di Marta Lock
Quando un amore nasce subito è quasi naturale perseguire il sogno che induce a poter raggiungere e conquistare l’obiettivo di trasformare il proprio percorso in dimensione all’interno di quella passione alla quale è impossibile rinunciare; questo è il percorso compiuto da Arianna Capponi, artista laziale che le vicissitudini della vita hanno portato a stabilirsi San Felice Circeo dove è riuscita a realizzarsi e a intraprendere con pienezza una carriera artistica a volte complessa, in special modo nella contemporaneità, ma anche in grado di regalare le più grandi soddisfazioni. Perché quando si ama il lavoro che si fa non si ha la sensazione di lavorare. Si diploma presso l’Istituto d’Arte e successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti specializzandosi in Decorazione; gli studi la tengono fortemente legata a un tipo di linguaggio espressivo figurativo che però declina in varie forme proprio perché forse irrequieta dal punto di vista creativo, o forse perché la sua natura curiosa e al tempo stesso meditativa le impedisce di legarsi solo e unicamente a un tipo di produzione, probabilmente sente il bisogno di sperimentare e di lanciarsi in nuove sfide. Passa dalle opere in cui rende protagonisti i personaggi dei fumetti o quelli del cinema amato dai ragazzi, al Surrealismo in cui le sue figure avviluppate le une alle altre rappresentano le divinità o i miti pagani dell’antichità delle culture greca e romana, o ancora alla Metafisica dove le grandi figure dei poemi classici sono collocate all’interno di sfondi che ricordano la carta da parati, senza tempo e senza spazio, solo con la sensazione che siano decontestualizzati e proprio per questo sembrano costituire voci dal passato che necessitano di raggiungere il presente. Il tocco pittorico è di grande abilità iperrealista che si concretizza nella raffigurazione dei miti antichi così come degli animali, anch’essi spostati dal loro contesto e messi in evidenza attraverso un nuovo approccio che viene definito Pop Metafisico. In altre invece Arianna Capponi si sposta verso un approccio più tradizionalmente Metafisico, in cui la divinità rappresentata, come nella tela Bacco ebbro,
viene messa in risalto dal contesto completamente nero da cui emerge il bianco del busto del dio; sembrano quasi muoversi i soggetti dell’artista, come se pur nella loro immortale sembianza sentissero l’esigenza di entrare in contatto con il nostro mondo contemporaneo, strano e sicuramente diverso ma sicuramente stimolante dal punto di vista conoscitivo. D’altro canto però il suo potrebbe essere un invito a tornare indietro, a ritrovare i valori profondi e al contempo semplici, che contraddistinguevano la vita di molti secoli fa. Si spinge all’interno dei canti e dei miti dell’antichità Arianna Capponi, immagina e riproduce divinità e semidei che venivano usati dai saggi per istruire il popolo, per dargli un’indicazione etica e morale attraverso il racconto di avventure e disavventure degli abitanti dell’Olimpo; ed è proprio su questa linea che si sviluppa un’altra serie di opere in cui la positività e la leggerezza sembrano prendere il sopravvento, tanto quanto l’immediatezza e la spontaneità rappresentate da paesaggi chiari e luminosi in cui la cornice naturale non si lega più al senso del mistero tipico della Metafisica bensì costituisce un complemento armonico e quasi co-protagonista delle figure mitologiche a cui decide di dedicare la tela. In Galatea
infatti la Capponi immortala la Nereide protettrice dei marinai su uno sfondo di mare calmo, avvolta dall’azzurro del cielo e dell’acqua, sulla sua conchiglia trainata dai delfini; non vi è in lei dolore per la perdita del suo amato Aci, che come narra la leggenda fu ucciso da un invidioso e geloso Polifemo, bensì è ritratta in un momento di armonia, forse dopo il superamento della sofferenza e dopo essere rinata, aver recuperato la serenità grazie all’armonia intorno a sé. In qualche modo quelli dell’artista sono messaggi metaforici nei confronti dell’uomo contemporaneo, troppo spesso incapace di andare a fondo e di ritrovare valori prioritari e solidi; è solo rivolgendosi al passato che è possibile trarre insegnamento e comprendere gli errori del presente. Andiamo ora a scoprire di più su questa poliedrica artista.
Arianna, lei ha intrapreso studi accademici perché ha capito fin da subito che l’arte sarebbe stata la sua strada. Come ha fatto a realizzare il suo sogno? Quante e quali difficoltà ha incontrato nel suo cammino e quali invece sono state le maggiori soddisfazioni?
Ricordo che quando ero molto piccola in casa c’era un calendario che ogni mese proponeva opere di artisti rinascimentali. Passavo le ore a guardarlo pensando a come fosse possibile che delle persone potessero realizzare figure più armoniose e raffinate di quelle reali nonostante, come diceva la mamma, quelle vere erano create da Dio, compresi i pittori che le imitavano. Penso che da allora ho sempre inseguito il sogno di diventare brava come quegli artisti e visto che dalle mie mani uscivano solo scarabocchi, il passatempo preferito era giocare con pennelli matite e colori, fin quando non ho raggiunto l’età di scegliere il percorso scolastico che più si addiceva alle mie attitudini. Ovviamente c’era molto da imparare, ma con costanza e dedizione riuscivo a raggiungere risultati soddisfacenti e soprattutto personalizzati anche quando a scuola il compito era copiare nel modo più perfetto possibile. Terminati gli studi, accompagnata da un percorso di vita a tinte forti fra gioie e dolori, non ho mai smesso di dipingere e cercare. Chi osservava i miei lavori, che li condividesse o no, comunque rimaneva colpito dalla mia espressività e questo è stato sempre per me motivo di soddisfazione e mi ha spinto a proseguire su questa strada.
A cosa è dovuta la scelta di restare in una piccola località come San Felice Circeo piuttosto che spostarsi verso Roma, centro nevralgico della cultura e dell’arte? Il Circeo è il paese dove sono cresciuta. Non mi è stato possibile spostarmi in una grande città soprattutto per motivi economici e per altre responsabilità familiari da cui non potevo evadere. Questo però ha contribuito a formare gran parte della mia ideologia artistica, sono cresciuta fra panorami mozzafiato con vista su mare e montagna, circondata dalla leggenda della Maga Circe e di Ulisse e da qui è nata la mia passione per la mitologia in generale. Nelle mie tele infatti è un tema ricorrente il concetto di Itaca come terra natia e indimenticabile, il viaggio come esperienza di vita, la Maga Circe e tante altre ideologie legate all’ Odissea umana.
Nelle sue opere la linea guida principale è il forte legame con la figurazione tuttavia le serie pittoriche da lei prodotte sembrano essere ciascuna un filone a sé, anche se nel corso degli anni ritorna ad approfondire l’una o l’altra. Ci spiega il motivo di questa necessità di misurarsi con soggetti differenti? È forse il suo un bisogno di libertà che la renderebbe irrequieta se si fermasse a una sola linea espressiva?
Decisamente sì, mi sentirei insoddisfatta e quindi inquieta, un po’ prigioniera, nell’essere legata a un unico discorso pittorico. Mi piace seguire l’ispirazione del periodo e raccontare i miei vari interessi attraverso la pittura. Realizzo personaggi di film e fumetti che mi hanno accompagnata nei momenti di relax però con lo stesso principio per cui dipingo soggetti mitologici, perché certi personaggi sono rimasti impressi nel mio immaginario così come in quello della società in cui viviamo, per le loro caratteristiche ideologiche, estetiche, per le loro azioni e nel caso del cinema per come si sono saputi esprimere nel rappresentare un personaggio anziché un altro. Si sono trasformati anche loro in miti insomma, sono diventati dei modelli da seguire per le giovani generazioni, si sono distinti come ogni divinità mitologica ha fatto con il suo operato, o come Ulisse per la sua leggendaria caparbietà. Adoro gli animali ai quali cerco di dare un’espressività quasi umana e mi piace creare legami con epoche e panorami differenti per dare vita ad atmosfere oniriche e metafisiche al di fuori della realtà.
I suoi riferimenti al Classicismo sono costanti sia nella raffigurazione di statue che però trasforma come se fossero in procinto di muoversi, sia nei titoli che fanno costante riferimento ai miti e agli dei greci e romani. Quanto è importante il legame tra passato e presente? Quali sono gli artisti del passato a cui si ispira?
Sono fermamente convinta che non esista futuro senza consapevolezza del presente e la conoscenza del passato. Così come nella vita, penso che anche nell’arte sia importante prendere esempio da ciò che c’è stato in passato. Il mio sogno sarebbe quello di contribuire a creare con il mio lavoro, un filo conduttore che attraverso l’attualità del presente leghi il passato al futuro. Per questo con i miei costanti riferimenti al Classicismo cerco di reinterpretare in chiave moderna l’etica e l’estetica di un tempo che si rischia di dimenticare. I miei artisti del passato preferiti e da cui con estrema umiltà prendo ispirazione? Inimitabili insuperabili e divini: Michelangelo, Raffaello e Caravaggio. Più recenti: Picasso e Dalì, ma potrei menzionarne molti altri che ammiro molto. Penso inoltre che un podio di rilievo vada dato ai maestri dell’animazione e del fumetto, quelli di quando ancora il digitale non aveva preso il sopravvento.
Ha all’attivo moltissime mostre collettive e personali in Italia e una collettiva a Praga, quali sono i suoi prossimi progetti?
Considerando che il periodo in cui stiamo vivendo non è dei più favorevoli per la diffusione della cultura e dell’arte che sono fra i settori più danneggiati dai problemi legati alla crisi globale, cerco di fare del mio meglio proseguendo nella mia ricerca pittorica in modo costante. Nel frattempo do visibilità alle mie opere partecipando a mostre in Italia e all’estero; in questo momento sto esponendo in Svizzera nel Castello di Arbon e a novembre, presso Castell’Arquato a Piacenza presenterò alcuni dipinti a tema Prospettive Metafisiche nella Galleria Transvisionismo.
ARIANNA CAPPONI-CONTATTI
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Marta Lock’s interviews:
Arianna Capponi, the love for figuration declined in multiple styles and facets of reality
When a love is born at once, it is almost natural to pursue the dream that induces one to reach and conquer the goal of transforming one’s path into a dimension within that passion to which it is impossible to renounce; this is the path taken by Arianna Capponi, an artist from Lazio whom the vicissitudes of life have led to settle in San Felice Circeo where she has been able to realise her full potential and embark on a sometimes complex artistic career, especially in the contemporary world, but also one that can give the greatest satisfaction. Because when you love the work you do, you do not feel like you are working. She graduated from the Art Institute and later enrolled at the Academy of Fine Arts, specialising in Decoration. Her studies kept her strongly attached to a type of figurative expressive language, which she declines in various forms precisely because she is perhaps restless from a creative point of view, or perhaps because her curious and at the same time meditative nature prevents her from tying herself solely to one type of production; she probably feels the need to experiment and to launch herself into new challenges. She moves from artworks in which she makes be protagonists comic strip characters or those from the cinema beloved by children, to Surrealism in which her figures entwined one with the other represent the divinities or pagan myths of the ancient Greek and Roman cultures, or even Metaphysics in which the great figures of the classical poems are placed within wallpaper-like backgrounds, timeless and without space, only with the sensation that they are decontextualised and for this very reason seem to constitute voices from the past that need to reach the present. The pictorial touch is of great hyper- realist skill that is realised in the depiction of ancient myths as well as animals, which are also displaced from their context and highlighted through a new approach that is defined as Pop Metaphysical. In others, however, Arianna Capponi moves towards a more traditionally Metaphysical approach, in which the divinity represented, as in the painting Bacchus inebriated, is emphasised by the completely black context from which the white bust of the god emerges; the artist’s subjects almost seem to move, as if even in their immortal semblance they felt the need to come into contact with our contemporary world, strange and undeniably different but certainly stimulating from a cognitive point of view. On the other hand, however, his could be an invitation to go back, to rediscover the profound yet simple values that characterised life many centuries ago. She delves into the songs and myths of antiquity, Arianna Capponi, imagines and reproduces divinities and demigods that were used by wise men to instruct the people, to give them ethical and moral guidance through the tale of adventures and misadventures of the inhabitants of Olympus; and it is along these lines that develops another series of artworks in which positivity and lightness seem to take the upper hand, as much as the immediacy and spontaneity represented by the clear and luminous landscapes in which the natural setting is no longer linked to the sense of mystery typical of Metaphysical Art, but rather constitutes a harmonious complement and almost co-starring role for the mythological figures to whom she decides to dedicate the canvas. In Galatea, in fact, Capponi immortalises the Nereid protectress of sailors, against a background of calm sea, enveloped by the blue of the sky and the water, on her shell pulled by dolphins; there is no pain in her for the loss of her beloved Acis, who, as legend has it, was killed by an envious and jealous Polyphemus, but rather she is portrayed in a moment of harmony, perhaps after overcoming suffering and having been reborn, having recovered serenity thanks to the harmony around her. In a way, those of the artist are metaphorical messages towards contemporary man, too often unable to go deep and find solid priority values; it is only by turning to the past that it is possible to learn lessons and understand the errors of the present. Let us now find out more about this multifaceted artist. Arianna, you undertook academic studies because you realised early on that art would be your path.
How did you realise your dream? How many and what difficulties did you encounter on your walk and what were the greatest satisfactions? I remember that when I was very young, there was a calendar at home that featured artworks by Renaissance artists every month. I used to spend hours looking at it thinking about how it was possible that people could make more harmonious and refined figures than the real ones, even though, as my mother said, the real ones were created by God even the artists who immortalized them. I think that ever since then I have always pursued the dream of becoming as good as those artists, and since only doodles came out of my hands, my favourite pastime was to play with brushes, pencils and paints, until I was old enough to choose the school path that best suited my aptitudes. Obviously there was a lot to learn, but with perseverance and dedication I managed to achieve satisfactory and above all personalised results even when the task at school was to copy as perfectly as possible. When I finished my studies, accompanied by a colourful life of joys and sorrows, I never stopped painting and searching. Those who observed my artworks, whether they shared it or not, were impressed by my expressiveness and this was always a source of satisfaction for me and encouraged me to continue on this path.
Why did you choose to stay in a small town like San Felice Circeo rather than move to Rome, the nerve centre of culture and art? Circeo is the town where I grew up. It was not possible for me to move to a big city mainly for economic reasons and other family responsibilities from which I could not escape. This, however, contributed to forming a large part of my artistic ideology; I grew up amidst breathtaking panoramas with sea and mountain views, surrounded by the legend of the Sorceress Circe and Ulysses, and this is where my passion for mythology in general was born. In fact, the concept of Ithaca as a homeland and unforgettable land, the journey as a life experience, the Sorceress Circe and many other ideologies linked to the human Odyssey is a recurring theme in my paintings. In your artworks, the main guideline is the strong link with figuration, yet the pictorial series you produce seem to be each a separate strand, even if over the years you return to one or the other.
Can you explain the reason for this need to measure yourself with different subjects? Is it perhaps your need for freedom that would make you restless if you stopped at just one line of expression? Definitely yes, I would feel dissatisfied and therefore restless, a bit of a prisoner, in being tied to a single pictorial discourse. I like to follow the inspiration of the period and narrate my various interests through painting. I realise characters from films and comics that have accompanied me in my moments of relaxation, but with the same principle that I paint mythological subjects, because certain characters have remained imprinted in my imagination as well as in that of the society in which we live, for their ideological, aesthetic characteristics, for their actions and in the case of cinema for the way they have been able to express themselves in portraying one character rather than another. In short, they too have become myths, they have become role models for the younger generations, they have distinguished themselves as every mythological divinity has done with their actions, or like Ulysses for his legendary stubbornness. I love animals to which I try to give an almost human expressiveness and I like to create links with different eras and landscapes to create dreamlike and metaphysical atmospheres outside of reality.
Your references to Classicism are constant both in the depiction of statues that you transform as if they were about to move, and in the titles that constantly refer to Greek and Roman myths and gods. How important is the link between past and present? Which artists from the past do you draw inspiration from? I firmly believe that there is no future without awareness of the present and knowledge of the past. Just as in life, I think it is also important in art to take inspiration from what has been in the past. My dream would be to help create with my work, a thread that through the actuality of the present binds the past to the future. Therefore, with my constant references to Classicism, I try to reinterpret in a modern way the ethics and aesthetics of a time that is in danger of being forgotten. My favourite artists from the past and from whom I humbly take inspiration? Inimitable unsurpassable and divine: Michelangelo, Raphael and Caravaggio. More recent: Picasso and Dali, but I could mention many others whom I admire very much. I also think a podium place should be given to the masters of animation and comics, those from when digital had not yet taken over. You have many group and solo exhibitions in Italy and a group exhibition in Prague to your credit, what are your next projects? Considering that the period in which we are living is not the most favourable for the dissemination of culture and art, which are among the sectors most damaged by the problems linked to the global crisis, I am trying to do my best by pursuing my pictorial research in a constant manner. In the meantime, I give visibility to my artworks by participating in exhibitions in Italy and abroad; right now I am exhibiting in Switzerland at Arbon Castle and in November I will present some paintings on the theme of Metaphysical Perspectives at Castell’Arquato in Piacenza in the Transvisionism Gallery.
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