Le interviste di Marta Lock: Letizia Cucciarelli, in bilico tra scelta professionale e un impulso creativo che la spinge a interpretare la cultura del passato
di Marta Lock
La natura artistica spesso si consolida nel tempo, parallelamente ad altre scelte di vita e professionali che sembrano andare in direzioni differenti, malgrado la sensazione latente di dover continuare a lasciare libera una creatività che non può restare in silenzio né in ombra. Questo è stato il percorso di vita di Letizia Cucciarelli, bolognese con la travolgente comunicatività tipica degli abitanti del capoluogo emiliano e con un’immediatezza espressiva, nella parola quanto nel gesto plastico, che derivano da un suo lungo percorso di approfondimento culturale sia nello studio dei personaggi storici, religiosi, letterari che hanno segnato un profondo solco nel passato dell’umanità sia nel percorso di scoperta e di conoscenza di popoli lontani con usi, costumi, tradizioni e credenze completamente differenti da quella italiana. Nonostante la sua consapevolezza di tendere verso il disegno, la scultura e la rappresentazione figurativa delle emozioni e della realtà che la circondava, sceglie di seguire studi tecnici commerciali per seguire le orme di suo padre, commercialista, affiancandolo così nel suo lavoro; in virtù del forte legame che la legava a lui, la rinuncia a una carriera strettamente artistica non le è pesata anche perché non ha mai rinunciato a praticare, sperimentare, creare, tutto ciò che il suo impulso le suggeriva, evolvendo e apprendendo a fondere i suoi studi e le letture sulle vite e le biografie di poeti, scrittori, filosofi, con il suo atto plastico di creazione. La reinterpretazione di eventi raccontati nei loro libri, la figurazione di miti e credenze dell’antichità fanno da base essenziale per uno stile originale che da un lato si avvicina alla Brut Art, nell’impatto visivo, ma dall’altro se ne distacca in virtù dei contenuti profondamente intellettuali che dunque non si allineano con la caratteristica di immediatezza e di mancanza di riferimenti culturali degli artisti di quel movimento di metà Novecento creato da Jean Dubuffet. Letizia Cucciarelli mostra una spiccata spontaneità creativa che la conduce a sperimentare costantemente superfici impensabili, materiali più tradizionali come la creta con cui crea delle vere e proprie pittosculture funzionali a esplicare, a narrare, scene o personaggi della storia più lontana; l’uso delle chine, del colore acrilico mescolato con olio d’oliva, cannella, spezie, cacao, dell’acquarello metallizzato, dei gessi, delle crete polverose, diviene per il suo estro una vera e propria sfida nei confronti di se stessa, perché in ogni opera necessita mettersi in discussione, superare i limiti precedenti e innovare, con la sua apertura a tutto ciò che non è tradizionale. La gamma cromatica è dunque assoggettata a ciò che decide di volta in volta di raccontare, come nell’opera La missione di Virgilio – Tributo a William Blake,
in cui la Cucciarelli riproduce l’acquarello del poeta e rappresentante del Romanticismo Inglese attraverso l’uso della materia, e con il suo stile forte, intenso, poco armonico dal punto di vista puramente estetico ma non per questo meno coinvolgente anzi, lo spingersi della composizione verso l’osservatore infonde concretezza a quell’interpretazione della Divina Commedia, non più solo un’opera bensì una vera e propria tavola tridimensionale. In La trasformazione di Aracne
invece l’artista interpreta una storia mitologica, quella dell’abile tessitrice sicura delle proprie capacità che osò sfidare Atena trovandosi poi costretta a soccombere alla punizione scelta per lei dall’oltraggiata dea, quella cioè di essere trasformata in un ragno e tessere con la bocca per tutta l’eternità; la Cucciarelli porta la scena allegorica in un mondo di colore rappresentando lo sguardo triste della donna nel momento della consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima, e che la sua condanna sarebbe stata eterna. Appare quasi rassegnata alla modificazione inesorabile che il suo corpo sta subendo eppure l’artista non evidenzia il lato negativo, quasi come se volesse suggerire all’osservatore che spesso il cambiamento è necessario per rinascere da tutto il precedente. Incontreremo ora l’artista per approfondire le affascinanti tematiche che contraddistinguono la sua arte.
Letizia, la sua scelta di vita l’ha condotta a scegliere una professione logica e razionale, quella di commercialista, pur non rinunciando mai a coltivare la sua inclinazione artistica. Come è riuscita a coniugare questi due opposti? Quanto ha contato la sua concretezza professionale nel definire il suo particolare stile artistico? E quanto invece è stato importante l’essere entrata in contatto, nei suoi viaggi, con culture diverse? La mattina, appena sveglia, prima di andare in studio sfogliavo sempre qualche volume dell’enciclopedia di storia dell’arte, è così sono che cominciate per anni le mie giornate lavorative; ero anche appassionata di libri di archeologia e sull’antico Egitto, Quindi è la mente creativa che si esprime a ogni livello, anche in una professione economico giuridica, in cui si è spesso rivelata utile alla ricerca delle soluzioni tecnico giuridiche sino alle elaborazioni di costruzioni peritali complesse, ricostruzioni di patrimoni come sculture, la pazienza e l’attenzione per i dettagli sono come un terzo occhio che funziona a 360 gradi. Il mio stile è influenzato da tutta la mia esperienza di vita, la forza di volontà e l’auto disciplina di chi come me ha avuto responsabilità importanti alle quali ha dovuto fare fronte con tutta le proprie risorse: fare di più è il segreto e non sottovalutare mai le situazioni comporta l’obbligo di mettersi in gioco con serietà dando il massimo fisicamente, psicologicamente e intellettualmente. La creatività è una dote innata, esiste a prescindere è un aspetto fondamentale del carattere che spesso è stato la chiave di volta per raggiungere i risultati in pratiche difficili, difficoltà fa rima con creatività in ogni situazione. La formazione professionale ha contribuito nell’organizzare le mie scelte, la realizzazione di obiettivi evitando le dispersioni, un criterio economico anche in relazione all’esigenza di dosare le mie energie e coordinare la continua esplosione di idee che poi concretizzo solo per il 10%, infatti ho quaderni e raccoglitori con tantissimi disegni che ancora non hanno preso forma come fossero una scorta, un magazzino a cui attingere per intraprendere nuovi filoni tematici, iconici e formali.
La diversità culturale è parte della conoscenza, in senso antropologico intendo, il rispetto con cui ci si deve porre di fronte a popoli con religioni e costumi diversi insegna molto sin dai piccoli gesti fino alle espressioni più ludiche come il canto, il ballo, in fondo è l’Arte il linguaggio universale che comunica a prescindere dalla latitudine. Vedo la terra come un essere meraviglioso, un organismo vivente che accoglie l’uomo che invece non la rispetta, l’amore per la natura è un altro collante che crea coesione fra le popolazioni e riporta alla massima dimensione delle grandi civiltà scomparse nelle quali vi era l’equilibrio sociale e l’uomo era felice. La città ideale dei filosofi, il paradiso terrestre sono collegati con i monoliti, le piramidi i misteriosi monumenti che ancora risuonano delle impronte degli dei.
Lei si ispira a poeti, pittori, scrittori e personaggi mitologici del passato dimostrando un forte substrato culturale attraverso cui riesce a dar vita a uno stile eccentrico e originale? Come mai la scelta di andare verso la Brut Art che tanto fu cara a Dubuffet? Qual è il suo rapporto con la materia spesso essenziale per le sue opere?
L’ispirazione è reciproca e a doppio senso, è mediata dalla ricerca e dallo studio di personaggi mitici o vissuti in altre epoche con i quali riscontro affinità molto intime o intellettuali che poi diventano a loro volta impulsi autonomi, in questo contesto sono i personaggi che si svelano e mi aiutano a ricercare nuove strade, sia stilistiche che tematiche, curiosità costante e coincidenze che mi mandano segnali e mi indirizzano ad approfondire la storia, il mito e la psiche umana sin nei piccoli comportamenti umani. Il mito è il filo conduttore dal passato al presente e rappresenta gli archetipi dai quali non riesco a prescindere come i personaggi omerici inseparabili: Ulisse, Achille e le mura di Troia che Cassandra vedeva capitolare ma anche l’esoterismo ed il mistero. I linguaggi iniziatici mi attraevano sin dall’adolescenza, dopo il mio primo viaggio a Parigi a quattordici anni rimasi colpita dal cubismo, dal dadaismo e dal futurismo, da quel momento il contatto con quei personaggi del primo novecento parigino non mi hanno mai abbandonato. Sfidare l’arte formale, accademica con la ricerca del primitivismo mi avvicina sicuramente anche alla Brut Art in quanto le mie creazioni sono estremamente libere, realizzate da una luce interiore, quel famoso terzo occhio che agisce a seconda dell’ispirazione con colori accesi o più tenui con maggior senso di profondità o con linee più essenziali o piatte, dettagli minuziosi e ricercati oppure forme strappate con pochi gesti essenziali. Ho già inserito più volte l’elemento della follia in varie opere come Possession – il distacco ora esposta al Tempio di Minerva a Montefoscoli, sto pensando di ampliare la tematica e di creare un vero filone che includerebbe anche il coinvolgimento di persone disagiate in laboratori d’arte sperimentali, diciamo che ci sto pensando da tempo. L’originalità credo sia il risultato di un complesso di fattori: non copiare, non riprodurre mai, usare tecniche diverse, materiali e colori utilizzati con metodi opposti che vanno dal fresco che comporta lunghissime procedure di colorazione sino alla smaltatura immediata per la scultura, il fascino di verificare che in un’opera se ne formano molte altre fino a quando non decido che il risultato è quello più esplicito a trasfondere il messaggio. Quindi la tecnica è asservita al simbolo la materia è essenziale perché dialoga col colore, si modifica e risponde diversamente ogni volta anche se uso poca luce è lei che si
svela come in un rapporto amoroso di attrazione e di lunghi silenzi. La creta è straordinaria trasmette energia e la riceve come la terra col sole a prescindere dal fatto che sia colorata o meno, sono le vibrazioni più sottili che attraversano la materia i pigmenti del fiume, micro organismi animali e i frammenti minerali sono già un magma vitale senza bisogno di elaborazioni ulteriori.
Molteplici e insoliti materiali, gamma cromatica spesso creata da lei per essere più conforme al suo intento creativo, lei è quella che può definirsi una sperimentatrice. Come nasce una sua opera? Decide una struttura oppure si lascia andare in modo istintivo scegliendo di scoprire solo alla fine dove l’avrà condotta il suo impulso?
Il fuoco interiore è spesso intenso e molte figure mi sollecitano pertanto devo sempre decidere cosa scegliere se un’immagine è ricorrente, più insistente, la realizzo come l’ho vista nella mente, alcune arrivano liberamente in modo automatico come direbbe Breton, altre sono frutto di un meccanismo complesso di reciproca influenza fra visioni e spunti culturali, come la serie dei Papi. Gli oggetti che utilizzo sono tutti riutilizzati, regalati dalle amiche per le mie sculture o comprate nei mercatini, come per la picca in ferro di Achille: qui l’oggetto stesso è già scultura e mi ci sono voluti due anni per trovare il modo di sorreggerla, e poi un porta mestoli e una griglia da microonde, tre coperchi da cucina, la creta martellata e finalmente l’opera era nata, senza colla o supporti creati ad hoc. Tutto sperimentale, sempre perché altrimenti mi annoio e se ho troppi impulsi scelgo quello che comporta una novità e se vi sono diverse soluzioni realizzative scelgo sempre la più difficile: una sfida con me stessa come dice lei.
Molte indicazioni mi giungono appena spengo la luce: nella mia mente si apre un teatro dove compaiono personaggi di ogni tempo e di ogni razza, a volte alcuni stentano a palesarsi ma poi se le visioni ricorrono, il giorno dopo devo andare a consultare libri che acquisto continuamente oppure a visitare musei o fare viaggi per comprendere il messaggio. È come vivere una seconda vita con entità che mi stanno vicino ma che non sono io a cercare, pittori, scultori, filosofi, poeti che hanno ancora voglia di creare oppure che vogliono essere rappresentati.
Tra i tanti poeti, letterati, personaggi storici, quale crede l’abbia influenzata di più nella sua filosofia di vita e nell’approccio verso l’arte? E quale artista invece l’ha ispirata più di altri nella sua formazione creativa?
Leonardo prima di tutto mi ha appassionato per la sua mentalità scientifica che si evolveva spesso da fasi empiriche, il dubbio e l’analisi esplorativa ormai sono entrate nei miei neuroni è una forma mentis imprescindibile, come un’energia sottile poi sempre sin dall’adolescenza anche Michelangelo con i suoi tormenti, le contorsioni di corpi muscolosi che nascondevano un sensibile poeta, da qui la scultura di Picasso. Michelangelo e Rodin o nel dipinto Leonardo, Picasso e Warhol. Nell’adolescenza piena di fervide letture di romanzi e saggi spicca Herman Hesse nei suoi racconti di personaggi esotici come Siddartha, Narciso e Boccadoro o scanzonati come Knulp che era un “viaggiatore senza valigia “ come il professore inglese di Passaggio in India e moltissimi libri di Freud e Jung e poi tanti libri di archeologia ed esoterismo comprati in vari luoghi del mondo e qui è la risposta per quanto riguarda la mia filosofia di vita, un’onnicomprensiva accezione dell’uomo, da un vitruviano cerebrale agli ermetici prigioni fino ai viaggiatori del corpo e della mente, liberati da tutti gli orpelli e stereotipi che fermano l’illuminazione dello spirito.
Per quanto riguarda la seconda domanda il mio rapporto più intenso è sempre collegato con la mia vita precedente, con la Parigi del Bateau Lavoir con i bistrot frequentati da quegli artisti affamati che cedevano le loro opere in cambio di un cafè au lait dove i poeti frequentavano gli artisti, che dire Picasso mi è sempre stato vicino e quando nel 1996 mi hanno operato di mastectomia ero diventata una donna cubista, nel 2019 è nata Pablo et moi una scultura che induce alla riappacificazione fra Picasso e Max Jacob e la serie Ho ancora le ali dedicate alla fragilità del corpo della donna e al suo ruolo nell’era contemporanea. L’ironia e la provocazione sono diventati un’esperienza corporea non mediata molto più di un’ispirazione. Pablito vive qui perché è a suo agio, mi spinge e mi aiuta a migliorami ma è lui che ancora deve esaurire la sua verve e io lo assecondo facendo da tramite alla sua energia. Col tempo ho scoperto mille piccoli dettagli, forse solo coincidenze che mi fanno percepire la sua presenza e la sua costante amicizia e quando si vuole divertire poi non mi lascia in pace…
Lei ha all’attivo numerose mostre collettive, sia in Italia che all’estero, e diverse personali, è stata pubblicata nelle maggiori pubblicazioni italiane dedicate all’arte contemporanea; quali sono i suoi prossimi progetti?
Questa è la vera domanda importante, quello bisogna chiedere a un creatore-artista è quali sono le sue idee nel prossimo futuro, moltissime rispondo perché sono esuberante, la mia mente razionale poi interviene e risponderò che un libro è già pronto ma su questo non posso ancora rivelare niente; sono in fase di concepimento di alcuni Papi medioevali perché il ciclo si concluderà con il Concilio di Pisa e di Costanza. Ho in corso la mostra permanente al Tempio di Minerva di Montefoscoli, vi saranno altri eventi qui in Toscana dove sono sempre personaggi medioevali i protagonisti. Data l’afflizione pandemica e le altre iatture bibliche che ci affliggono non so se sarà possibile affrontare un viaggio e mostre conseguenti all’estero, nell’eventualità sia possibile sto preparando tavole di legno dipinte e pitto sculture più facilmente trasportabili. Non ho ancora deciso di concludere la mia fase sperimentale inclusa la scelta di non riprodurre e non utilizzare modelli, fatto che mi complica molto i lavori ma da un lato mi coinvolge e mi incuriosisce in quanto le opere a volte sono molto intense e forse devo ancora insistere con questa prassi mentale, profondamente cerebrale ed emotiva che risveglia la memoria del Dna. Blake rimane un messaggero discreto, studio ancora le sue opere e credo scaturirà un altro lavoro che potrebbe avere contaminazioni michelangiolesche fra Caronte e Minosse per esempio, da alcuni anni sto affrontando temi legati al misticismo e all’evoluzione dei dogmi sin dal medioevo che confluiscono in un personaggio controverso come Giordano Bruno del quale ho già abbozzato una possibile scultura, ma è ancora in fase di concepimento. Sto valutando di approfondire la tecnica scultorea per poter affrontare materiali diversi e ampliare la tipologia di espressione con procedimenti che devo apprendere. Quindi andrò a scuola per imparare, studiare e migliorare con tanta umiltà e coraggio, che non mi manca di certo.
LETIZIA CUCCIARELLI-CONTATTI
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Marta Lock’s interviews:
Letizia Cucciarelli, poised between professional choice and a creative impulse that drives her to interpret the culture of the past
The artistic nature often consolidates over time, in parallel with other life and professional choices that seem to go in different directions, despite the latent feeling of having to continue to let loose a creativity that cannot remain silent or in the shadows. This has been the life path of Letizia Cucciarelli, a Bolognese with the overwhelming communicativeness typical of the inhabitants of Emilia’s capital city and with an expressive immediacy, in both word and gesture, that derive from her path of cultural in-depth analysis of historical, religious and literary figures that have marked a deep furrow in humanity’s past and in the route of discovery and knowledge of distant peoples with customs, traditions and beliefs completely different from the Italian one. Despite her awareness that she tended towards drawing, sculpture and the figurative representation of her emotions and the reality around her, she chosed to pursue technical business studies to follow in the footsteps of her father, an accountant, thus supporting him in his work; by virtue of the strong connection that bound her to him, the renunciation of a strictly artistic career did not weigh heavily on her, also because she never gave up practising, experimenting, creating, whatever her impulse suggested, evolving and learning to merge her studies and readings on the lives and biographies of poets, writers, philosophers, with her plastic act of creation. The reinterpretation of events recounted in their books, the figuration of myths and beliefs of antiquity form the essential basis for an original style that on the one hand comes close to Brut Art, in its visual impact, but on the other hand breaks away from it by virtue of its profoundly intellectual content, which therefore does not align with the characteristic immediacy and lack of cultural references of the artists of that mid-twentieth-century movement created by Jean Dubuffet. Letizia Cucciarelli displays a marked creative spontaneity that leads her to constantly experiment with unthinkable surfaces, more traditional materials such as clay with which she creates true pictosculptures that serve to explain, to narrate, scenes or characters from the farthest back in history; the use of Indian ink, acrylic colour mixed with olive oil, cinnamon, spices, cocoa, metallised watercolour, chalks, dusty clays, becomes a real challenge for her inspiration, because in each work she needs to question herself, overcome previous limits and innovate, with her openness to everything that is not traditional. The chromatic range is therefore subject to what she decides to tell each time, as in the artwork La missione di Virgilio – Tributo a William Blake (Virgil’s Mission – A Tribute to William Blake), in which Cucciarelli reproduces the watercolour of the poet and representative of English Romanticism through the use of material, and with her strong style, intense, not very harmonious from a purely aesthetic point of view, but for that no less involving. On the contrary, the thrust of the composition towards the observer infuses concreteness to that interpretation of the Divine Comedy, no longer just a work but a true three-dimensional table. In La trasformazione di Aracne (The Transformation of Arachne), on the other hand, the artist interprets a mythological story, that of the skilled weaver, confident in her own abilities, who dared to challenge Athena and then found herself forced to succumb to the punishment chosen for her by the outraged goddess, that is, to be transformed into a spider and to weave with her mouth for all eternity; Cucciarelli brings the allegorical scene into a world of colour, representing the sad look on the woman’s face at the moment of realising that nothing would ever be the same again, and that her sentence would be eternal. She appears almost resigned to the inexorable change that her body is undergoing, yet the artist does not highlight the negative side, almost as if to suggest to the observer that change is often necessary in order to be reborn from all that has gone before. We will now meet the artist to explore the fascinating themes that characterise her art.
Letizia, your life choice led you to choose a logical and rational profession, that of accountant, while never giving up cultivating your artistic inclination. How did you manage to combine these two opposites? How much did your professional concreteness count in defining your particular artistic style? And how important was coming into contact with different cultures in your travels?
In the morning, as soon as I woke up, before going to the studio I always leafed through a few volumes of the art history encyclopaedia, that’s how my working days started for years; I was also fond of books on archaeology and ancient Egypt, So it is the creative mind that expresses itself at every level, even in an economic-legal profession, where it has often proved useful in the search for technical-legal solutions up to the elaboration of complex expert constructions, reconstructions of heritages such as sculptures, patience and attention to detail are like a third eye that works at 360 degrees. My style is influenced by all my life experience, the willpower and self-discipline of those who, like me, have had important responsibilities to which they have had to cope with all their resources: doing more is the secret and never underestimating situations means putting yourself on the line seriously, giving your best physically, psychologically and intellectually. Creativity is an innate talent, it exists regardless is a fundamental aspect of character that has often been the key to achieving results in difficult practices, difficulty rhymes with creativity in every situation. Professional training has contributed in organising my choices, the realisation of objectives avoiding dispersion, an economic criterion also in relation to the need to dose my energies and coordinate the continuous explosion of ideas that I then only realise 10%, in fact I have notebooks and binders with many designs that have not yet taken shape as if they were a stockpile, a warehouse to draw on to embark on new thematic, iconic and formal threads.
Cultural diversity is part of knowledge, in the anthropological sense, I mean, the respect with which one has to place oneself in front of peoples with different religions and customs teaches a lot right from the smallest gestures to the most playful expressions such as singing and dancing. I see the earth as a marvellous being, a living organism that welcomes man who does not respect it, love for nature is another glue that creates cohesion between populations and takes us back to the maximum dimension of the great vanished civilisations in which there was social balance and man was happy. The ideal city of the philosophers, the earthly paradise are connected with the monoliths, the pyramids the mysterious monuments that still resound with the footprints of the gods.
You are inspired by poets, painters, writers and mythological characters from the past, demonstrating a strong cultural substratum through which you manage to create an eccentric and original style? Why the choice to move towards the Brut Art that was so dear to Dubuffet? What is your relationship with the material that is often essential for your artworks?
Inspiration is reciprocal and two-way, it is mediated by the research and study of mythical characters or those who lived in other eras with whom I find very intimate or intellectual affinities that then become autonomous impulses in turn, in this context it is the characters that reveal themselves and help me search for new paths, both stylistic and thematic, constant curiosity and coincidences that send me signals and direct me to delve into history, myth and the human psyche right down to the smallest human behaviour.
Myth is the guiding thread from the past to the present and represents the archetypes from which I cannot disregard, such as the inseparable Homeric characters: Ulysses, Achilles and the walls of Troy that Cassandra saw capitulating, but also esotericism and mystery. The initiatory languages attracted me since my teenage years, after my first trip to Paris at the age of fourteen I was struck by Cubism, Dadaism and Futurism, from that moment on contact with those early 20th century Parisian characters never left me. Challenging formal, academic art with the pursuit of primitivism certainly also brings me closer to Brut Art, as my creations are extremely free, made by an inner light, that famous third eye that acts according to inspiration with bright or softer colours with a greater sense of depth or with more essential or flat lines, minute and refined details or shapes torn out with a few essential gestures. I have already included the element of madness several times in various artworks such as Possession – the detachment now exhibited at the Temple of Minerva in Montefoscoli, I am thinking of expanding the theme and creating a real strand that would also include the involvement of disadvantaged people in experimental art workshops, let’s say I have been thinking about this for some time. I believe originality is the result of a complex of factors: never copying, never reproducing, using different techniques, materials and colors used with opposing methods ranging from fresh, which entails very long colouring procedures, to immediate enamelling for sculpture, the fascination of verifying that in one work many others are formed until I decide that the result is the most explicit in conveying the message. So the technique is subservient to the symbol the material is essential because it dialogues with the colour, it changes and responds differently every time even if I use little light it is it that reveals itself as in a loving relationship of attraction and long silences. Clay is extraordinary it transmits energy and receives it like the earth with the sun regardless of whether it is coloured or not, it is the subtlest vibrations that go through matter the pigments of the river, micro animal organisms and mineral fragments are already a vital magma without the need for further processing.
Multiple and unusual materials, colour ranges often created by her to be more in line with your creative intent, you are what can be called an experimenter. How does one of your artworks comes into being? Do you decide on a structure or do you let go instinctively, only discovering at the end where your impulse has led you?
The inner fire is often intense and many figures urge me on so I always have to decide what to choose if an image is recurring, more insistent, I realise it as I saw it in my mind, some arrive freely in an automatic way as Breton would say, others are the result of a complex mechanism of reciprocal influence between visions and cultural cues, such as the series of Popes. The objects I use are all reused, given as gifts by friends for my sculptures or bought at flea markets, as for the Achilles iron pike: here the object itself is already sculpture and it took me two years to find a way to support it, and then a ladle holder and a microwave grill, three kitchen lids, the hammered clay and finally the artwork was born, without glue or ad hoc created supports. Everything is experimental, always because otherwise I get bored and if I have too many impulses I choose the one that involves something new and if there are several solutions I always choose the most difficult: a challenge with myself as you say.
Many indications come to me as soon as I switch off the light: a theatre opens up in my mind where characters from all times and all races appear, sometimes some struggle to make themselves known but then if the visions recur, the next day I have to go and consult books that I buy all the time or visit museums or go on trips to understand the message. It is like living a second life with entities that are close to me but that I am not the one to look for, painters, sculptors, philosophers, poets who still want to create or who want to be represented.
Of the many poets, writers, historical figures, which do you think has influenced you most in your philosophy of life and approach to art? And which artist has inspired you more than others in your creative development?
Leonardo first of all fascinated me because of his scientific mentality that often evolved from empirical phases, doubt and exploratory analysis have now entered my neurons, it is an inescapable forma mentis, like a subtle energy. Then also Michelangelo with his torments, the contortions of muscular bodies that hid a sensitive poet, hence the Picasso’s sculpture. Michelangelo and Rodin or in painting Leonardo, Picasso and Warhol. In the adolescence full of fervent reading of novels and essays, Herman Hesse stands out in his tales of exotic characters such as Siddartha, Narcissus and Boccadoro or light-hearted ones such as Knulp who was a ‘traveller without a suitcase’ like the English professor in Passage to India and many books by Freud and Jung and then many books on archaeology and esotericism bought in various places around the world and here is the answer as far as my philosophy of life is concerned, an all-encompassing understanding of man, from a cerebral Vitruvian to hermetic prisons to travellers of body and mind, freed from all the trappings and stereotypes that stop the enlightenment of the spirit.
As for the second question, my most intense relationship is always with my previous life, with the Paris of the Bateau Lavoir with the bistros frequented by those starving artists who traded their artworks for a café au lait where poets frequented artists, what can I say Picasso has always been close to me and when I had a mastectomy in 1996 I had become a cubist woman, in 2019 Pablo et moi was born, a sculpture that induces a reconciliation between Picasso and Max Jacob, and the series Ho ancora le ali(I’ve still have wings) dedicated to the fragility of the woman’s body and its role in the contemporary era. Irony and provocation have become an unmediated bodily experience much more than an inspiration. Pablito lives here because he is at ease, he pushes me and helps me to improve, but it is he who has yet to exhaust his verve and I indulge him by being a conduit to his energy. Over time I have discovered a thousand little details, perhaps just coincidences that make me feel his presence and his constant friendship and when he wants to have fun then he doesn’t leave me alone….
You have numerous group exhibitions to your credit, both in Italy and abroad, and several solo exhibitions, you have been published in major Italian publications dedicated to contemporary art; what are your next projects?
This is the real important question, what you have to ask a creator-artist is what are his ideas in the near future, many I answer because I am exuberant, my rational mind then intervenes and I will answer that a book is already ready but on this moment I cannot reveal anything yet; I am in the process of conceiving some medieval Popes because the cycle will end with the Council of Pisa and Constance. I have a permanent exhibition in progress at the Temple of Minerva in Montefoscoli, there will be other events here in Tuscany where medieval characters are always the protagonists. Given the pandemic affliction and the other biblical ills that afflict us, I do not know if it will be possible to travel and consequent exhibitions abroad, in the event that it is possible I am preparing painted wooden boards and pitto sculptures that are more easily transportable. I have not yet decided to conclude my experimental phase including the choice not to reproduce and not to use models, a fact that complicates my work a lot but on the one hand it involves me and makes me curious as the artworks are sometimes very intense and perhaps I still have to insist on this mental, deeply cerebral and emotional practice that awakens the memory of Dna. Blake remains a discreet messenger, I am still studying his works and I believe that another artwork will emerge which could have Michelangelo-like contaminations between Charon and Minos for example, for some years now I have been dealing with themes linked to mysticism and the evolution of dogmas since the Middle Ages which flow into a controversial character such as Giordano Bruno of whom I have already sketched out a possible sculpture, but it is still in the conception phase. I am considering deepening my sculpting technique so that I can deal with different materials and broaden the type of expression with procedures that I have to learn. So I will go to school to learn, study and improve with a lot of humility and courage, which I certainly do not lack.
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