Le interviste di Marta Lock: Pamela Pagano, la conoscenza come base imprescindibile per una perpetua ricerca artistica

di Marta Lock

Pamela Pagano

Pamela Pagano

Profonda, riflessiva, positiva e desiderosa di accrescere costantemente il suo percorso di conoscenza interiore e filosofica, Pamela Pagano scopre fin da piccola la sua attitudine verso il disegno, il suo compagno di giochi in cui si rifugiava in ogni momento libero dallo studio o dai pomeriggi all’aria aperta trascorsi con gli altri bambini, disegnando persone, principesse, regine per dare sfogo alla sua indole sognatrice; tanto forte era la sua inclinazione artistica che non poté fare a meno di intraprendere un percorso di studi accademici durante i quali perfezionò la tecnica e scoprì un talento naturale nella rappresentazione del corpo umano. Terminato il liceo scelse di iscriversi alla Scuola di Restauro della Regione Lazio, cominciando l’affascinante esperienza in quel mondo magico, sospeso tra i grandi capolavori del passato e le conoscenze del presente necessarie a dare loro nuova vita; forse è proprio quello il momento in cui sente la necessità di studiare più approfonditamente l’epoca classica, quella che è stata la culla non solo della cultura sopraggiunta fino ai nostri giorni ma anche di una ricerca artistica ed estetica che è stata base di partenza di tutto ciò che è sopraggiunto dopo poiché persino l’arte moderna e contemporanea non avrebbero avuto la loro ragione di essere se non vi fosse stato uno stile tradizionale e accademico a cui opporsi. Le vicissitudini della vita e la precarietà del lavoro di restauratrice l’hanno poi spinta ad accettare un impiego full time presso una grande multinazionale sperimentando la sensazione di sentirsi in gabbia in un luogo che non era il suo, trovando conforto solo nella pausa pranzo quando poteva immergersi nel disegno. Qualche anno dopo le vicissitudini esistenziali l’hanno portata a sposarsi, dare alla luce un figlio e quasi contemporaneamente perdere la madre, evento che l’ha allontanata a lungo dall’arte. Notata fin da ragazza, quando ancora frequentava il liceo Artistico, dalla titolare della storica Galleria La Pigna di Roma grazie alla quale poté esporre le sue opere in occasione di mostre collettive, nel momento in cui torna alla pittura dopo la lunga pausa dovuta al vuoto della perdita della madre, Pamela Pagano riscuote subito grande successo che si concretizza in numerose opere commissionate da suoi estimatori e poco dopo in riconoscimenti durante importanti mostre internazionali, inserimento nei più importanti cataloghi sull’Arte Contemporanea italiani e infine la partecipazione a collettive all’estero. Il suo stile è formalmente legato all’Iperrealismo ma la sua ricerca affonda le radici nella mitologia, nella filosofia, nella teologia, dunque un’apertura totale verso modi di pensare e di osservare a volte opposti ma che hanno come base comune l’essere umano, i suoi desideri, le sue paure, il suo coraggio, il bisogno senza tempo di aggrapparsi a forze esterne dimenticando quanto invece la vera forza risieda in se stesso. La sua più recente produzione artistica si lega alla mitologia greca, al percorso omerico come ama definirlo lei, in cui la simbologia che contraddistingue gli eroi narrati nell’Iliade si accosta alla perfezione descrittiva della Pagano la quale sceglie di riprodurre i personaggi non nel momento di massima gloria, come invece accadeva nella maggior parte dell’arte classica, bensì nella fase discendente, quella in cui mostrano il loro lato umano. Il dipinto La morte di Patroclo

La morte di Patroclo 2019 Pamela Pagano
La morte di Patroclo

rappresenta la circostanza finale della vita del personaggio, quella in cui il vigore e la forza non sono ancora usciti dal suo corpo ma stanno per farlo, in cui la sofferenza sembra essere in procinto di lasciar spazio al riposo eterno. Così come in Atena,

COPERTINA ARTICOLO Atena 2018 Pamela Pagano Edelweiss
Atena

dea della guerra, forte e risoluta, ciò che l’artista lascia emergere è la sua fragilità, quell’essere a nudo e ripiegata su se stessa come se la stanchezza delle battaglie combattute le impedisse di vedere la minaccia, costituita dal serpente che sta per morderla; emerge sempre il lato più umano degli eroi narrati da Pamela Pagano, come se essi incarnassero e fossero allegoria delle fragilità che appartengono da sempre all’uomo, di oggi come di ieri. Andiamo ora ad approfondire la conoscenza di questa brava artista.

Pamela, il suo percorso artistico è cominciato fin da giovane eppure, a un certo punto, ha deciso di accettare un impiego completamente discostante dalla sua indole; ci spiega quali erano allora, e quali sono oggi le difficoltà maggiori del vivere di arte? Perché gli artisti credono raramente che sia possibile farlo? Da cosa dipende questa convinzione?

Rispondere a questa domanda non è semplice, in quanto è complesso individuare le cause delle difficoltà del vivere di arte, però posso provare a raccontare il mio percorso artistico personale per ragionare insieme sul perché, nel corso della nostra vita terrena, ci incaponiamo con il voler perseguire strade diverse da ciò che siamo e dai nostri talenti innati. Come ha espletato lei in precedenza, nella mia vita è entrato a far parte quel mondo impiegatizio tanto lontano da me e sono varie le cause che hanno contribuito a realizzare ciò: innanzi tutto il desiderio di indipendenza economica resa possibile solo attraverso una retribuzione mensile fissa, cosa che né con il restauro né con la mia arte all’epoca riuscivo ad avere. Consideri che quest’aspetto rientra a pieno titolo nel mio carattere, sono una donna intellettualmente libera ed emancipata e cercare la libertà anche economica è sempre stato per me naturale.

Appena terminato il liceo artistico, svolgevo praticantato nelle scuole elementari private per inserirmi nel campo dell’insegnamento, fino a quando il caso volle che mi imbattessi in una scuola di restauro della Regione Lazio e fu amore a prima vista. Inutile dire che anche quell’ambito non mi era estraneo e decisi di diplomarmi come restauratrice iniziando poi la professione sia individualmente che in collaborazione con altri restauratori. Era un lavoro affascinante dove avevo acquisito notevoli competenze peccato che non fosse continuativo, forse perché ero all’inizio? Forse è stato in quel momento che è subentrato l’impiego, dapprima vinsi il concorso come impiegata trimestrale presso la Corte d’Appello di Roma e poi, reduce da mensilità cospicue, mi sono trovata a lavorare all’interno di una multinazionale che commercializzava prodotti chimici.

Non contenta di quel mondo, correvo nelle chiese ormai mie committenti e di cui ero divenuta restauratrice di fiducia, dove mi aspettavano dipinti e statue e così lavoravo sette giorni su sette.

Penso che tutto faccia parte di un piano divino, o contratto d’anima, o fato che dir si voglia, il fatto è che se non avessi fatto l’impiegata non avrei mai potuto conoscere mio marito in quanto apparteniamo a due mondi completamente diversi che forse mai si sarebbero incontrati in altre circostanze: un economista e un’artista. A parte le battute, il fatto che abbia voluto trovare il modo per sostentarmi al di fuori dell’arte, che sgorga da un’inarrestabile fonte creativa, è da ricercare nella natura stessa dell’essere artista. Mi spiego: l’arte è intrinseca in me, si può usare in questo caso un termine filosofico, l’arte è la mia stessa essenza, quindi il lavoro, inteso come fonte di guadagno, è un qualcosa che avviene al di fuori di me mentre il dipingere e il disegnare sono delle necessità come parlare, respirare, insomma sono io!

Penso che sia nato da questo presupposto la convinzione di non poter guadagnare con la mia arte, anche se ora con il passare del tempo e con l’evolversi della mia coscienza questo punto di vista ha iniziato a subire una metamorfosi.

Il vestito slacciato Pamela Pagano
Il vestito slacciato

L’evento traumatico della perdita di sua madre le ha provocato un blocco che però poi è sembrato essere funzionale a una nuova propulsione verso la pittura, crede che quella lunga pausa le sia stata necessaria per comprendere meglio se stessa e di conseguenza anche la sua personalità artistica? È stato quello il momento in cui ha sentito il bisogno di approfondire lo studio della filosofia e della teologia?

Si dice che la morte attraversi la nostra vita ma quando perdi tua madre, ancora giovane a causa di un cancro, il trauma è forte, non solo per la mancanza della sua presenza fisica ma anche e soprattutto per il calvario subìto durante la malattia. In quei momenti il tempo ti scorre sotto i piedi e tu vivi quasi sospesa in una dimensione eterea dove la tua anima è collegata alla persona che soffre, poi questo legame animico è rafforzato anche da un affetto viscerale considerando che si tratta di tua madre, quindi sia la tua anima che il tuo corpo sono immersi nel dolore che ti avvolge completamente. Come tutti i dolori sono da considerarsi prove necessarie per la tua evoluzione spirituale e personale. Da qui ne è scaturito un blocco creativo durato all’incirca un lustro,

nel frattempo mi sono occupata a pieno della mia famiglia e dei miei due figli un maschietto e una femminuccia. La nascita del mio primo figlio è avvenuta prima della scoperta della malattia di mia mamma, si può dire che lì ho provato la vera felicità terrena, purtroppo è durata solo un anno; mi ricordo che durante i momenti più duri il mio piccolo è stato la mia ancora di salvezza, mi abbracciavo a lui stringendolo al mio petto per trovare la forza di affrontare la sentenza che nessun figlio si vorrebbe sentir dire “non c’è più nulla da fare” e aspettare quasi come una liberazione il giorno in cui l’anima di tua madre decidesse di lasciare il suo corpo fisico.

Fortunatamente la gioia della maternità è tornata nella mia vita regalandomi una splendida figlia anche se il dolore era ancora presente ed in fase di metabolizzazione. Da lì è cominciato un percorso di ricerca sull’esistenza dell’anima e sulla comprensione di alcune domande che mi hanno sempre accompagnata: “Chi siamo?”, “Da dove veniamo”, “Cosa facciamo qui sulla Terra?”, “Dove andiamo?” La ricerca dell’oltre il tangibile si rende visibile anche nelle mie tele; come detto in precedenza l’arte è la mia essenza e di conseguenza ciò che appare nei miei dipinti è ciò che ho dentro. Nei miei quadri i soggetti raffigurati sono sempre posti in un’atmosfera senza spazio né tempo, quasi in un contesto

metafisico, proprio a simboleggiare quella ricerca filosofica e teologica del trascendente; studi che mi hanno accompagnato dopo la partenza di mia madre e che mi accompagnano tuttora con lo studio dell’origine del pensiero, quello orientale.

Lattesa 2020 Pamela Pagano
L’attesa

Una delle sue produzioni più recenti è dedicata al ciclo omerico, perché questa idea? Cosa desidera giunga agli osservatori delle sue opere attraverso questo approccio immerso nei simboli del passato che però tanto somigliano metaforicamente alle vicissitudini del presente?

L’amore per la filosofia, la storia, la letteratura e la storia dell’arte li porto come me dall’epoca del liceo artistico dove mi approcciavo a questo mondo per me fantastico. Scoprire la Bellezza attraverso la conoscenza e riscoprire le nostre radici greco-romane mi ha portato alla rilettura dei testi epici e, come spesso mi accade mentre leggo, mi appaiono nella mente, quasi come se fossero delle visioni, le immagini delle scene descritte sui libri e da lì butto giù dei bozzetti che poi immancabilmente si trasformano in vere e proprie opere d’arte. L’artista a volte è precursore dei tempi, è anche un osservatore della società in cui vive e nel mio caso la rappresentazione della caduta dei valori umani del mondo contemporaneo è avvenuta già da qualche anno, circa un decennio. Ormai dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti che il mondo che ci hanno imposto da circa tre secoli si è andato a spogliare di tutte le sue tradizioni culturali e religiose per lasciare il posto all’industrializzazione, all’individualismo, all’ateismo e al

consumismo sfrenato sfiorando l’iperconsumismo isterico e superficiale degl’ultimi decenni e non solo. Da qui la riscoperta dell’antico, del classico con i suoi valori umani, sociali e civici tramandati attraverso il racconto dei miti, che ciclicamente nella storia ritorna e trova il suo posto nella teoria dell’Eterno ritorno di cui la storia dell’arte e della letteratura ne sono dei validi esempi. Quindi, nel mio caso, la rappresentazione del mito viene riattualizzata in una iconografia più umana dove non esalto la figura trionfante e divina dell’eroe, bensì colgo il suo lato fragile quasi esortando lo spettatore a una lettura introspettiva sulla sua condizione fisica elevandolo a una consapevolezza del divino in sé, come se capovolgessimo l’immagine e il suo ruolo salvifico per l’umanità.

Attualmente sta effettuando invece un percorso differente in cui l’Astratto comincia a entrare nella tela e in alcuni casi diventare preponderante. Ci racconta di questa nuova evoluzione del suo stile? A cosa è dovuto il cambiamento?

Il mio percorso artistico inizia da molto lontano e nel corso degli studi accademici ho sperimentato varie tecniche iconografiche spaziando dal figurativo all’Astrattismo fino a unire i due stili. Nel corso del mio cammino artistico ho lasciato da parte l’Astrattismo

il quale non mi rappresenta, non mi emoziona durante l’esecuzione, per focalizzarmi sempre di più sul figurativo, stile che sento innato, e solo ultimamente ho riscoperto le forme astratte dal sapore futurista a cui affido un compito e un significato all’interno dei miei dipinti. Si può dire che sia un tornare alle origini, quando univo la figurazione con l’astrazione, per rimanere in tema dell’eterno ritorno; mi viene quasi da dire che ogni artista racchiude in sé il susseguirsi degli stili artistici avvenuti in secoli di storia.

Miraggio 2020 Pamela Pagano
Miraggio

Lei ha recentemente preso parte a Expo Dubai 2021 che, causa pandemia, ha avuto luogo a inizio 2022, oltre a far parte di un movimento pittorico denominato Transantigenismo. Ci racconta quali sono i suoi prossimi progetti? Dove potranno ammirare le sue opere i lettori? Recentemente ho partecipato con quattro opere, due esposte in Italia e le altre due esposte negli Emirati Arabi Uniti, all’evento mondiale più importante degli ultimi cinque anni e cioè Expò 2020 Dubai – Abu Dhabi rimandato di un anno a causa del patogeno che ha fermato il mondo intero, dove ho riscontrato un ottimo successo di pubblico e di critica. Inoltre sono un maestro chiamato a esporre le sue opere all’interno delle manifestazioni ufficiali del nuovo movimento artistico Transantigenismo 2020 Re.StArt 4.0, nato appunto quando il mondo frenetico e vuoto contemporaneo ha subìto un arresto forzoso; hanno  fermato i nostri corpi ma non la nostra mente, i nostri sogni, anzi in un certo qual modo li hanno risvegliati! Ovviamente anche io non mi sono fermata e ho continuato a produrre le mie opere nel silenzio e nella contemplazione del mio piccolo studiolo, proseguendo quel filone epico che giungerà al termine della sua prima parte nel prossimo anno, dove sarà realizzata la sua presentazione al pubblico,

sicuramente in un contesto istituzionale, ancora sono sconosciute le date ed il luogo. Inoltre sarò impegnata in altre mostre collettive, una delle quali sarà inaugurata il 1° ottobre 2022 a Palermo presso la galleria d’arte EA in occasione dell’evento Expo per la Pace contro tutte le violenze promosso del movimento artistico sopra citato e un’altra all’interno dei musei e palazzi istituzionali di Calabria e Sicilia con la direzione artistica del professor Giammarco Puntelli che ha recensito alcune mie opere da inserire sulla collana artistica Le Scelte di Puntelli  – Mediterraneo edita da Giorgio Mondadori. Tutti questi eventi si collegano perfettamente con il mio percorso artistico, culturale e personale.

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Marta Lock’s interviews:

Pamela Pagano, knowledge as the essential basis for perpetual artistic research

Deep, thoughtful, positive and eager to constantly increase her inner and philosophical knowledge, Pamela Pagano discovered from an early age her aptitude for drawing, her playmate in which she took refuge in every free moment from studying or afternoons spent outdoors with other children, drawing people, princesses and queens to give vent to her dreamy nature; her artistic inclination was so strong that she had to undertake academic studies to perfect her technique during which she discovered a natural talent for depicting the human body. After finishing high school she chosed to enrol in the Lazio Region Restoration School, beginning her fascinating experience in that magical world, suspended between the great masterpieces of the past and the knowledge of the present necessary to give them new life; perhaps that was the moment when she felt the need to study the classical era in greater depth, the era that was the cradle not only of the culture that has survived to the present day but also of artistic and aesthetic research that was the starting point for everything that came after, since even modern and contemporary art would not have had their reason for being if there had not been a traditional, academic style to oppose it. The vicissitudes of life and the precariousness of her job as a restorer then led her to accept a full-time job with a big multinational company, experiencing the feeling of being in a cage in a place that was not her own, finding solace only in her lunch break when she could immerse herself in drawing. A few years later, existential vicissitudes led her to marry, give birth to a son and almost at the same time lose her mother, an event that kept her away from art for a long time. When she returned to painting after the long pause due to the emptiness of the loss of her mother, Pamela Pagano immediately enjoyed great success, which materialised in numerous artworks commissioned by her admirers and shortly afterwards in recognition at important international exhibitions, inclusion in the most relevant Italian Contemporary Art catalogues and finally participation in group exhibitions abroad. Her style is formally linked to Hyperrealism, but her research is rooted in mythology, philosophy and theology, thus a total openness towards ways of thinking and observing that are sometimes opposed, but which have as their common basis the human being, his desires, his fears, his courage, the timeless need to cling to external forces, forgetting how much of his true strength lies within himself. Her most recent artistic production is linked to Greek mythology, to the Homeric cycle, as she likes to define it, in which the symbolism that distinguishes the heroes narrated in the Iliad is combined with Pagano’s descriptive perfection. She chooses to reproduce the characters not in their moment of greatest glory, as was the case in most classical art, but in their descending phase, when they show their human side. The painting La morte di Patroclo (The Death of Patroclus) represents the final circumstance of the character’s life, one in which vigour and strength have not yet left his body but are about to do so, in which suffering seems to be about to give way to eternal rest. Just as in Athena,

goddess of war, strong and resolute, what the artist allows to emerge is her fragility, her nakedness and withdrawal into herself as if the tiredness of the battles she has fought prevented her from seeing the threat posed by the snake that is about to bite her. The more human side of the heroes narrated by Pamela Pagano always emerges, as if they embodied and were an allegory of the fragility that has always belonged to man, today as in the past. Let us now delve into the knowledge of this talented artist.

Pamela, your artistic career began when you were young and yet, at a certain point, you decided to accept a job that was completely different from your nature; can you explain to us what were then, and what are now, the greatest difficulties in making a living from art? Why do artists rarely believe that it is possible? On what does this belief depend?

Answering this question is not easy, as it is complex to identify the causes of the difficulties of living from art, but I can try to tell you about my personal artistic journey to reason together on why, during our earthly life, we are incapable of pursuing paths different from what we are and from our innate talents. As you explained earlier, the world of employee work, that was so far removed from me, has become part of my life and there are several reasons for this: first and foremost, the desire for economic independence that was only possible through a fixed monthly salary, something that neither restoration nor my art could provide at the time. I am an intellectually free and emancipated woman, and it has always been natural for me to seek economic freedom as well. Another aspect is linked to the family environment where there was a cult for the fixed job, in fact they were all state employees. For example, my grandfather and aunt on my father’s side were civil servants, my aunt was a teacher of literature at an industrial technical institute, yet they were all artists, painters and musicians as a hobby so it was natural for me to follow in their footsteps. Therefore, art has always accompanied me from birth and my course of study was ‘planned’ from a very young age: when I was five I said I wanted to go to drawing school, and was what I did.

As soon as I finished art school, I worked as an apprentice in private primary schools in order to enter the teaching field, until I came across a restoration school in the Lazio Region and it was love at first sight. Needless to say, this was no stranger to me and I decided to graduate as a restorer and then started working both individually and in collaboration with other restorers. It was a fascinating job where I had acquired considerable skills, but it was a pity that it was not continuous, perhaps because I was just starting out? Perhaps it was at that time that employment took over. First I won a competition as a three-monthly clerk at the Court of Appeal in Rome and then, after receiving substantial monthly payments, I found myself working for a multinational company that sold chemical products. Not satisfied with that world, I ran to the churches that had become my clients and for which I had become a trusted restorer, where paintings and statues were waiting for me, and so I worked seven days a week. I think it was all part of a divine plan, or a soul contract, or fate, whatever you want to call it, but the fact is that if I had not been a clerk, I would never have been able to meet my husband because we belong to two completely different worlds that

might never have met under any other circumstances: an economist and an artist. Jokes aside, the fact that I wanted to find a way to support myself outside of art, which flows from an unstoppable creative source, is to be found in the very nature of being an artist. Let me explain: art is intrinsic in me, we can use a philosophical term in this case, art is my very essence, so work, understood as a source of income, is something that happens outside of me, while painting and drawing are necessities like talking, breathing, in short, it is me! I think that it is from this assumption that I was convinced that I could not earn money from my art, although now with the passage of time and the evolution of my consciousness this point of view has begun to undergo a metamorphosis.

The traumatic event of the loss of your mother caused a blockage which then seemed to be functional for a new drive towards painting; do you think that this long pause was necessary for you to better understand yourself and consequently also your artistic personality? Was that the moment when you felt the need to study philosophy and theology in greater depth?

It is said that death passes through our lives, but when you lose your mother, still young, to cancer, the trauma is strong, not only for the lack of her physical presence but also and above all for the ordeal she endured during the illness. In those moments time passes under your feet and you live almost suspended in an ethereal dimension where your soul is connected to the person who suffers, then this soul link is also strengthened by a visceral affection considering that it is your mother, so both your soul and your body are immersed in pain that surrounds you completely. Like all sorrows, they are necessary tests for your spiritual and personal evolution. This led to a creative block that lasted about five years, and in the meantime I took care of my family and my two children, a boy and a girl. The birth of my first child took place before the discovery of my mother’s illness, and it can be said that it was there that I experienced true happiness on earth, unfortunately it only lasted a year; I remember that during the hardest moments my little son was my lifeline, I would hug him tightly to my chest to find the strength to face the sentence that no son would want to hear “there is nothing more to do” and to wait almost as a liberation for the day when your mother’s soul would decide to leave her physical body.

Fortunately, the joy of motherhood returned to my life, giving me a beautiful daughter, even though the pain was still present and being metabolised. From there began a journey of research into the existence of the soul and the understanding of certain questions that have always accompanied me: “Who are we?”, “Where do we come from”, “What are we doing here on Earth?”, “Where are we going?” The search for the beyond the tangible is also visible in my canvases; as I said before, art is my essence and consequently what appears in my paintings is what I have inside. In my artworks, the subjects depicted are always placed in an atmosphere without space or time, almost in a metaphysical context, to symbolise that philosophical and theological search for the transcendent; studies that accompanied me after my mother’s departure and that still accompany me today with the study of the origin of thought, the oriental one.

One of your most recent productions is dedicated to the Homeric cycle, why this idea? What do you want to convey to the observers of your artworks through this approach, immersed in the symbols of the past which, however, are so metaphorically similar to the vicissitudes of the present?

I have a love of philosophy, history, literature and the history of art, which I have carried with me since I was at art school, where I approached this world that was fantastic to me. Discovering Beauty through knowledge and rediscovering our Greco-Roman roots led me to reread the epic texts and, as often happens to me while I am reading, images of the scenes described in the books appear in my mind, almost as if they were visions, and from there I draw up sketches that invariably turn into real works of art. The artist is sometimes a forerunner of the times, he is also an observer of the society in which he lives, and in my case the representation of the fall of human values in the contemporary world has already been taking place for some years, about a decade. By now it should be clear to everyone that the world that has been imposed on us for about three centuries has been stripped of all its cultural and religious traditions to make way for industrialisation, individualism, atheism and unbridled consumerism, verging on the hysterical and superficial hyper-consumerism of recent decades and beyond. Hence the rediscovery of antiquity, of the classic with its human, social and civic values handed down through the story of the myths, which cyclically return in history and find their place in the theory of the Eternal Return of which the history of art and literature are valid examples. Therefore, in my case, the representation of the myth is re-actualised in a more human iconography where I do not exalt the triumphant and divine figure of the hero, but I capture his fragile side, almost urging the viewer to an introspective reading of his physical condition, raising him to an awareness of the divine in himself, as if we were turning the image and its saving role for humanity upside down.

At present, however, he is following a different path in which the Abstract is beginning to enter the canvas and in some cases become predominant. Can you tell us about this new evolution in your style? What is the reason for the change?

My artistic journey began a long time ago, and during my academic studies I experimented with various iconographic techniques, ranging from figurative art to abstractionism, until I combined the two styles. In the course of my artistic journey, I have left aside Abstractionism, which does not represent me, which does not move me during execution, to focus more and more on figurative art, a style that I feel innate, and only recently have I rediscovered abstract forms with a futuristic flavour to which I entrust a task and a meaning in my paintings. We can say that it is a return to the origins, when I combined figuration with abstraction, to stay in the theme of the eternal return; I would almost say that every artist contains within himself the succession of artistic styles that have occurred over centuries of history.

You recently took part in Expo Dubai 2021 which, due to the pandemic, took place in early 2022, as well as are part of a painting movement called Transantigenism. What are your next projects? Where can readers admire your paintings?

I recently took part with four artworks, two exhibited in Italy and the other two in the United Arab Emirates, in the most important world event of the last five years, namely Expò 2020 Dubai – Abu Dhabi, postponed for a year due to the pathogen that stopped the whole world, where I was very well received by the public and the critics. Moreover, I am a master called to exhibit my artworks within the official events of the new artistic movement Transantigenismo 2020 Re.StArt 4.0, born precisely when the frenetic and empty contemporary world has undergone a forced stop; they have stopped our bodies but not our minds, our dreams, indeed in a certain way they have awakened them! Obviously, I have not stopped either, and I have continued to produce my artworks in the silence and contemplation of my small studio, continuing this epic thread that will reach the end of its first part next year, when it will be presented to the public, certainly in an institutional context, the dates and location are still unknown. In addition, I will be involved in other group exhibitions, one of which will be inaugurated on 1 October 2022 in Palermo at the EA art gallery on the occasion of the event Expo for Peace against all violence promoted by the artistic movement mentioned above and another within the museums and institutional buildings of Calabria and Sicily under the artistic direction of Professor Giammarco Puntelli who has reviewed some of my artworks to be included in the artistic series Le Scelte di Puntelli – Mediterraneo published by Giorgio Mondadori. All these events are perfectly connected with my artistic, cultural and personal path.