di Marta Lock
Ex insegnante, ex dirigente scolastica, nel momento in cui la carriera professionale è volta al termine Franca Fabrizio non ha potuto fare a meno di ascoltare la sua inclinazione naturale che l’ha spinta a confrontarsi con l’espressione artistica, quell’impulso spontaneo in cui tutta la razionalità, il senso di responsabilità e il controllo della logica potevano essere messi da parte per lasciare spazio a un mondo diverso, libero, irrazionale, composto di sogni, di immaginazione, di possibilità e di consapevolezza che da qualche parte possa esistere una realtà parallela in cui tutto sia più semplice, più spontaneo e immediato. D’altro canto però, l’esperienza di insegnamento l’ha portata a stretto contatto con il mondo giovanile, più ingenuo, meno costruito e disincantato rispetto a quello adulto, permettendole di avere costantemente un punto di vista differente sulla realtà e sul modo di affrontarla; dunque il suo approccio di vita è stato sempre bilanciato tra il lasciarsi trascinare da un atteggiamento giovanile, intuitivo e spontaneo e quello invece che il suo ruolo richiedeva dovendosi mostrare spesso addirittura in contrasto con la parte di sé che invece aveva bisogno di lasciarsi andare. Nel momento in cui entra nella dimensione della pittura recupera quel lato fanciullesco, quella capacità appresa nel corso degli anni trascorsi nelle scuole di accogliere il sogno, di aprire le porte all’improbabile proprio perché in grado di socchiudere quella porta della mente in cui si nasconde l’immaginazione che l’individuo adulto tende a relegare in un angolo per timore di non essere preso sul serio se la lasciasse fuoriuscire. Ma Franca Fabrizio sceglie di non cedere a quel timore, decide di trovare un canale comunicativo in cui tutto può diventare possibile e l’arte è esattamente ciò di cui il suo inconscio e la sua naturalezza avevano bisogno per rappresentare, e raccontare all’osservatore, il suo mondo interiore, quello in cui non avere freni regolati dal giudizio della razionalità. Lo stile più affine a questa sua esigenza è l’Espressionismo francese sia per la caratteristica di escludere completamente il disegno lasciando così spazio all’istintualità del gesto pittorico, sia per la gamma cromatica che tende verso tonalità innaturali, irreali, più vicine al mondo onirico che non a quello contingente e, ovviamente per la caratteristica di usare contorni netti per definire le figure ritratte appiattendo la prospettiva e sovvertendo le regole tradizionali della composizione di un’opera. In qualche modo i dipinti di Franca Fabrizio ricordano quelli di Marc Chagall per la loro rappresentazione di un mondo ideale legato al sogno, all’innocenza e alla purezza, tanto quanto la struttura generale e la caratteristica di riempire ogni spazio della tela con oggetti o personaggi senza alcun impianto prospettico tradizionale non possono non evocare le opere di Hieronymus Bosch, sebbene manchino elementi inquietanti che furono segni distintivi del grande maestro del tardo Quattrocento. Nel dipinto Cavallini blu di una dimensione parallela,
gli animali sono irreali e raccontati attraverso i colori che appartengono al sogno, al mondo onirico, contestualizzati però in uno sfondo possibile, quello delle montagne che sembrano circondarli ma anche accoglierli nella loro naturale essenza; le proporzioni sono casuali, esattamente come accade nella dimensione onirica in cui tutto ciò che è reale è sovvertito dalla predominanza dell’essenza. Nella tela Sfide
invece l’artista passa a un universo più fluido, quello marino, in cui racconta metaforicamente quanto l’esistenza sia costituita da cambiamenti e da possibili scelte che l’individuo deve necessariamente affrontare per inseguire quell’evoluzione naturale che non può essere arrestata; il suggerimento pertanto è quello di lasciarsi andare pur prendendo in mano il timone, resistendo alle tempeste che dal coraggio di agire sempre derivano perché in fondo è proprio in virtù di quelle che è possibile raggiungere i risultati migliori. Andiamo ora a scoprire di più di questa interessante artista.
Franca, lei ha un lungo passato nella scuola, durante il quale ha messo da parte la sua inclinazione artistica per dare la priorità al ruolo professionale. C’è stato un momento o un evento specifico che ha determinato il cambio di tendenza? Quando ha capito che il suo lato più creativo non poteva più rimanere in silenzio?
Devo confessare che nonostante il ruolo istituzionale in cui è stata imbrigliata per una vita la mia personalità, ho sempre lasciato un piccolo spazio a quelle parti scalpitanti del mio vero Sé, legate al mio lato più creativo, più curioso e amante di ogni avventura che portasse verso dimensioni innovative, a volte anche poco comprese da chi amava stare nella classica zona rassicurante dello statico non cambiare per paura dell’ignoto e delle possibili difficoltà. La mia inclinazione artistica non è mai stata del tutto soffocata dal ruolo rivestito per una vita, essa ha, quindi, fatto capolino nella sfera professionale, travestita e riconvertita in arte socio-relazionale, in creatività organizzativa e didattica, in anticipazioni di insegnamenti rispetto alla lentezza della burocrazia e della giurisprudenza, solo per fare qualche esempio.
Quando finalmente ho dismesso il mio vecchio ruolo pedagogico e di dirigente scolastico ho capito che potevo finalmente riprendere le redini della mia vita in mano, senza limitazioni di alcun genere, e dare spazio anche alla mia creatività con la pittura, che ho sempre amato e praticato fin da ragazzina, sia pur nei ritagli di tempo.
La libertà esecutiva è stata la sua scelta, al punto di rinunciare al disegno e alla struttura dell’opera per lasciar prevalere la parte istintiva; questo per lei è stato un punto di arrivo maturato al termine di precedenti esperimenti espressivi, oppure il suo istinto e la sua natura l’hanno spinta verso questo tipo di approccio?
Credo che ogni creazione originale prodotta dall’essere umano che sia un riflesso immediato del suo pensiero personale, della sua idea del mondo, delle sue emozioni più profonde possa essere definita Arte. Dopo aver sperimentato e applicato le principali regole accademiche insegnate dalle discipline artistiche tradizionali, ho sentito che la pittura come mera riproduzione del reale non soddisfaceva per nulla il mio mondo interiore. Mi sono, perciò, abbandonata e lasciata cullare dal mio Sé più profondo, dove mente e intuizioni, pensiero razionale e immaginazione potevano trasformare la pittura in liberazione totale, in azione sinergica e complementare tra il mondo percepito dai sensi e una sua reinterpretazione, anche in chiave simbolica, come per giocare ed interagire con l’osservatore entrandovi in relazione e facendogli cogliere concetti e messaggi, a volte anche profondi.
Quale messaggio vorrebbe fuoriuscisse dalle sue opere? È forse il suo un invito a recuperare quello spirito giovane, fanciullesco che permette di affrontare la realtà con uno sguardo più puro? Crede sia possibile nella realtà attuale riuscire a elevarsi per mantenere questa spontaneità? Può l’arte costituire un mezzo per restare in contatto con quel lato?
Dalle mie opere vorrei che emergessero messaggi che avvicinino l’essere umano a quei valori universali, ormai quasi del tutto dimenticati, quali la pace, la solidarietà, l’amore per tutto il creato, l’importanza dell’elevazione spirituale e intellettuale ma anche la gioia dello stare insieme, del sano divertimento, il piacere di vivere in sintonia con la Natura e con l’intero Universo. In sostanza il messaggio principale è che – pur nella varietà e molteplicità dell’esistenza – di fatto siamo un’unica creatura, che dovrebbe superare e abbandonare le barriere costruite dall’egoismo, dall’odio, dal bisogno di potere che sono elementi di divisione e, quindi, di sofferenza. Lo spirito puro, ingenuo e fanciullesco che portiamo dentro di noi va costantemente curato, coccolato e fatto emergere nella vita quotidiana, in ogni faccenda della nostra vita, in ogni relazione e azione – anche la più seria e importante – per far sì che la razionalità più fredda e gli istinti o gli egoismi più bassi non oscurino quella freschezza e positività che dovrebbe caratterizzare ognuno di noi. L’arte, come anche tante altre discipline artistiche, sono, a mio avviso, gli strumenti più adatti per aiutarci a restare in contatto con quella parte più pura, più genuina e anche più spirituale che è racchiusa in ognuno di noi e che attende solo di essere risvegliata e attivata.
A quali maestri del passato si ispira o quali sente più affini al suo sguardo verso la vita e, di conseguenza, al suo modo di fare arte? Esiste un pittore che le ha fatto affiorare il desiderio di cominciare anche lei a comunicare la sua interiorità?
Amo l’arte come manifestazione della vita psichica di ogni artista e cerco di decifrarne i messaggi. Ho da sempre ammirato – come tutti – le opere dei grandi pittori classici quali Michelangelo, Raffaello, Leonardo, Caravaggio in quanto espressione di bellezza, armonia e perfezione ma le opere che hanno parlato maggiormente alla anima sono quelle di Gauguin, Van Gogh, Chagall, Dalì, Picasso, Guttuso e Matisse. Per quanto riguarda il mio stile pittorico, molto personale e differente da quello di altri artisti contemporanei, è sorto in me spontaneamente, come un istinto primordiale di comunicare aspetti più profondi della mia vita interiore – e forse anche simili a quelli di altri – e aspetti concreti di una realtà da me però trasfigurata e reinterpretata. Quando dipingo, i colori mi trascinano sulla tela in maniera istintiva e, a poco a poco, da forme, figure e tratti grafici abbozzati con il pennello, emergono pensieri, fantasie, concetti, messaggi nascosti da condividere con ogni sconosciuto osservatore per entrare in sintonia con la sua anima.
Ultimamente ha partecipato, ed è stata selezionata per partecipare, a molte mostre collettive e ad eventi fieristici in Italia ma anche all’estero, come alla mostra di Eggedal in Norvegia, appena terminata, e ha in programma diversi eventi. Ce li vuole illustrare? Dove potranno vedere le sue opere i lettori?
Prossimamente parteciperò ad alcune collettive di arte contemporanea a Bruxelles, presso l’Alma Art Gallery dal 20 novembre al 12 dicembre 2022, a Roma presso la galleria Il Leone dall’8 al 22 dicembre e presso la galleria Purificato.Zero dal 17 al 31 dicembre. Ho in programma una mini personale a Firenze presso la RoccArt gallery dal 2 al 17 dicembre e successivamente, nel 2023, ho in previsione di partecipare ad alcune selezioni e a altre collettive in Italia e all’estero.
Ma il primo progetto, e quello a cui tengo particolarmente, è la mostra personale presso la galleria Medina Art Gallery di Roma che avrà luogo dal 28 ottobre al 4 novembre, poiché è la prima personale fuori dalla Valle d’Aosta. Mi auguro che possa essere la prima esperienza positiva di una lunga serie di altre personali attraverso le quali far conoscere al pubblico la mia particolare e personale arte.
FRANCA FABRIZIO-CONTATTI Email: fabriziofranca08@gmail.com Sito web: https://www.pitturiamo.com/it/pittore-contemporaneo/franca-fabrizio-25803.html Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=1587832301 Instagram: https://www.instagram.com/franca4700/
Marta Lock’s interviews:
Franca Fabrizio, the world observed through the filter of imagination
Ex-teacher, ex-school manager, at the moment when her professional career came to an end Franca Fabrizio could not help but listen to her natural inclination that drove her to confront herself with artistic expression, that spontaneous impulse in which all rationality, sense of responsibility and control of logic could be put aside to leave room for a different, free, irrational world, composed of dreams, imagination, possibilities and the awareness that somewhere might exist a parallel reality in which everything is simpler, more spontaneous and immediate. On the other hand, however, her teaching experience has brought her into close contact with the world of youth, which is more naive, less constructed and disenchanted than the adult world, allowing her to constantly have a different point of view on reality and on how to deal with it; thus her approach to life has always been balanced between letting herself be carried away by a youthful, intuitive and spontaneous attitude and the one that her role required, often having to show herself in contrast with the part of herself that needed to let go. The moment she enters the dimension of painting, she recovers that childlike side, that ability learnt during the years spent in schools to welcome the dream, to open the door to the improbable precisely because it is able to ajar that door of the mind in which is hidden the imagination that the adult individual tends to relegate to a corner for fear of not being taken seriously if he lets it out. But Franca Fabrizio chooses not to give in to that fear, she decides to find a communicative channel in which anything can become possible and art is exactly what her unconscious and naturalness needed to represent, and tell the observer about, her inner world, the one in which there are no brakes regulated by the judgement of rationality. The style most akin to this need of hers is French Expressionism both for its characteristic of completely excluding drawing, thus leaving space for the instinctuality of the pictorial gesture, and for the chromatic range that tends towards unnatural, unreal tones, closer to the oneiric world than to the contingent one and, obviously, for the characteristic of using sharp outlines to define the portrayed figures, flattening perspective and subverting the traditional rules of the composition of an artwork. In some ways, Franca Fabrizio’s paintings recall those of Marc Chagall for their representation of an ideal world linked to dreams, innocence and purity, just as much as the general structure and the characteristic of filling every space of the canvas with objects or characters without any traditional perspective layout cannot fail to evoke the paintings of Hieronymus Bosch, although the disturbing elements that were hallmarks of the great master of the late 15th century are missing. In the painting Blue Horses of a Parallel Dimension, the animals are unreal and told through colours that belong to the dream, to the oneiric world, contextualised however in a possible background, that of the mountains that seem to surround them but also welcome them in their natural essence; the proportions are random, exactly as happens in the dream dimension in which everything real is
subverted by the predominance of essence. In the canvas Challenges, on the other hand, the artist moves on to a more fluid universe, the marine universe, in which she metaphorically recounts how existence is made up of changes and possible choices that the individual must necessarily face in order to pursue that natural evolution that cannot be stopped; the suggestion, therefore, is to let oneself go while taking the helm, resisting the storms that always arise from the courage to act, because in the end it is precisely by virtue of these that the best results can be achieved. Let us now find out more about this interesting artist.
Franca, you have a long past in school, during which you put aside your artistic inclination to give priority to your professional role. Was there a specific moment or event that brought about this change? When did you realise that your more creative side could no longer remain silent?
I must confess that in spite of the institutional role in which my personality has been harnessed for a lifetime, I have always left a little space for those churning parts of my true self, linked to my more creative side, more curious and a lover of any adventure that would lead towards innovative dimensions, sometimes even little understood by those who liked to stay in the classic reassuring zone of the static not changing for fear of the unknown and possible difficulties. My artistic inclination was never completely stifled by the role I had held for a lifetime, it therefore peeped into the professional sphere, disguised and reconverted into social-relational art, into organisational and didactic creativity, into anticipating teachings with respect to the slowness of bureaucracy and jurisprudence, to name but a few examples.
When I finally relinquished my old pedagogical and school managerial role, I realised that I could finally take the reins of my life back into my own hands, without limitations of any kind, and also give space to my creativity with painting, which I have always loved and practised since I was a young girl, albeit in my spare time.
Was freedom of execution your choice, to the extent that you renounced drawing and the structure of the artwork in order to let your instinctive side prevail; was this a point of arrival for you, matured at the end of previous expressive experiments, or did your instinct and nature push you towards this type of approach?
I believe that any original creation produced by a human being that is an immediate reflection of his personal thought, his idea of the world, his deepest emotions can be defined as Art. After experimenting with and applying the main academic rules taught by traditional art disciplines, I felt that painting as a mere reproduction of reality did not satisfy my inner world at all. I therefore abandoned myself and let myself be lulled by my deepest Self, where mind and intuition, rational thought and imagination could transform painting into total liberation, into a synergetic and complementary action between the world perceived by the senses and its reinterpretation, also in a symbolic key, as if to play and interact with the observer by entering into a relationship and making him grasp concepts and messages, sometimes even profound ones.
What message would you like to get out of your works? Is yours perhaps an invitation to recover that youthful, childlike spirit that allows to face reality with a purer gaze? Do you think it is possible in today’s reality to elevate oneself to maintain this spontaneity? Can art be a means to stay in touch with that side?
I would like that from my paintings could emerge a message that bring human beings closer to those universal values, which are now almost completely forgotten, such as peace, solidarity, love for the whole of creation, the importance of spiritual and intellectual elevation, but also the joy of being together, of healthy fun, the pleasure of living in harmony with Nature and the entire Universe. In essence, the main message is that – despite the variety and multiplicity of existence – we are in fact a single creature, which should overcome and abandon the barriers built by selfishness, hatred, and the need for power, which are elements of division and, therefore, of suffering. The pure, naive and childlike spirit that we carry within us should be constantly cared for, pampered and brought out in our daily lives, in every matter of our lives, in every relationship and action – even the most serious and important – to ensure that the coldest rationality and the basest instincts or selfishness do not obscure that freshness and positivity that should characterise each of us. Art, as well as many other artistic disciplines, are, in my opinion, the most suitable tools to help us stay in touch with that purer, more genuine and also more spiritual part that is enclosed in each of us and that is just waiting to be awakened and activated.
Which masters of the past do you draw inspiration from or which ones do you feel are most akin to your outlook on life and, consequently, your way of making art? Is there a painter who made you want to start communicating your interiority too?
I love art as a manifestation of the psychic life of every artist and try to decipher its messages. I have always admired – as we all do – the artworks of the great classical painters such as Michelangelo, Raphael, Leonardo and Caravaggio as an expression of beauty, harmony and perfection, but the canvases that have spoken most to my soul are those of Gauguin, Van Gogh, Chagall, Dali, Picasso, Guttuso and Matisse. As for my painting style, which is very personal and different from that of other contemporary artists, it arose in me spontaneously, like a primordial instinct to communicate deeper aspects of my inner life – and perhaps also similar to those of others – and concrete aspects of a reality that I have transfigured and reinterpreted. When I paint, the colours draw me onto the canvas in an instinctive manner and, little by little, from the shapes, figures and graphic traits sketched with the brush, emerge thoughts, fantasies, concepts, hidden messages to be shared with any unknown observer in order to tune into his soul.
Lately you have participated, and been selected to participate, in many group exhibitions and trade fair events in Italy but also abroad, such as the Eggedal exhibition in Norway, which has just ended, and you have several eventsplanned. Would you like to tell us about them? Where will readers be able to see your works?
I will soon participate in some contemporary art group exhibitions in Brussels at the Alma Art Gallery from 20 November to 12 December 2022, in Rome at the Il Leone gallery from 8 to 22 December and at the Purificato.Zero gallery from 17 to 31 December. I am planning a mini-personal exhibition in Florence at the RoccArt gallery from 2 to 17 December, and later, in 2023, I plan to participate in some selections and other group exhibitions in Italy and abroad.
But the first project, and the one I am particularly fond of, is the solo exhibition at the Medina Art Gallery in Rome that will take place from 28 October to 4 November, since it is my first solo exhibition outside Valle d’Aosta. I hope it will be the first positive experience of a long series of other solo exhibitions through which I will make my particular and personal art known to the public.
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