di Marta Lock
Nata e cresciuta a Beirut da una famiglia di artisti e di esperti d’arte e di design, il suo percorso era già tracciato perché non avrebbe potuto non innamorarsi del fascino di realizzare un’opera d’arte con un padre professore di storia dell’arte e di pittura; non solo, il suo talento innato è stato sapientemente incoraggiato e co ltivato sia dai genitori che anche attraverso gli studi di Interior design presso l’Università Libanese di Beirut proseguiti successivamente presso lo IED Istituto Europeo di Design di Milano, città nella quale vive e lavora e dove ha potuto iniziare anche un cammino artistico professionale. Attualmente divide il suo tempo tra creazione di opere d’arte, consulenze nel campo dell’interior sia nel design, che nella grafica e anche nel disegno di gioielli, seguendo il flusso creativo che le appartiene e che è riuscita a trasformare nella professione dei suoi sogni, quella che suo padre l’ha sempre spinta a inseguire. Il suo stile artistico è una fusione tra Surrealismo ed Espressionismo, attraverso cui riesce a dare un tocco incisivo e suggestivo alle emozioni che sente di dover esprimere, di raccontare all’osservatore attraendolo nel suo mondo introspettivo ed empatico nei confronti di tutto ciò che accade intorno a lei e che cattura la sua attenzione. La filosofia di Amani Esseili è quella dell’accogliere e apprezzare ogni singolo evento, ogni dettaglio emozionale in grado di rendere la vita un percorso meraviglioso e incredibile, dove il materialismo e l’accumulo di beni materiali non siano fondamentali bensì l’attenzione sia focalizzata su quelle piccole cose che costituiscono la realtà quotidiana e che l’uomo contemporaneo spesso dimentica di considerare. Ed è proprio l’attenzione alle energie più silenziose, alle sensazioni più intime e nascoste, a quella necessità di ascoltare un’interiorità a volte nascosta o immersa nella rapidità del vivere, che si concentra la tendenza espressiva dell’artista, il suo essere in grado di lasciar fuoriuscire la voce di sentimenti che a volte si legano a una sfera più intima e personale, altre invece si allargano a concetti più ampi, condivisi da uno sguardo comune che Amani Esseili riesce a coinvolgere; il tocco pittorico è sempre morbido, sfumato, soffuso, proprio per interpretare l’introspezione necessaria a mettersi in posizione di attento ascolto, a effettuare quell’immersione nelle proprie profondità in relazione con frammenti di vita, punti di osservazione della realtà e con eventi che sono accaduti e che hanno avuto il potere di scuotere l’animo e di fare i conti con le emozioni. La tela Afterglow (Bagliore)Afterglow
racconta di un necessario momento di liberazione della protagonista, visibile in lontananza mentre si lascia andare a un gesto di gioia, di leggerezza, sottolineata dal volo degli uccelli intorno a lei, quasi come se Amani Esseili avesse voluto rendere il volo metafora della capacità della figura femminile di credere in se stessa grazie a quel bagliore di autocoscienza, di inedita fiducia nella propria forza e capacità di prendere in mano la propria vita divenendone protagonista. La parte materica dell’opera è costituita da due lembi di iuta che sembrano aprirsi proprio per dare risalto al panorama che si trova oltre, quasi accompagnando l’innalzamento, l’elevarsi della donna da tutto ciò che prima l’aveva trattenuta. Anche in Outside the comfort zone (Fuori dalla zona sicura)
la spinta, il suggerimento dell’artista è quello di acquisire il coraggio di rompere uno schema, di smettere di nascondersi all’interno di finte certezze che contribuiscono unicamente a trattenere l’evoluzione nell’immobilità prima che quella stessa incapacità di uscire da un mondo statico e sicuro possa impedire all’individuo di scoprire le infinite opportunità che possono manifestarsi dietro l’angolo della mancanza di audacia. Il protagonista è racchiuso all’interno di una sfera di cristallo, una barriera protettiva con cui si è schermato dalle emozioni più intense pur sapendo di rischiare di perdere una felicità maggiore, meno tiepida di quella in cui ha scelto di vivere. Ora però lasciamo la parola all’artista.
Amani, quanto è stato appagante e al tempo stesso affascinante scoprire di avere quel talento che aveva sempre ammirato da piccola attraverso l’insegnamento di suo padre? E qual è stato il momento in cui ha capito che l’arte avrebbe davvero potuto essere la sua strada?
Sono cresciuta in una famiglia che ammira l’arte in tutte le sue forme, perciò l’arte faceva parte della mia vita e con il tempo si è trasformata in uno stile di vita, che molto spesso mi fa respirare l’anima nonostante la velocità e il caos della vita contemporanea, e nei momenti più difficili mi dona una sensazione di soddisfazione che mi tranquillizza il cuore.
Ho deciso di iniziare a dipingere in modo più consapevole e strutturato quando un giorno ho preso improvvisamente atto di quanto sia breve questa vita, allora ho deciso di lasciare in qualche modo messaggi indelebili per mia figlia. E l’arte per me era l’unica strada.
Prendere la decisione di lasciare il suo paese, il Libano, cosa ha comportato per lei in termini di rinuncia agli affetti e ai legami? Quanto questa scelta ha influenzato il suo punto di vista sulla vita e la sua produzione artistica?
La distanza è sempre difficile da sopportare, desiderare di passare il tempo con la famiglia condividere le risate con gli amici senza poter realizzare quel desiderio, soprattutto nei momenti più difficili, è destabilizzante ma con il tempo ho compreso che le relazioni più solide e sincere rendono le persone simili all’aria, a volte silenziosa ma sempre intorno a noi, e che anche a distanza ci giungono il loro amore, la loro forza, il loro sostegno. Il fatto di vivere lontana dalla mia famiglia mi ha insegnato ad apprezzare i piccoli gesti, ha rafforzato la mia personalità, mi ha fatto uscire per la prima volta a vent’anni dalla mia comfort zone, ed è questo che provo a dipingere, la qualità che ho imparato di apprezzare ogni piccolo dettaglio nelle nostre giornate perché forse un domani non ce l’avremo, amare e godere ogni attimo nella nostra vita perché forse domani non ci saremo.
Il suo stile è decisamente particolare e personale, racconta prevalentemente di figure femminili che in qualche modo trovano riscatto e coraggio; ritiene che la donna abbia ancora molta strada da fare per raggiungere la consapevolezza del proprio valore e della propria forza? Quali sono le differenze sostanziali tra la cultura libanese e quella italiana su questo tema?
In realtà ho soltanto tre opere con le figure femminili ma sono quelle più popolari; in genere nella mia arte cerco di proporre dei concetti e ci provo ad esprimerli a modo mio attraverso l’uso della materia, con gli elementi più adatti o con simboli astratti per trasmettere la sensazione funzionale all’argomento che desidero trattare. I miei messaggi trasmessi attraverso un’opera comunicano all’essere umano stesso aldilà del genere, perciò nelle mie tele si può trovare il ruggito del leone per esprimere e rinunciare allo stesso tempo la manipolazione dei potenti e il loro comportamento fuori legge e privo di rispetto dei diritti umani. Un altro simbolo che ho usato è quello dell’uomo massacrato psichicamente, crollato sopra le macerie della sua casa, per mettere in luce il tema della grande perdita subita dal popolo libanese dopo l’esplosione di Beirut; oppure il cavallo, gli uccelli e ancora, ovviamente, il simbolo della donna come emblema della maternità, della pazienza, della forza, del coraggio, della responsabilità e dell’amore incondizionato.
Per me la donna determinata è come un uragano, non si ferma davanti agli ostacoli, è quasi irraggiungibile, sorride ingoiando le sue lacrime e ama nonostante i lividi nel suo cuore; questo tipo di donna ha già raggiunto la consapevolezza del proprio valore e della propria forza e credo fermamente che qualsiasi donna, se davvero lo vuole, può riuscire a fare la differenza a modo suo nel suo ambiente, che sia italiano oppure libanese le basterebbe avere lo sguardo sicuro e la determinazione. L’unica sostanziale differenza tra le due meravigliose culture, quella italiana e quella libanese, sono i diritti legali della donna nella società poiché in Libano, e nonostante tutta questa vasta apertura mentale verso tutto il mondo e il successo e l’esistenza grandiosa della donna nella società, purtroppo la donna è priva di alcuni dei suoi diritti che a volte si trasformano in soffocamento per esempio quando toccano la sua maternità oppure quando non riesce a dare la sua cittadinanza ai suoi figli perché questo è un diritto che non esiste. Le donne libanesi, così come tutte le donne che non godono dei loro diritti, hanno ancora molta strada da fare per raggiungere i loro obiettivi ma sono sicura che ce la faranno.
Lei si muove a metà tra due mondi lontani eppure uniti, si sente più ispirata dai grandi maestri italiani oppure da quelli che hanno segnato l’arte libanese? Chi sono gli artisti che l’hanno influenzata di più nel suo stile?
Non ho avuto una formazione accademica nell’arte. Ho vissuto l’arte libanese sin da piccola, spesso mi accompagnava mio padre a visitare le mostre sia dei grandi
rappresentanti della pittura del mio paese sia che dei suoi studenti, dunque di fatto emergenti in quel periodo, a volte anche artisti internazionali. D’altro canto però oggi viviamo in un mondo tutto è accessibile grazie alla tecnologia dunque è possibile vedere l’arte e gli artisti di tutto il mondo, ecco perché è difficile per me valutare o dire se sono influenzata da un artista piuttosto che da un altro ma sicuramente la mia arte è una combinazione tra le due culture italiana e libanese e di ciò che ho acquisito fino adesso nella mia vita.
Ha all’attivo molte mostre collettive, ha anche vinto il primo premio di un concorso pittorico in Abruzzo, quali sono i suoi prossimi progetti?
L’arte per me non è una strada ma uno stile di vita perciò piuttosto che di progetti mi piace di più parlare di traguardi su cui ci sto lavorando e da poter realizzare nel prossimo futuro. Sicuramente devo lavorare molto e impegnarmi per migliorami
in modo da poter affrontare altri argomenti; attualmente ho in mente di realizzare opere che raccontino anche il dolore della gente e la guerra.
Mi piacerebbe tanto poter essere un mezzo per unire la cultura artistica italiana con la libanese o addirittura con la cultura artistica araba.
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Marta Lock’s interviews:
Amani Esseili, art and design to realise a life devoted to creativity
Born and raised in Beirut in a family of artists and experts in art and design, her path was already mapped out because she could not have failed to fall in love with the fascination of creating a work of art with a father who was a professor of art history and painting. Her innate talent was encouraged and cultivated both by her parents and by her studies in interior design at the Lebanese University in Beirut and then at the IED European Institute of Design in Milan, the city where she lives and works and where she has also been able to begin her professional artistic career. She currently spends her time creating artworks and consulting in the field of interior design, graphics, and even jewellery design. This enables her to follow her creative flow, which she has managed to transform into the profession of her dreams, the one that her father has always motivated her to pursue. Her artistic style is a fusion of Surrealism and Expressionism. Through those realms, she is able to give an incisive and suggestive touch to the emotions she wants to express, thus attracting the audience into her introspective and empathetic world of everything that happens around her and that captures her attention. Amani Esseili’s philosophy is to welcome and appreciate every single event, every emotional detail that can make life a wonderful and incredible journey, where materialism and the accumulation of material goods are not fundamental but attention is focused on those little things that make up daily reality and that contemporary man often forgets to consider. It is precisely the attention to the most silent energies, to the most intimate and hidden sensations, to that need to listen to an interiority that is sometimes hidden or immersed in the rapidity of life, that concentrates the artist’s expressive tendency and her ability to let out the voice of sentiments. Such sentiments are at times linked to a more intimate and personal sphere, and at others extend to broader concepts that are shared by a common gaze that Amani Esseili manages to involve; the pictorial touch is always soft, shaded, suffused, precisely to interpret the introspection necessary to place oneself in a position of attentive listening, to carry out that immersion in one’s own depths in relation to fragments of life, points of observation of reality and events that have happened and that have had the power to shake the soul and come to terms with emotions. The canvas Afterglow recounts a necessary moment of liberation for the protagonist. The moment is visible in the distance as she lets herself go in a gesture of joy, of lightness, underlined by the flight of the birds around her. It is almost as if Amani Esseili wanted to make the flight a metaphor for the female figure’s ability to believe in herself thanks to that glow of self-awareness, of unprecedented confidence in her own strength and ability to take charge of her life and become its protagonist. The material part of the artwork is made up of two strips of jute that seem to open up to highlight the view beyond, almost accompanying the woman’s elevation from everything that had previously held her back. In Outside the comfort zone, too, the thrust, the artist’s suggestion, is that of acquiring the courage to break a pattern, to stop hiding within false certainties that only contribute to hold evolution in immobility before that same inability to leave a static, safe world can prevent the individual from discovering the infinite opportunities that can appear around the corner of the lack of audacity. The protagonist is enclosed within a crystal ball, a protective barrier with which he has shielded himself from the most intense emotions even though he knows he risks losing a greater happiness, less tepid than the one he has chosen to live in. Now, however, let us leave the floor to the artist.
Amani, how satisfying and fascinating was it to discover that you had the talent you had always admired as a child through your father’s teaching? And what was the moment when you realised that art could really be your path?
I grew up in a family that admires art in all of its forms. So art was a part of my life, and over time, it has turned into a way of life, which very often makes me breathe my soul despite the speed and chaos of contemporary life. During difficult moments, it gives me a feeling of satisfaction that soothes my heart.
I decided to start painting in a more conscious and structured way when one day I suddenly realised how short this life is, so I decided to somehow leave indelible messages for my daughter. And art was the only way for me.
What did the decision to leave your country, Lebanon, mean for you in terms of giving up your affections and ties? How much did this decision influence your outlook on life and your artistic production?
Distance is always hard to bear. Wanting to spend time with your family and share laughs with friends is always there. Without being able to fulfil that desire, especially in the most difficult moments, is destabilizing, but with time I have understood that the most solid and sincere relationships make people similar to air, sometimes silent but always around us, and that even at a distance their love, strength and support can reach us. Living far away from my family has taught me to appreciate small gestures, has strengthened my personality, has made me leave my comfort zone for the first time in my twenties, and this is what I try to paint, the quality I have learned to appreciate every little detail in our days because maybe tomorrow we won’t have it, to love and enjoy every moment in our lives because maybe tomorrow we won’t be there.
Your style is decidedly particular and personal, mainly about female figures who somehow find redemption and courage; do you think that women still have a long way to go to become aware of their own value and strength? What are the substantial differences between Lebanese and Italian culture on this issue?
Actually I only have three artworks with female figures but they are the most popular ones. Generally in my art I try to propose concepts and I try to express them in my own way through the use of matter, and the most suitable elements, abstract symbols, or codes that all serve as a vehicle to convey the sensation relevant to the topic I am depicting . My messages, conveyed through a work of art, speak to the human condition beyond gender. So in my canvases, you can find the roar of the lion that both expresses and renounces the manipulation of the powerful and their lawless behaviour and the lack of respect for human rights. Another symbol I used is that of the psychologically slaughtered man, depicted as someone who collapsed on top of the rubble of his house, his life, to highlight the theme of the great loss suffered by the Lebanese people after the explosion in Beirut. There is also the horse, the birds, and again, of course, the symbol of the woman as an emblem of motherhood, patience, strength, courage, responsibility and unconditional love.
To answer the second part of your question, for me a determined woman is like a hurricane; she doesn’t stop in front of obstacles; she is almost unreachable. She smiles while swallowing her tears, and loves despite the bruises in her heart; this type of woman has already reached the awareness of her own value and strength and I firmly believe that any woman, if she really wants to, can succeed in making a difference in her own way in her environment, whether it be Italian or Lebanese. All she needs is a confident look and determination. That said, the only substantial difference between the two wonderful cultures, the Italian and the Lebanese, are the legal rights of women in society. Despite all this vast open-mindedness towards the whole world in Lebanon and the success and grandiose existence of women in society, women are unfortunately deprived of some of their rights which is sometimes suffocating. Not being able to give their citizenship to their children is one example of a right that is missing. Lebanese women, as well as all women who do not have their rights, still have a long way to go to achieve their goals, but I am sure they will succeed.
Do you feel more inspired by the great Italian masters or by those who have left their mark on Lebanese art? Who are the artists who have influenced you most in your style?
I do not have an academic degree in art, but I have experienced Lebanese art since I was a child. My father would often take me to exhibitions of both the great representatives of painting in my country and his students, so in fact emerging artists at that time, sometimes even international artists. On the other hand, today we live in a world where everything is accessible thanks to technology, so it is possible to see art and artists from all over the world. That is why it is difficult for me to evaluate or say whether I am influenced by one artist rather than another, but my art is certainly a combination of the two cultures of Italy and Lebanon, and what I have acquired in my life until now.
You have had many group exhibitions, you have also won first prize in a painting competition in Abruzzo, what are your next projects?
Art for me is not simply a career path but a way of living, so rather than talking about projects I like to talk about what I am working on and what I can achieve in the near future. I would like to work on and improve my techniques so that I can express other topics. At the moment I am planning to make artworks that also tell about people’s pain and war. Through my art, I would aspire to be a means of uniting the Italian artistic culture with the Lebanese or even the Arab culture.
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