Federica Scoppa ha all’attivo molte mostre personali e collettive su tutto il territorio italiano e le sue opere hanno vinto diversi riconoscimenti. Ora però andiamo a scoprire di più su questa delicata e sensibile artista, direttamente dalla sua viva voce. Allontanarsi dal proprio paese di origine e vivere calati in una realtà culturale diversa è sempre fonte di arricchimento, ci racconta quanto e come quell’esperienza è stata incisiva nella scelta del suo approccio pittorico? Sono partita per la Germania intorno ai trent’anni, curiosa ed entusiasta dell’avventura che mi apprestavo a intraprendere e alla ricerca di un’identità non solo pittorica ma anche personale, umana, un percorso che è durato ben dieci anni. Prima di fare quel salto nel buio percepivo di girare intorno al raggiungimento della pienezza artistica e personale, ero in una spirale, sulla strada giusta ma fagocitata dalla quotidianità; spesso la vista era annebbiata, il turbinio degli avvenimenti era molto incalzante perché molteplici erano le distrazioni in una città vivace come Roma, così come la fagocitante azienda di famiglia non mi permettevano di avere quella lucidità necessaria a capire quale direzione volessi davvero prendere. Quindi non restava che partire. Mi liberai di tutto, il destino mi aiutò, la morte del mio cane a cui ero immensamente legata, il distacco dall’eterno fidanzato e dall’azienda di famiglia mi hanno portata all’estero, dove ho avvertito il bisogno di fare tabula rasa, di iniziare a scrivere il secondo capitolo della mia vita. I ventotto anni sono emblematici, si dice che ogni sette anni cambiamo pelle e che ogni quattordici anni si verificano per ciascun individuo cambiamenti epocali. Ecco, miei ventotto anni hanno segnato la strada da intraprendere, quella che ancora sto seguendo. L’Espressionismo Astratto ha costituito il termine di un percorso oppure è un inizio da cui sente di poter evolvere? È un arrivo oppure una tappa cui seguirà una nuova sperimentazione? Quali sono gli artisti del passato o del presente a cui si sente più affine o che la ispirano di più? L’Espressionismo Astratto non segna la fine di un percorso, come non lo è stata la figurazione. Il mezzo espressivo è al servizio del mio pensiero perché il gesto artistico nasce da un’esigenza. L’essere artista astratta o figurativa è una scelta razionale dettata dalla trasmissione di un pensiero. Lavorare su tela o vetro, oppure con l’argilla, dipingere un quadro oppure installare una serie di opere è per me un mezzo per comunicare al fruitore la mia riflessione che può essere sociale, come nei quadri della serie Cactus, in cui medito sui femminicidi,
into the deep 2013 25 x 30 Federica Scoppa 1
Into the deep
oppure su ciò che vediamo affacciandoci alla finestra come nella serie Windows, o ancora un mio punto di vista sulle relazioni umane come nella serie Intrecci, e ancora sul mondo e sulla natura come nella serie Worlds. Quindi astrazione e figurazione si intersecano, si sovrappongono, si escludono e includono. Mi sono ispirata a tanti artisti, come Michelangelo e Caravaggio, per la figurazione o a Paul Klee, Viktor Vasarely, Robert Ryman, Mark Rothko, Gerhard Richter, per l’astrazione o il Gesamtwerk (Rothko e Richter nello specifico), e poi, ovviamente, alle talentuose donne del passato e della contemporaneità come Tamara de Lempicka, Rebecca Horn, Marina Abramovic, Nan Goldin
Omaggio a F.Fontana 2008 acrilico su tela 124x70 Federica Scoppa 1
omaggio a F.Fontana 2008
Lei ha compiuto, con coraggio e determinazione, la scelta di vivere della sua arte: quali difficoltà ha incontrato durante il suo percorso? Ritiene che nella contemporaneità sia più complicato o più semplice decidere di fare arte in modo professionale, rispetto al secolo scorso? Ne ho incontrato tantissime di difficoltà: prima di tutto per essere donna. Tutt’oggi nell’arte contemporanea le artiste di rilievo sono ancora in numero molto inferiore rispetto agli uomini, perché non è semplice dividersi tra il realizzare e gestire la propria figura artistica e la famiglia. Così come non facile doversi occupare di un bambino piccolo, dipingendo e tenendolo avvolto sulla schiena per molti mesi o chiedendogli, una volta cresciuto, di cenare mangiando un tramezzino preso al bar perché la mamma sta terminando un’opera, o aiutare i figli a fare i compiti tra argilla e polvere, colori e trementina. A volte mi sono trovata a scegliere se comprare un pennello di Martora Kolinsky o un giocattolo per il mio bambino. Tuttavia, negli ultimi anni qualcosa ha iniziato a muoversi, ho avuto la fortuna di incontrare virtualmente la gallerista italiana ma residente a Düsseldorf Francesca Della Ventura, che ha fondato la InWomen.Gallery, una galleria d’arte che si occupa di arte al femminile e che devolve una parte degli introiti ricavati dalla vendita delle opere a progetti e associazioni che sostengono le donne nel mondo. Sicuramente dal Novecento la figura dell’artista supportato da un mecenate che gli commissionava le opere in esclusiva ha smesso di esistere; oggi l’artista ha la più completa libertà creativa; tuttavia, allo stesso tempo deve fare i conti con le varie crisi economiche, tra cui questa recentissima legata al Covid-19. Sappiamo bene che la cultura è stata la prima ad andare in lockdown e l’ultima a essere liberata e questo ha portato molti artisti a entrare in una fase di stallo economico. Quel periodo di isolamento forzato è stato per me un momento estremamente introspettivo e profondo a seguito del quale ho creato la mostra Worlds – After Covid-19 che si può visitare sul mio sito web. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive su tutto il territorio nazionale ricevendo apprezzamenti da pubblico e critica: qual è stata la sua soddisfazione più grande? Quali sono i suoi prossimi progetti? Non posso dire che ci sia stata una mostra più importante di un’altra. Alcune esposizioni sono state fondamentali dal punto di vista della critica d’arte perché accompagnate da numerosi articoli. Altre invece hanno confermato una tendenza positiva in termini di vendite. Certamente in una mostra personale riuscire a vendere il trenta per cento delle opere esposte è una grande soddisfazione! Ma certo non è solo questo. È altrettanto appagante esporre in una prestigiosa galleria, o avere una fondazione che ti chiama per l’acquisizione di un’opera oppure società che ti chiede di interpretare pittoricamente il loro concept.
San Girolamo scrivente dettaglio Federica Scoppa 1
San Girolamo scrivente
Durante ogni mostra mi sento veramente felice, quando vedo tutti i quadri appesi e quando tutto è pronto e si sta per alzare il sipario e il pubblico comincia a entrare; sento profonda gratitudine per le persone che rendono ogni mostra un evento unico e speciale, dal gallerista ai critici che mi seguono e scrivono per il catalogo, al webmaster che aggiorna il sito, come al webdesigner che mi crea il catalogo, alla fotografa, al tipografo, se non ci fossero tutte queste persone non ci potrebbe essere una mostra. Progetti ne ho tantissimi, in cantiere ho ben sette mostre. Mi devo solo mettere all’opera sperando che, in questi tempi così duri per l’arte, questo sia possibile. FEDERICA SCOPPA-CONTATTI Email: artef19@yahoo.it Sito web: https://www.federicascoppa.com/ www.scoppa.it (dal 2019) www.artel19.com (dal 2001 al 2008) Facebook: https://www.facebook.com/artef19 Instagram: https://www.instagram.com/scoppafederica/

Marta Lock’s interviews:

Federica Scoppa, when empathic approach becomes art