di Marta Lock
Nel momento in cui sceglie di lasciare il suo paese di origine, la Russia, e di trasferirsi in Italia nel 2003, tutta la sua inclinazione artistica sembra liberarsi, prendere vita lasciandosi ispirare non solo dalle bellezze di Venezia, città dove risiede, ma anche dalla solarità e dalla vivacità culturale della nazione che ha costituito un’importante fucina di creatività e di tradizioni artistiche fin dall’inizio della civiltà cosiddetta moderna. Il carattere profondo ma anche curioso di Valentyna Ohurtsova l’ha condotta a scegliere percorsi espressivi in cui poter coniugare l’attitudine all’osservazione e all’ascolto delle energie più sottili, quelle che avvolgono di mistero gli oggetti, i luoghi e le persone, a un’originalità sia di forme che di mezzi attraverso i quali manifestare il suo punto di vista, il suo approccio alla vita e a tutto ciò che le ruota intorno. Inizialmente decide di trovare una forma espressiva inedita, quella del punto a croce, per dare vita a opere astratte tendenzialmente più legate all’Astrattismo Lirico, quasi vicino a quello del suo fondatore Vassily Kandinsky, con contaminazioni del Suprematismo Russo in alcune opere, creando lei stessa i disegni sulle tele che poi andava a colorare con i filati; quella scelta le ha permesso di essere notata sia in Italia che all’estero e di essere apprezzata per inventiva e singolarità nelle mostre collettive a cui ha partecipato. L’opera Biga del cielo
appartiene proprio a quel periodo che l’ha contraddistinta molto a lungo e che le ha permesso di elaborare lentamente una successiva evoluzione, di quelle che spesso contraddistinguono il percorso degli artisti, subendo il fascino della tela pittorica, e del colore acrilico; quella maturazione espressiva ha costituito per Valentyna Ohurtsova una vera e propria sfida, un modo per trovare una nuova linfa vitale attraverso cui dare inizio a un percorso inedito, nuovo, in cui generare un linguaggio pittorico assolutamente personale. La sua rappresentazione della realtà osservata diviene fanciullesca, immediata e semplificata, contraddistinta da colori vivaci stesi in modo piatto, uniforme, quasi come se nel suo mondo ideale non vi fosse spazio per le sfumature, come se avesse bisogno della chiarezza e dell’immediatezza che mancano nella vita quotidiana, troppo sfaccettata e complessa. Il suo stile sembra essere una mescolanza sinergica tra Astrattismo Lirico, Cubismo Orfico e la semplificazione espressiva del tardo Matisse, quando il maestro francese scelse di spostarsi verso l’Astrattismo senza dimenticare l’amore per il colore forte e intenso che aveva contraddistinto tutta la sua carriera. Le opere della Ohurtsova sono avvicinabili, per stile e intento comunicativo, a quelle dello chef e pittore francese Jacques Pepin, perché in entrambi si rileva l’esigenza di semplificare, di dare spontaneità a ciò che viene osservato con l’animo di un bambino. Nella tela Sinfonia dello SpazioSinfonia dello spazio
la Ohurtsova sembra raffigurare un mondo immaginato, quello di forme sconosciute che si avvicinano al mondo che conosciamo in maniera curiosa, aperta; racconta quelle strane figure tutte corpo e niente testa, come se stessero in qualche modo ponendo domande, cercando un confronto, chiedendo spiegazioni su come sia la vita dal nostro punto di vista, quello di quegli strani umani che sembrano continuare a combinare pasticci. La gamma cromatica è intensa, vivida, lo sfondo invece è chiaro e impalpabile, fungendo solo da base per esaltare la vitalità delle figure in primo piano, quel loro galleggiare e interrogarsi su ciò che hanno davanti a sé. La semplicità del tratto pittorico rende il mondo osservato quasi fiabesco, una storia fantastica in cui si muovo figure che ricordano le sembianze umane ma che al tempo stesso sembrano lasciarsi avvolgere dall’Astrattismo, dando vita a un universo immaginato eppure vicino al reale che Valentyna Ohurtsova usa per descrivere la sua realtà così come osservata attraverso lo sguardo e percepita con l’emotività. Andiamo ora a scoprire di più su questa originale artista.
Valentyna, lei ha intrapreso un percorso artistico particolare, quello del ricamo, che ha contraddistinto un lungo periodo della sua carriera e che nella concezione comune è legato al concetto di artigianalità. Ci racconta come le è venuta l’idea e a chi si è ispirata per dare vita a questo suo originale approccio creativo?
Ho iniziato il mio percorso creativo quasi per divertimento, come passa tempo, ricamando le tele prestampate quando ero ancora una bambina, a pensarci bene credo di aver iniziato intorno ai sette anni. Nella mia terra il ricamo viene considerato una forma di artigiano familiare, è un’abilità e una passione che viene trasmessa di madre in figlia per generazioni. Dopo essermi trasferita in Italia, nel 2003, e aver compreso di trovarmi in una città come Venezia in cui l’arte letteralmente si respira, nel 2009 ho iniziato a dedicarmi al ricamo in maniera diversa. Praticamente ho preso la tela e l’ago e ho iniziato ricamare avendo lo schema solo nella mia mente, dunque non più ricami prestampati bensì mie idee che prendevano forma.
Quanto sono state importanti le sue origini, e le influenze artistiche russe, sulla sua ispirazione e sulla creazione del suo linguaggio creativo? Quali sono i maestri a cui si è ispirata o che sente più vicini al suo intento pittorico?
Le mie origini sono state fondamentali per il mio sviluppo artistico e mi ispirano per coltivare il mio essere, la mia essenza. Attraverso l’arte cerco di trasmettere allo spettatore un’aura di mistero che gli permette di percepire quelle che sono le forme ma inducendolo anche a esplorare andando oltre. I Maestri a cui mi sento più vicina, e per cui nutro una grande ammirazione, sono: Vassily Kandinsky, Joan Mirò, Jackson Pollock e Willem De Kooning.
Veniamo ora alla pittura, quando ha sentito la spinta ad avvicinarsi ai colori e alla tela? C’è stato un episodio scatenante oppure l’avvicinamento è stato graduale e meditato?
Dopo tanti anni di ricamo mi sono resa conto di avere bisogno di dare libero sfogo alla mia creatività perché sentivo di aver tante cose da raccontare, tanti concetti da esprimere estro creativo e tanto da raccontare, così tanto che se avessi continuato con il ricamo mi sarebbe servita più di una vita per esprimere tutto. È stato il momento in cui ho raggiunto quella consapevolezza che ho deciso di prendere in mano in pennelli e cominciare a dipingere poiché la pittura è più immediata, più veloce, e ho così iniziato il mio nuovo viaggio.
Le sue opere sono immediate, solari, fresche, quasi fanciullesche, eppure si pongono in relazione con la spiritualità, con la scoperta degli enigmi che si celano nella vita e nelle cose. Qual è il messaggio che vuole trasmettere ai fruitori delle sue tele? E perché scegliere una figurazione tanto diretta, semplice, di immediata comprensione?
Cerco di inserire all’interno delle mie opere dei messaggi, per rendere le persone libere e prive di costrizioni, lontane dalla paura. Le persone sono abituate a percepire tutto ciò che le circonda in maniera fisica e non attraverso il filtro emozionale, quello della propria percezione. Ciò che desidererei è mostrare il mondo come lo vedo io e cioè misterioso, insolito, ricco di colori e anche pazzo. È questo il motivo per cui le immagini e i personaggi descritti sono diretti, semplici e di immediata comprensione.
Nel corso della sua carriera ha preso parte a molte mostre collettive in Italia e una a Copenhagen, ci racconta quali sono i suoi prossimi progetti? Dove la porterà la sua creatività?
Continuerò il mio percorso artistico che è ormai la mia ragione di vita, cercherò di rappresentare attraverso le mie opere, mondi paralleli, dimensioni estranee alla nostra, ma raggiungibili per esempio attraverso la dimensione onirica, il mondo dei sogni. Ho sempre un approccio astrale e mentale ed è quello che contraddistinguerà sempre le mie tele. Vorrei costantemente presentare il concetto di rinascita, invitando l’osservatore a reinventarsi senza spirito di ritorno in una costante evoluzione che non guarda mai al passato bensì è concentrato sul divenire. Poi, passo dopo passo, opera dopo opera, scopriremo insieme dove mi porterà la mia creatività.
VALENTYNA OHURTSOVA-CONTATTI
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Marta Lock’s interviews:
Valentyna Ohurtsova, art as an intense, curious and lively interpretation of reality
When she chose to leave her country of origin, Russia, and move to Italy in 2003, all her artistic inclination seemed to be set free, to come to life, allowing herself to be inspired not only by the beauty of Venice, the city where she resides, but also by the sunshine and cultural liveliness of the nation that has been an important forge of creativity and artistic traditions since the beginning of so-called modern civilisation. Valentyna Ohurtsova’s profound but also curious character has led her to choose expressive paths in which she can combine her aptitude for observing and listening to the subtlest energies, those that envelop objects, places and people in mystery, with an originality of both form and means through which to manifest her point of view, her approach to life and everything that revolves around it. Initially, she decided to find a new form of expression, that of cross-stitch, to give life to abstract works that tended to be more related to Lyrical Abstractionism, almost close to that of its founder Vassily Kandinsky, with contaminations of Russian Suprematism in some works, creating mentally the drawings on the canvases that she then coloured with yarn; this choice allowed her to be noticed both in Italy and abroad and to be appreciated for her inventiveness and singularity in the collective exhibitions in which she participated. The artwork Biga del cielo (Biga of the sky) belongs precisely to that period that marked her for a long time and that allowed her to slowly elaborate a subsequent evolution, of those that often mark the path of artists, undergoing the fascination of the pictorial canvas, and of acrylic colour; that expressive maturation constituted for Valentyna Ohurtsova a real challenge, a way to find a new lifeblood through which to begin a new, unusural path, in which to generate an absolutely personal pictorial language. Her representation of observed reality becomes childlike, immediate and simplified, marked by bright colours spread flatly, uniformly, almost as if in her ideal world there was no room for nuances, as if she needed the clarity and immediacy that is lacking in everyday life, which is too multifaceted and complex. Her style seems to be a synergetic blend of Lyrical Abstractionism, Orphic Cubism and the expressive simplification of late Matisse, when the French master chose to move towards Abstractionism without forgetting the love of strong, intense colour that had characterised his entire career. Ohurtsova’s artworks are similar in style and communicative intent to those of the French chef and painter Jacques Pepin, because in both there is a need to simplify, to give spontaneity to what is observed with the soul of a child. In the canvas Sinfonia dello spazio (Symphony of Space), Ohurtsova seems to depict an imagined world, that of unknown forms that approach the world we know in a curious, open manner; she tells us about those strange figures with all body and no head, as if they were somehow asking questions, seeking confrontation, asking for explanations of what life is like from our point of view, that of those strange humans who seem to keep on making messes. The colour palette is intense, vivid, the background, on the other hand, is clear and impalpable, serving only as a base to enhance the vitality of the figures in the foreground, their floating and questioning of what is in front of them. The simplicity of the pictorial line makes the world observed almost fairy-tale-like, a fantastic story in which figures move that resemble human features but at the same time seem to be enveloped by Abstractionism, giving life to an imagined universe yet close to reality that Valentyna Ohurtsova uses to describe her reality as observed through her gaze and perceived with emotion. Let us now find out more about this original artist.
Valentyna, you have embarked on a particular artistic path, that of embroidery, which has characterised a long period of your career and which in common thought is linked to the concept of craftsmanship. Can you tell us how you came up with the idea and who inspired you to give life to this original creative approach of yours?
I started my creative path almost for fun, as a pastime, embroidering pre-printed canvases when I was still a child, thinking well of it seems to me I started around the age of seven. In my land, embroidery is considered a form of family craftsmanship, it is a skill and passion that is passed from mother to daughter for generations. After moving to Italy, in 2003, and realising that I was in a city like Venice where you can literally breathe art, in 2009 I started to dedicate myself to embroidery in a different way. Basically, I picked up the canvas and needle and started embroidering having the pattern only in my mind, so no more pre-printed embroideries but my own ideas taking shape.
How much did your origins, and Russian artistic influences, have been important for your inspiration and the creation of your creative language? Which masters have inspired you or whom do you feel are closest to your pictorial intentions?
My origins have been fundamental to my artistic development and inspire me to cultivate my being, my essence. Through art, I try to convey to the viewer an aura of mystery that allows him to perceive the forms, but also induces him to explore by going further. The Masters to whom I feel closest, and for whom I have great admiration, are: Vassily Kandinsky, Joan Mirò, Jackson Pollock and Willem De Kooning.
Now to painting, when did you feel the urge to approach colours and canvas? Was there a triggering episode or was the approach gradual and meditated?
After so many years of embroidery, I realised that I needed to give free rein to my creativity because I felt I had so many things to tell, so many concepts to express creative inspiration and so much to tell, so much that if I had continued with embroidery it would have taken me more than a lifetime to express everything. It was the moment I reached that awareness that I decided to pick up my paintbrushes and start painting because painting is more immediate, faster, and so I began my new journey.
Your artworks are immediate, sunny, fresh, almost childlike, and yet they relate to spirituality, to the discovery of the enigmas hidden in life and in things. What is the message you want to convey to the viewers of your paintings? And why choosing such direct, simple, immediately comprehensible figuration?
I try to include messages within my paintings, to make people free and unconstrained, away from fear. People are used to perceiving everything around them physically and not through an emotional filter, that of their own perception. What I would like is to show the world as I see it, which is mysterious, unusual, colourful and also crazy. That is why the images and characters described are direct, simple and immediately comprehensible.
During your career you have taken part in many group exhibitions in Italy and one in Copenhagen, can you tell us what are your next projects? Where will your creativity take you?
I will continue on my artistic path, which is now my reason in life, I will try to represent, through my artworks, parallel worlds, dimensions alien to our own, but reachable for example through the dream dimension, the world of dreams. I always have an astral and mental approach and this is what will always characterise my canvases. I constantly want to present the concept of rebirth, inviting the viewer to reinvent himself without a spirit of return in a constant evolution that never looks back but is focused on becoming. Then, step by step, work by work, we will discover together where my creativity will take me.
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