Le interviste di Marta Lock: Salvatore Dangelo, una valigia con dentro il suo sogno

di Marta Lock
Salvatore Dangelo
Salvatore Dangelo
Calabrese di nascita ma reggiano di adozione, Salvatore Dangelo non esita a lasciare la sua regione per seguire il desiderio di realizzarsi, di costruirsi un futuro migliore al nord; Reggio Emilia, la città dove il fratello maggiore viveva già da qualche anno, ha costituito inizialmente il luogo in cui cominciare a farsi valere come geometra senza però dimenticare quel sogno che ha messo in valigia insieme agli oggetti e agli abiti essenziali per i primi tempi di permanenza. Ciò che infatti non avrebbe mai potuto lasciare in Calabria era il suo amore per l’arte, per il disegno, dunque album e matite avrebbero viaggiato con lui qualsiasi sarebbe stata la destinazione. Dopo qualche mese come collaboratore di ditte di costruzioni, scoprendo di non essere tagliato per lavorare in ufficio come geometra e avvertendo la necessità di avere più tempo da dedicare alla sua passione, quella di diventare un artista, decide di aprire con il fratello un’azienda edile dando così inizio alla nuova avventura insieme. Qualche anno dopo i due decidono di aprire un bar in una piazza di Reggio Emilia che diviene in poco tempo il fulcro della vita modaiola della città; il locale si trova in un palazzo storico e i soffitti sono magnificamente affrescati, dettaglio che Salvatore Dangelo ha voluto mantenere perché in quel modo può lasciarsi affascinare dall’arte Rinascimentale da cui da sempre si è sentito attratto. Inizialmente autodidatta comincia però a sentire l’esigenza di frequentare dei corsi per perfezionare una tecnica che aveva dentro in maniera naturale ma che aveva però bisogno di affinarsi, di effettuare quel processo di crescita evolutiva necessaria a consolidare le possibilità di emergere come artista. Lo studio si orienta verso la pittura a olio e l’Iperrealismo perché il bisogno di parlare un linguaggio chiaro che possa giungere diretto all’osservatore delle opere è per lui fondamentale e funzionale a sottintendere un messaggio più profondo, più emozionale, che solo attraverso una figurazione riconoscibile dall’occhio può trascinare il ricevente verso le profondità che Dangelo desidera raccontare. Ma la sua curiosità conoscitiva e sperimentatrice ha bisogno di apprendere di più, in particolar modo dopo un viaggio a Firenze durante il quale rimane talmente affascinato dal David di Michelangelo, da volersi subito dopo iscrivere a un corso di studio sulle tecniche del disegno e della pittura del corpo umano che completa, qualche tempo dopo, con un altro corso sul trompe l’oeil, segnando la sua definitiva scelta di uno stile Metafisico di cui la donna è spesso protagonista. Leggera, delicata oppure timidamente provocante, Salvatore Dangelo è completamente ammaliato dalla grazia e dalla bellezza della natura femminile ritraendola a volte come una ballerina alla ricerca di se stessa e della forza di liberarsi dalle catene che spesso tengono prigioniera la sua natura libera, altre nelle vesti di una misteriosa sconosciuta che si offre allo sguardo celandosi dietro un velo, come nella tela Nudo di donna
Nudo di donna Olio su tela 60x60 Salvatore Dangelo
Nudo di donna
in cui la protagonista si copre il volto per nascondere la sua vera identità, quasi come se fosse necessario soffocare un lato di sé che, pur essendo naturale, spesso viene inibito dal pensiero comune, da una società ancora orientata a un punto di vista maschile che dunque non accetta l’emancipazione completa della donna. Quando immortala l’uomo invece Dangelo si sofferma sul passato, su un eroismo storico come nell’opera Guerriero greco
Guerriero greco olio su tela 100x70 Salvatore Dangelo
Guerriero greco
in cui ciò che emerge è la forza, il coraggio, la determinazione a raggiungere l’obiettivo che il personaggio evoca, quasi a rimpiangere un tempo in cui i valori erano più solidi, in cui la forza era vista come una risorsa a cui attingere nei momenti necessari, ben differente dalla contemporaneità in cui tutto si è trasformato in prevaricazione e prepotenza spesso immotivate. Dunque imprenditore Salvatore Dangelo, ma anche sensibile artista in grado di mediare la determinazione necessaria a condurre una propria azienda con l’empatia dell’ascolto interpretativo di tutto ciò che appartiene all’essere umano e che trasforma nelle sue tele in armonico ed enigmatico messaggio che viene svelato dai dettagli apparentemente secondari. Andiamo ora a conoscerlo meglio attraverso questa intervista. Salvatore lei non ha mai abbandonato il suo sogno di diventare artista malgrado la difficoltà di costruirsi una vita professionale in una città sconosciuta. Quanto è stato complesso riuscire a mediare tra il desiderio di dedicarsi all’arte e il suo impiego iniziale come geometra? Dopo qualche mese che lavoravo come geometra mi sono reso conto di non avere tempo libero perché tornavo a casa molto tardi dunque non solo non avevo la possibilità di riposare o andarmi a divertire, ma neanche di dedicarmi all’arte. A quel punto era necessario trovare un’altra strada e grazie alla disponibilità e spirito di iniziativa di mio fratello ho potuto gestire diversamente il mio tempo alternandomi con lui, potendo così perseguire il mio sogno artistico.
La ragazza delle farfalle Olio su tela 150x100 Salvatore Dangelo
La ragazza delle farfalle
Il disegno è stato la base da cui è partito, in quale momento specifico ha sentito l’esigenza di passare alla pittura? C’è stato un episodio particolare oppure è qualcosa che è maturato lentamente? Mi piace pensare che sia stata la pittura a cercare me. La passione per l’arte mi portava sempre a trovarmi in posti dove la pittura era la protagonista così un bel giorno ho deciso di provare, e me ne sono innamorato perdutamente. Avendo già molta pratica con il disegno è stato naturale scegliere uno stile realista, ho solo dovuto sperimentare l’approccio ai colori che ha costituito una meravigliosa scoperta che mi ha aperto un mondo nuovo. Formandosi da autodidatta ha vissuto sia la libertà di non avere alcuno schema, nessuna limitazione espressiva a cui attenersi, sia l’approccio più tecnico, determinato di uno studio approfondito ed evidentemente necessario per evolvere. Quali sono i pregi e i difetti dell’una e dell’altra fase? Oppure, è meglio liberare in maniera spontanea la propria personalità artistica e successivamente perfezionarsi con la tecnica o viceversa invece avrebbe voluto studiare prima di muovere i primi passi nell’arte? Ci sono pregi e difetti in entrambe le fasi perché da autodidatta, oltre a essere libero dal punto di vista espressivo sono stato l’unico critico di me stesso e sapevo di non avere grandi colpe se non ottenevo i risultati sperati; d’altro canto però ero consapevole che malgrado l’impegno mi mancavano le basi conoscitive per avvicinarmi alla perfezione verso cui tendevo. A quel punto ho sentito che era giunto il momento di fare un passo avanti e ho cominciato a studiare trovandomi a integrare il mio percorso precedente ma dopo aver già compiuto i miei tentativi e sperimentato tutto che potevo scoprire con l’intuito espressivo. Non so se il mio sia stato il percorso più giusto o se al contrario sarebbe stato meglio studiare inizialmente e poi dare vita al mio stile personale, ciò che posso dire è apprendere le tecniche accademiche è fondamentale.
Plie Olio su tela 115x130 Salvatore Dangelo 1
Plié
Quali sono i maestri del passato a cui si ispira? I maestri del passato a cui più mi ispiro sono tutti i pittori del Rinascimento, in particolare modo amo la pittura di Caravaggio, di cui mi affascinano le opere impetuose e intense. Ciò che mi colpisce come utilizza la luce, la descrizione cruda delle scene descritte con tutto il pathos che le avvolge, la rappresentazione della realtà osservata.
Afrodite Olio su tela 100x80 Salvatore Dangelo
Afrodite
Lei ha già preso parte a diverse mostre d’arte, ci racconta i suoi prossimi progetti? Lavoro molto su commissione e trovo appagante quando il committente riceve l’opera e ne resta ammaliato; adoro questo percorso e il mio desiderio è di continuare su questa strada. SALVATORE DANGELO-CONTATTI Email: dangelosalvatore163@gmail.com Facebook: https://www.facebook.com/salvatore.dangelo.180 Instagram: https://www.instagram.com/salvatore_dangelo_art/

Marta Lock’s interviews:

Salvatore Dangelo, a suitcase with his dream inside

Calabrese by birth but Reggiano by adoption, Salvatore Dangelo did not hesitate to leave his region to follow his desire to fulfil himself, to build a better future in the north; Reggio Emilia, the city where his older brother had already been living for a few years, was initially the place where he began to build his professionality as a surveyor without, however, forgetting that dream which he packed in his suitcase together with the essential objects and clothes for the first few years of his stay. What he could never leave behind in Calabria was his love of art and drawing, so albums and pencils would have travelled with him whatever the destination could be. After a few months working for construction companies, he discovered that he wasn’t cut out to work in an office as a surveyor and that he needed more time to devote to his passion, that of becoming an artist, so he decided to open a construction company with his brother, thus beginning their new adventure together. A few years later, the two decided to open a bar in a square in Reggio Emilia, which soon became the hub of the city’s fashionable life. The bar was located in a historic building and the ceilings were magnificently frescoed, a detail that Salvatore Dangelo wanted to preserve because it allowed him to be fascinated by the Renaissance art to which he had always been attracted. Initially self-taught, however, he began to feel the need to attend courses in order to perfect a technique that he had in him naturally but which needed to be refined, to carry out that process of evolutionary growth necessary to consolidate his chances of emerging as an artist. His studies were oriented towards oil painting and Hyperrealism because the need to speak a clear language that could reach the observer directly is fundamental to him and functional to imply a deeper, more emotional message, which only through a figuration recognisable to the eye can drag the receiver towards the depths that Dangelo wishes to tell. But his cognitive and experimental curiosity needed to learn more, especially after a trip to Florence during which he was so fascinated by Michelangelo’s David that he immediately enrolled in a study course on the techniques of drawing and painting the human body, which he completed some time later with another course on trompe l’oeil, marking his definitive choice of a Metaphysical style in which women are often the protagonists. Light, delicate or shyly provocative, Salvatore Dangelo is completely bewitched by the grace and beauty of female nature, portraying her sometimes as a dancer in search of herself and the strength to free herself from the chains that often keep her free nature prisoner, others in the guise of a mysterious stranger who offers herself to the eye hiding behind a veil, as in the painting Nude of a Woman in which the protagonist covers her face to conceal her true identity, almost as if it were necessary to stifle a side of herself that, although natural, is often inhibited by common thinking, by a society that is still oriented towards a male point of view and therefore does not accept the complete emancipation of women. When he immortalises the man, however, Dangelo dwells on the past, on a historical heroism as in the artwork Greek Warrior in which what emerges is strength, courage, determination to achieve the goal that the character evokes, almost as if to regret a time when values were more solid, when strength was seen as a resource to draw on in necessary moments, quite different from the contemporary world in which everything has been transformed into prevarication and arrogance, often unjustified. So, Salvatore Dangelo is an entrepreneur, but also a sensitive artist capable of mediating the determination needed to run his own business with the empathy of interpretative listening to everything that belongs to the human being and that he transforms in his canvases into a harmonious and enigmatic message that is revealed by apparently secondary details. Let us now get to know him better through this interview. Salvatore you have never abandoned your dream of becoming an artist despite the difficulty of building a professional life in an unknown city. How difficult was it to balance the desire to devote yourself to art with your initial job as a surveyor? After a few months working as a surveyor, I realised that I had no free time because I was coming home very late, so not only did I not have the chance to rest or have fun, but I could not dedicate myself to art. At that point it was necessary to find another way and thanks to my brother’s willingness and spirit of initiative, I was able to manage my time differently by alternating with him, thus being able to pursue my artistic dream and to live a better life. Drawing was your starting point, at what specific moment did you feel the need to switch to painting? Was there a particular episode or was it something that matured slowly? I like to think that it was painting that sought me out. My passion for art always led me to places where painting was the protagonist, so one fine day I decided to try it, and I fell madly in love with it. Having already had a lot of practice with drawing, it was natural to choose a realistic style, I just had to experiment with the approach to colours, which was a wonderful discovery that opened up a whole new world to me. As a self-taught artist, you have experienced both the freedom of not having any scheme, any expressive limitation to adhere to, and the more technical approach, determined by in-depth study which is clearly necessary in order to evolve. What are the advantages and disadvantages of either phase? Or, is it better to spontaneously release one’s artistic personality and then perfect oneself with technique, or vice versa, would one have wanted to study before taking one’s first steps in art? There are merits and demerits in both phases, because as a self-taught artist, in addition to be free from an expressive point of view, I was the only critic of myself and I knew that I was not to blame if I did not achieve the desired results; on the other hand, however, I was aware that despite my efforts, I lacked the knowledge base to approach the perfection I was striving for. At that point I felt that the time had come to take a step forward and I began to study, finding myself integrating my previous path but having already made my attempts and experienced all that I could discover with my expressive intuition. I don’t know if mine was the right path or if, on the contrary, it would have been better to study initially and then give life to my personal style, what I can say is that learning academic techniques is fundamental. Who are the masters of the past that inspire you? The masters of the past that inspire me most are all the Renaissance painters, and I particularly love the painting of Caravaggio, whose impetuous and intense works fascinate me. What strikes me is how he uses light, the raw description of the scenes described with all the pathos that surrounds them, the representation of the reality observed. You have already taken part in several art exhibitions, can you tell us about your next projects? I work a lot on commissions and I find it satisfying when the client receives the work and is enthralled by it; I love this path and my wish is to continue along this route.