Le interviste di Marta Lock: Thomas Christian Koller, dalla fotografia alla pittura per raccontare senza bisogno di parole

di Marta Lock

© Thomas C. Koller Portait mit Art Werk
Thomas Christian Koller

Da un lato l’essere cresciuto in campagna, a stretto contatto con la natura, gli ha permesso di sviluppare il suo lato riflessivo, introspettivo che lo ha sempre posto in posizione di ascolto nei confronti degli ambienti in cui si trovava e delle sensazioni che ne derivavano, dall’altro l’essere figlio di imprenditori commerciali gli ha donato la poliedricità e il coraggio di essere mutevole e di saper sperimentare fino a raggiungere quello che è il suo stile attuale, quello definitivo, quello in cui sente di realizzare con pienezza la sua attitudine creativa. Inizia infatti con la fotografia l’austriaco Thomas Christian Koller, formandosi da autodidatta e dunque con lo spirito di iniziativa di scoprire le tecniche della camera oscura, oltre che dell’osservazione lenta della realtà per coglierne il dettaglio da immortalare; in una seconda fase comincia ad avvicinarsi alla fotografia digitale, più veloce, più plasmabile e modificabile sulla base dello sguardo che vuole infondere al risultato finale, e dunque affascinato dalle infinite possibilità donate dalla tecnologia ha cominciato a lavorare nella moda e specializzandosi anche nel ritratto fotografico. Tuttavia dopo qualche tempo, la tecnologia non è più sufficiente pertanto Koller si sposta verso la pittura, scoprendo che è quello il mezzo attraverso cui riesce a manifestare con maggiore intensità la propria indole, le proprie emozioni, tutto ciò che è stato percepito durante il suo percorso di scoperta di sé e che lentamente ha sentito il bisogno di emergere. È stato un percorso graduale dunque quello del protagonista di oggi, un cammino che andava di pari passo con la capacità di approfondimento e di dare voce all’innata capacità di ascolto di tutto ciò che è esterno per riuscire a essere interiorizzato e solo in un secondo momento espresso. Persino nell’ambito della pittura Koller ha avuto bisogno di sperimentare, di fare tentativi stilistici che alla fine lo hanno guidato nella dimensione dell’Espressionismo Astratto, quel mondo irrazionale e interpretativo che rende l’esecutore dell’opera libero di lasciar fuoriuscire la propria interiorità senza alcuna norma o regola pittorica e il fruitore coinvolto da quella non forma dentro cui riesce a trovare sensazioni troppo spesso dimenticate nella realtà quotidiana, spesso semplicemente perché incapace di connettersi con esse. L’ultima produzione gioca con tre colori primari, il rosso, il bianco e il nero, che costituiscono il puro istinto creativo emanato dal mondo intimo dell’artista e che poi stimola l’osservatore ad avvicinarsi grazie a quella spontaneità che gli permette di dare voce alla propria emozione nel trovarsi di fronte all’opera d’arte. La serie denominata Color Transformation

02 ©Thomas C. Koller 133 Color Tranformation Acryl on Hahnemuhle Paper 30 x 40 435 g IMG 2882
Color transformation n.2

sembra una metafora della fluidità dell’esistenza, di quella mutevolezza che non solo appartiene all’inclinazione degli eventi e delle circostanze a susseguirsi modificando la realtà oggettiva, ma anche a punti di vista molteplici e multilaterali generati dall’unicità di ogni individuo e persino di uno solo in fasi diverse della propria vita. Le sfaccettature della realtà si evidenziano proprio in virtù delle tre tonalità di base, che danno vita a forme cangianti, di opera in opera, e di conseguenza suscitano sensazioni diverse perché la posizione di osservazione dell’artista cambia;

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Color transformation n. 5

la capacità espressiva in qualche caso si fa più narrativa, punta a raccontare la sensazione di partenza di Koller, mentre in altri casi l’intento pittorico è quello di generare riflessioni, domande a cui solo il ricevente è in grado di dare la propria personale risposta, lasciandosi andare, o meglio travolgere, da quell’esplosione rappresentativa, più o meno tumultuosa, a sua volta guidata dal singolo cammino di vita, dall’esperienza di ciascuno così come dalla fase in cui si trova. Ciò che colpisce Thomas Christian Koller è la positività, la naturalezza, la capacità di trovare sempre il lato positivo, l’evoluzione in ogni circostanza o accadimento che sono costante fonte di ispirazione nella sua pittura. Andiamo ora a scoprire di più attraverso questa intervista.

Thomas, il percorso per raggiungere la consapevolezza della sua inclinazione artistica è stato lungo. Qual è stato il momento in cui ha capito di doversi spostare verso la pittura? Cosa le è servito di più della sua esperienza come fotografo nel nuovo approccio espressivo?

Sono stato un uomo creativo fin dall’infanzia. La forma e la progettazione sono sempre state importanti per me. Per me ci sono due tipi di design: il primo è che hai un’idea in testa e la traduci nel risultato desiderato – proprio come nella serie One. Il secondo tipo, che è molto più interessante per me, lo considero nella Serie Second, inizi senza un’idea e non sai dove andrà il viaggio della tua creatività e del tuo pensiero, hai il vuoto assoluto dentro di te. Fai scorrere l’energia dentro di te e ti connetti a ciò che vuoi creare. Come nel mio caso con la tela e il colore. Fai i primi passi creativi con l’applicazione del colore, senza pensarci. Stai osservando i primi cambiamenti che le tue azioni artistiche hanno prodotto sulla tela fino ad allora bianca. La direzione del tuo lavoro risulterà in diversi processi di applicazione del colore, diventando così un concetto di immagine. Anche il rifiuto e la distruzione di un lavoro o di un processo sono elementi essenziali. Anche se apprezzo molto altre forme d’arte e di pittura, trovo la mia creatività piuttosto nell’astrazione, per la semplice ragione che è gestita in modo imprevedibile. Nella pittura astratta, all’inizio non è chiaro in quale direzione andare. La cosa curiosa è che l’opera diventa accessibile allo spettatore. Questa incarnazione di oggettività è diversa da persona a persona e quindi il messaggio si concretizza nell’occhio dell’osservatore. La fotografia è una grande scuola di vita verso l’arte e il design. Grandi personaggi dell’arte contemporanea come Gerhard Richter hanno iniziato con la fotografia. Per me, la fotografia è anche disegnare luce per lavorare, è un modo di plasmare la luce. La fotografia è molto più che premere il pulsante dello scatto. La macchina fotografica migliore e più costosa non ha mai fatto il miglior scatto, piuttosto è stata la personalità di un plasmatore di luce che sta dietro la macchina fotografica a catturare il bello, unendo la creatività alla tecnologia. Dalla fotografia mi sono portato via, non consapevolmente bensì intuitivamente, la tendenza a ricorrere a colori monocromatici o a tonalità terrose. Mi concentro anche solo su due o tre colori, come in Serie Second, mentre i colori complementari forti non si trovano attualmente nel mio lavoro. La fotografia è anche il miglior maestro di sperimentare con luci e ombre, delicatamente e vigorosamente morbido e nitido. Questi elementi stilistici si riflettono anche nei miei lavori e si ritrovano sia nelle foto che nelle immagini.

03 ©Thomas C. Koller 143 Schuttung Acryl on Canson Paper 42 x 58 210 g
Color transformation n. 3

Cosa può insegnare all’individuo contemporaneo il contatto con la natura, troppo spesso lasciato in secondo piano rispetto all’urgenza del vivere? Crede sia quello il segreto per un atteggiamento positivo ed entusiasta nei confronti dell’esistenza?

L’uomo stressato di oggi può ancora imparare molto dal contatto con la natura, cogliere l’armonia con il tutto e immergersi nel proprio mondo emozionale. Questa è solo una delle tante chiavi che portano a un atteggiamento positivo verso la vita. Come già gli impressionisti cercavano di proiettare sulla tela la magia della natura, ma anche i dettagli affascinanti di un vecchio ceppo d’albero, di una pietra argillosa, così l’uomo moderno, attraverso questa intensa meditazione, può forse uscire dal vicolo cieco della disarmonia e della distruzione.

Malgrado lei provenga da una famiglia di imprenditori commerciali, ha sempre perseguito un obiettivo diverso, quello della creatività e l’arte. È stato difficile affermarsi in un mondo che presenta molte incognite e che è incredibilmente concorrenziale come quello della fotografia e poi della pittura? Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato? L’infanzia nel negozio di mia nonna mi ha segnato molto. Abbiamo avuto un commercio alimentare con una propria panetteria. Non potete immaginare quanto sia stato bello, da bambino, essere in affari con la nonna, vendere salsicce, dolci freschi come panini e pane e molto altro ancora. L’odore di pane fresco che usciva dal nostro forno. Avete mai fatto un inventario d’affari con la vostra nonna? Io e lei abbiamo fatto l’inventario più divertente del mondo. Ho imparato a contare le merci, tenere elenchi, catalogare le uscite delle merci e conoscerle in modo giocoso. Una volta avevamo dieci tavolette di cioccolato Bensdorf ma la nonna ne ha registrate otto perché due ne ha date a me come ricompensa. Quale bambino sta vivendo una magia simile  oggi? Un po’ di economia aziendale, vendite, marketing, lavoro duro, conoscere le persone giuste e anche un po’ di fortuna sono la garanzia del successo nella vita di un artista. Almeno questo è quanto ho appreso fin dall’infanzia. Ovviamente, devi anche avere il dono di creare qualcosa che piaccia alla gente. Dato che la possibilità che un’opera piaccia alle persone dipende dalla singola soggettività, a volte è difficile vendere, per di più, la concorrenza è molto forte, un’impresa piuttosto difficile. Confrontate il negozio di alimentari, dove ho trascorso la mia infanzia, con l’incredibile concorrenza dell’arte contemporanea, con opere davvero grandiose che sono attualmente sul mercato. Credete davvero che se solo in virtù della creatività potrei guadagnarmi da vivere? In realtà, l’arte è un business difficile che va ben al di là delle singole fasi della creazione artistica. Nessun uomo può costruirsi una vita da un quadro venduto. Devi lavorare sodo per creare qualcosa dopo l’esecuzione dell’opera e devi essere molto fortunato a incontrare acquirenti interessati, perché difficilmente ti daranno una seconda possibilità. Il mio buon amico fotografo Petro Salvador una volta mi disse: “Thomas cerca sempre il migliore”.

01 ©Thomas C. Koller 132 Color Tranformation Acryl on Hahnemuhle Paper 30 x 40 435 g IMG 2882
Color transformation n. 1

Il suo stile si struttura attraverso due serie differenti, One e Second. Ce ne vuole parlare? Il suo tipo di linguaggio pittorico ha avuto maestri che l’hanno ispirata? Il mio nuovo linguaggio visivo non ha un insegnante, al contrario, disprezzo alcuni dei corsi di pittura che attualmente vengono proposti molto spesso sul mercato. Questi corsi si tengono in realtà solo per i soldi. Capisco che ognuno debba finanziare la propria vita, ma purtroppo anche gli studenti di pittura più privi di talento sono stati indotti a credere di avere un talento. Queste persone non si limitano a frequentare un solo corso, ma prenotano diversi seminari con artisti diversi e alla fine falliscono miseramente i loro obiettivi artistici. Quindi anche il mercato è inondato di immagini. È vero che le due serie sono molto diverse e questo è stato scelto di proposito, perché entrambe dicono qualcosa di diverso. Se si guarda ai grandi maestri dell’arte contemporanea, spesso hanno diverse serie nel corso del loro processo creativo. Prendiamo Laary Poons o Gerhard Richter, persino Hermann Nitsch ha creato una nuova serie nel 2020, due anni prima della sua morte, con radiosi colori floreali. Anche se le serie degli artisti sono spesso diverse, hanno comunque la stessa firma e anche il valore di riconoscimento per l’appassionato d’arte! In merito alla Serie Second, da tempo volevo fare qualcosa di nuovo, una linea completamente inedita, e avevo molti pensieri in testa. Due giorni prima che Hermann Nitsch morisse ho avuto un’idea e cioè la riduzione del colore e dei mezzi pittorici. Semplicemente non volevo seguire la follia dei materiali di pittura che l’industria mi metteva a disposizione. Così ho deciso di concentrarmi sull’essenziale. Terriccio da dipingere, colori acrilici, acqua, pennelli e nient’altro. Questa era in effetti l’idea di base di questa serie e del piccolo formato 40 x 30 cm. Credo che questo sia un ulteriore incentivo per le gallerie che oggi sono piene solo di grandi formati. Avete mai visto La lepre di Albrecht Dürer all’Albertina di Vienna? Quanto è piccolo… eppure quest’opera d’arte unica sembra così grande! Ed è proprio così con questa Serie Second, che viene prodotta principalmente sulla migliore carta Hahnemühle e può apparire grande.

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Color transformation n. 4

Vienna, Roma, New York, queste sono state le nazioni dove ha esposto le sue opere: quali sono i prossimi progetti?

Penso che ci siano tre pilastri nella vita di creativi che dovrebbero essere tenuti in considerazione: la creazione creativa, il marketing, l’esposizione. Sicuramente ci sono idee come una mostra personale dei nuovi lavori, per esempio. Da presentare a Roma, o a Barcellona, e poi c’è l’area asiatica che mi interessa molto. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che tutto ciò implica un investimento.

Sarebbe un pensiero affascinante dipingere un grande quadro astratto con il mio amico d’arte e mentore Lorenz, che vive in Australia. I pensieri e i sogni a volte possono anche realizzarsi. Ma prima di tutto voglio dedicarmi in tutta tranquillità alla pittura per il 2023 e portare molte idee su uno sfondo, che si tratti di tela, carta o legno.


THOMAS CHRISTIAN KOLLER-CONTATTI

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Marta Lock’s interviews: Thomas Christian Koller, from photography to painting to tell without the need for words

On the one hand, growing up in the countryside, in close contact with nature, has allowed him to develop his reflective, introspective side, which has always placed him in a position of listening to his surroundings and the sensations derived from them. On the other hand, being the son of commercial entrepreneurs has given him the versatility and courage to be changeable and to know how to experiment until he reaches his current, definitive style, the one in which he feels he fully realises his creative aptitude. In fact, Austrian Thomas Christian Koller began with photography, training as a self-taught and therefore with the spirit of initiative to discover the techniques of the darkroom, as well as the slow observation of reality in order to capture the detail to be immortalised; in a second phase he began to approach digital photography, which is faster, more malleable and modifiable on the basis of the look he wants to infuse into the final result, and therefore fascinated by the infinite possibilities given by technology he began to work in fashion and also specialised in photographic portraits. However, after some time, technology was no longer enough, so Koller moved on to painting, discovering that this was the medium through which he could manifest his temperament, his emotions, everything that was perceived during his journey of self-discovery and that he slowly felt the need to emerge. It was therefore a gradual path that of today’s protagonist, a path that went hand in hand with the ability to deepen and give voice to his innate capacity to listen to all that is external in order to be able to be internalised and only later expressed. Even in the sphere of painting, Koller needed to experiment, to make stylistic attempts that eventually led him into the dimension of Abstract Expressionism, that irrational and interpretative world that renders the executor of the work free to let his interiority escape without any pictorial norms or rules, and the viewer involved in that non-form within which he can find sensations too often forgotten in everyday reality, often simply because he is unable to connect with them. The latest production plays with three primary colours, red, white and black, which constitute the pure creative instinct emanating from the artist’s intimate world and which then stimulates the observer to approach it thanks to that spontaneity that allows him to give voice to his own emotion in being in front of the work of art. The series called Colour Transformation seems to be a metaphor for the fluidity of existence, of that mutability that not only belongs to the inclination of events and circumstances to follow one another, modifying objective reality, but also to multiple and multilateral points of view generated by the uniqueness of each individual and even of one in different phases of one’s life. The facets of reality are highlighted precisely by virtue of the three basic tones, which give rise to changing forms, from work to work, and consequently arouse different sensations because the artist’s position of observation changes; the expressive capacity in some cases becomes more narrative, aiming to recount Koller’s initial sensation, while in other cases the pictorial intent is to generate reflections, questions to which only the receiver is able to give his own personal answer, letting himself go, or rather be swept away, by that more or less tumultuous representative explosion, in turn guided by the individual’s life journey, by the experience of each one as well as by the phase in which he finds himself. What strikes Thomas Christian Koller is the positivity, the naturalness, the ability to always find the bright side, the evolution in every circumstance or event that are a constant source of inspiration in his painting. Let us now find out more through this interview.

Thomas, the path to becoming aware of your artistic inclination was a long one. What was the moment when you realised you had to move towards painting? What helped you most from your experience as a photographer in your new expressive approach?

I have been a creative man since childhood. Form and design have always been important to me. For me there are two types of design: the first is that you have an idea in your head and you translate it into the desired result – just like in One series. The second type, which is much more interesting to me, I see in the Second series, you start without an idea and you don’t know where the journey of your creativity and your thinking will go, you have absolute emptiness inside you. You let the energy flow within you and you connect to what you want to create. As in my case with canvas and colour. You take the first creative steps with the application of colour, without thinking about it. You are observing the first changes that your artistic actions have produced on the hitherto blank canvas. The direction of your artwork will result in different processes of applying colour, thus becoming an image concept. Rejection and destruction of a work or process are also essential elements. Although I appreciate other forms of art and painting, I find my creativity rather in abstraction, for the simple reason that it is handled in an unpredictable way. In abstract painting, it is not clear at the beginning in which direction to go. The curious thing is that the artwork becomes accessible to the viewer. This embodiment of objectivity differs from person to person and thus the message materialises in the eye of the viewer. Photography is a great school of life towards art and design. Great figures in contemporary art such as Gerhard Richter started with photography. For me, photography is also drawing light to work, it is a way of shaping light. Photography is much more than pressing the shutter button. The best and most expensive camera never made the best shot, rather it was the personality of a light moulder behind the camera that captured the beautiful, combining creativity with technology. From photography I have taken away, not consciously but intuitively, the tendency to use monochromatic colours or earthy tones. I also focus on just two or three colours, as in Second series, while strong complementary colours are currently not found in my work. Photography is also the best master of experimenting with light and shadow, delicately and vigorously soft and sharp. These stylistic elements are also reflected in my work and can be found in both photos and images.

What can contact with nature, which is too often left in the background compared to the urgency of living, teach the contemporary individual? Do you think that is the secret to a positive and enthusiastic attitude towards existence?

Today’s stressed man can still learn a lot from contact with nature, grasp harmony with the whole and immerse himself in his emotional world. This is just one of the many keys to a positive attitude towards life. Just as the Impressionists tried to project the magic of nature onto the canvas, as well as the fascinating details of an old tree stump, of a clay stone, so can modern man, through this intense meditation, perhaps get out of the blind alley of disharmony and destruction.

Although you come from a family of commercial entrepreneurs, you have always pursued a different goal, that of creativity and art. Has it been difficult to establish yourself in a world that presents many unknowns and is incredibly competitive like that of photography and then painting? What are the main obstacles you encountered?

My childhood in my grandmother’s shop left a big mark on me. We had a food business with our own bakery. You can’t imagine how nice it was as a child to be in business with my grandmother, selling sausages, fresh pastries like sandwiches and bread and much more. The smell of fresh bread coming out of our bakery. Have you ever done a business inventory with your grandmother? She and I took the most fun inventory in the world. I learnt how to count goods, keep lists, catalogue goods and get to know them in a playful way. Once we had ten Bensdorf chocolate bars but Grandma recorded eight because she gave me two as a reward. What child is experiencing similar magic today? A bit of business administration, sales, marketing, hard work, knowing the right people and also a bit of luck are the guarantee for success in an artist’s life. At least that is what I have learnt since childhood. Of course, you also have to have the gift of creating something that people like. Since the possibility of a work being liked by people depends on individual subjectivity, it is sometimes difficult to sell. Compare the grocery shop, where I spent my childhood, with the incredible competition of contemporary art, with really great works that are currently on the market. Do you really believe that only by virtue of creativity I could make a living? In reality, art is a difficult business that goes far beyond the individual stages of artistic creation. No man can make a living from a sold painting. You have to work hard to create something after the artwork is done and you have to be very lucky to meet interested buyers, because they are unlikely to give you a second chance. My good photographer friend Petro Salvador once told me: ‘Thomas always looks for the best’.

Your style is structured through two different series, One and Second. Would you like to tell us about them? Has your type of pictorial language had teachers who have inspired you?

My new visual language does not have a teacher, on the contrary, I despise some of the painting courses that are currently offered very often on the market. These courses are really only held for the money. I understand that everyone has to finance their own life, but unfortunately, even the most untalented painting students have been led to believe that they have talent. These people do not just attend one course, but book several workshops with different artists and ultimately fail miserably in their artistic goals. So the market is also flooded with images. It is true that the two series are very different and this was chosen on purpose, because they both say something different. If you look at the great masters of contemporary art, they often have several series in the course of their creative process. Take Laary Poons or Gerhard Richter, even Hermann Nitsch created a new series in 2020, two years before his death, with radiant floral colours. Although the artists’ series are often different, they still have the same signature and even recognition value for the art lover!

Regarding the Second series, I had wanted to do something new for a long time, a completely new line, and had many thoughts in my head. Two days before Hermann Nitsch died, I had an idea, namely the reduction of colour and painting media. I simply did not want to follow the madness of the painting materials that the industry made available. So I decided to concentrate on the essentials. Paint soil, acrylic paints, water, brushes and nothing else. This was indeed the basic idea behind this series and the small 40 x 30 cm format. I think this is a further incentive for galleries, which today are only full of large formats. Have you ever seen The Hare by Albrecht Dürer at the Albertina in Vienna? How small it is… and yet this unique work of art looks so big! And so it is with this Second Series, which is mainly produced on the finest Hahnemühle paper and can look big.

Vienna, Rome, New York, these were the countries where you exhibited your work: what are the next projects?

I think there are three pillars in the life of creatives that should be taken into consideration: creative creation, marketing, and exhibition. Certainly there are ideas like a personal exhibition of new artworks, for example. To present in Rome, or in Barcelona, and then there is the Asian area, which I am very interested in. We must not forget, however, that all this implies an investment.

It would be a fascinating thought to paint a large abstract picture with my art friend and mentor Lorenz, who lives in Australia. Thoughts and dreams can sometimes come true. But first of all, I want to quietly dedicate myself to painting for 2023 and bring many ideas to a background, be it canvas, paper or wood.