Le interviste di Marta Lock: Benoit Drouart, la memoria collettiva di civiltà passate per riflettere sul vivere contemporaneo

di Marta Lock
Benoit Drouart
Benoit Drouart
La scelta di uno stile pittorico avviene spesso in modo istintivo, quasi primordiale, nel momento in cui l’artista si mette in contatto con la sua vera essenza ascoltando perciò un’inclinazione naturale che lo conduce al linguaggio espressivo più affine a sé. L’artista francese Benoit Drouart da sempre è affascinato da chi si trova ai margini della società, da quegli esclusi apparenti che però in realtà riescono a rappresentare l’essenza più reale, quella al di fuori delle maschere che gli individui indossano davanti al mondo, quella in fondo più vicina a un passato dimenticato eppure per alcuni versi migliore di un superficialmente sfavillante presente. Eclettico, poliedrico nel muoversi all’interno del panorama artistico francese, il suo stile rientra nell’Art Singulier attraverso cui manifesta le sue convinzioni, che forse sarebbe meglio definire osservazioni, su quanto in realtà il mondo attuale allontani le persone le une dalle altre, illudendole di essere al centro di un mondo virtuale che in realtà tende a isolarle; i protagonisti delle sue opere sono mostri, personaggi a metà tra umani e animali, idoli pagani in cui la bellezza è completamente offuscata dall’inquietudine di un disagio interiore, esistenziale, che tende a lasciar fuoriuscire gli istinti selvaggi, l’impulsività comportamentale che abitualmente è attribuita a chi si trova ai margini della società ma che in realtà, sebbene accuratamente nascosti, appartengono a ciascun individuo contemporaneo. La capacità di osservazione di Drouart si svela attraverso uno stile forte, a volte violento, immediato ma anche semplice nell’esecuzione, come da linee guida della Brut Art, contraddistinta da totale mancanza di studio e di approfondimento così come di una tecnica predefinita dando vita a un’arte completamente istintiva, e dell’Art Singulier che costituisce di fatto un’evoluzione in cui la ricerca storica è più approfondita, così come i riferimenti al Simbolismo, al Surrealismo e all’Espressionismo, sempre presenti nelle opere. I mondi di Drouart sono inquietanti, post-apocalittici e al tempo stesso primitivi, arcaici, appartenenti a un periodo lontano eppure sembrano incombere minacciosi sul presente, come se la loro presenza dovesse costituire un monito, un avvertimento per cambiare il passo, per modificare quella dissoluzione della cultura moderna a seguito della quale il mondo potrebbe fare un balzo indietro, perdere tutto ciò che ha conquistato nel corso dei secoli. L’opera Le temple
DROUART Le temple
Le temple
è emblematica di questo concetto perché il panorama desolato e inquietante incombe su dei gradini che conducono verso il nulla, verso un ideale palazzo senza più muri, senza più porte né finestre, perché tutto ciò che è rimasto intatto è l’ingresso, metafora dell’apparenza, oltre il quale si trova l’inconsistenza, la mancanza totale di sostanza e di sostegno, sottintendendo perciò che è solo mantenendo i valori che ci si può sentire al sicuro dal mondo esterno. La casa che non c’è dunque è una stabilità solo apparente proprio a causa del crollo di tutto ciò che era stato costruito in passato, quei capisaldi dell’esistenza perduti in virtù di una corsa al progresso che non sta conducendo dove si sarebbe immaginato. E ancora in Pazuza
Pazuza. Encre et poscas sur toile. 80 cm x110 cm
Pazuza
ripropone al femminile il mito del dio mesopotamico dei venti ma anche cacciatore di demoni quindi invocato scaramanticamente per proteggersi dal male; nel caso di quest’opera l’icona rappresenta una spaventosa dea che incombe sull’uomo e che tiene tra le braccia una creatura demoniaca, quasi intrappolata e incapace di liberarsi da quell’abbraccio. Scultore, pittore, illustratore, professore di arti plastiche, consulente per una fondazione privata e per una galleria di Noyon nell’Oise, creatore di scenografie per compagnie di Street Art e a volte street artist egli stesso, Benoit Drouart, che esegue anche installazioni, è un personaggio davvero eclettico e avremo modo di approfondire la sua conoscenza attraverso questa intervista. Benoit, il suo stile è decisamente particolare, poco comune eppure di forte impatto sulle emozioni dell’osservante, ci spiega cosa l’ha condotta a scegliere l’Art singulier e quali sono state le sue ispirazioni nell’avvicinarsi a questo approccio figurativo? In effetti, non ho proprio scelto Singular Art, gli storici dell’arte mi hanno sempre definito così. Originariamente provengo dalle culture artistiche alternative degli anni Ottanta e Novanta, in cui si mescolavano diverse pratiche artistiche che vanno dal fumetto alla pittura, passando per l’illustrazione con riferimenti contemporanei e molto variegati. Queste fonti di ispirazione, incontrarono le influenze classiche dei miei studi: Arte Medievale, Rinascimento, Romanticismo, Simbolismo, Avanguardie del periodo tra le due guerre come il Dadaismo, l’Espressionismo, il Futurismo, per finire con l’era contemporanea con molti riferimenti a Bacon, Daddo, Giger. Ho praticato a lungo l’arte non figurativa e la pratico ancora, ma soprattutto mi piace confrontarmi con materia e linea, disegno e pittura, caso e maestria, tutti questi periodi hanno nutrito il mio lavoro anche nella mia scultura che è anche classificata come Arte oscura dai collezionisti. I riferimenti a Singular Art e Art-Brut derivano dal fatto che utilizzo materiali di recupero e scarti, oltre che oggetti del passato. Posso dipingere su segnaletica stradale, plexiglass o manifesti pubblicitari.
Desir Sculpture composite. 45 cm de diametre x 90 cm de hauteur
Désir
Per le mie sculture utilizzo sia prodotti di consumo quotidiano che oggetti che hanno un valore simbolico in relazione al passato. Lavoro su una sorta di Archeologia del passato e del presente, avendo praticato Archeologia con mio padre in gioventù. Vivo in una regione, la Piccardia, che è stata segnata dalla storia e dai suoi sconvolgimenti. Sono anche molto influenzato dalle culture slave, essendo di origine polacca da parte di madre. Sono quindi interessato all’ancoraggio storico e al multiculturalismo confrontando origini e identità nel tempo e nello spazio. Forse dovrei firmare le mie opere Benoit Drouart Twadowski per indicare l’origine del mio lavoro proveniente da due famiglie segnate dalla storia. Il suo dinamismo all’interno del mondo dell’arte a tutto tondo è davvero notevole, come riesce a conciliare il suo impegno nella scuola con le scenografie, la Street Art, la produzione pittorica e scultorea e il suo ruolo di consulente artistico? A volte me lo domando persino io. Sicuramente il motore più potente è il fatto di coniugare passione e lavoro. Soprattutto, mi piace vivere la vita come un’avventura e fare cose che mi nutrono e mi arricchiscono. Non ho certezze o dogmi, ma convinzioni e voglia di scoprire, mettendomi continuamente in discussione. Per il resto è una scelta di vita, lavoro nei fine settimana e nei giorni festivi, soprattutto di notte per le creazioni e di giorno sono attivo nella società. Penso anche che l’arte abbia un ruolo importante, quindi aiuto il più possibile i giovani creativi e incoraggio gli artisti a prendere in mano il loro mestiere per sviluppare e dar vita a luoghi per mostre e vendite in modo che possano vivere del loro lavoro, senza dipendere dalle istituzioni. In questo modo è possibile essere liberi e intraprendere progetti senza alcun condizionamento. Il mio ruolo di consulente artistico deriva soprattutto da una collaborazione con uno sponsor, che ha permesso l’apertura della galleria Artech Corner la quale produce oggetti derivati ​​dagli originali dei miei gruppi artistici, Arts-Vifs, di cui faccio parte o che ho creato, come CAAS. Questa galleria situata a Noyon nell’Oise ha appena aperto uno spazio espositivo virtuale. Tra gli altri gruppi faccio anche parte di Faisseurs d’Arts, un’associazione di artisti che ha una propria galleria. Su grandi progetti di scenografia e Street-Art, lavoro con giovani artisti che spesso sono miei ex studenti. Li aiuto a crearsi un’esperienza attraverso la tradizione, di cui ho beneficiato da giovane artista, secondo cui gli artisti formatori aiutano i loro studenti a iniziare la loro carriera, una tradizione che desidero mantenere. Qual è il messaggio che si nasconde dietro le sue opere? Quanto importante l’insegnamento che possiamo prendere dal passato per non commettere errori che ci allontanerebbero dall’armonia e dalla socialità? E quanto stiamo invece regredendo in una società progressista solo nell’apparenza ma in realtà forse più primitiva di quella di secoli fa? La mia intenzione non è quella di trasmettere un messaggio dogmatico o moralistico. L’artista sente, fa domande e incoraggia la riflessione. L’atto creativo è più libero e meno rigido del pensiero filosofico o politico. Sento il mondo in virtù della mia storia e delle mie radici, mostro le mie emozioni e lo spettatore si sente coinvolto a sua volta e prende dal mio lavoro ciò che lo tocca di più e che gli può servire nel suo cammino.
La louve
La louve
È uno scambio, un dialogo, un rifiuto o una comunione intellettuale. Penso che l’artista abbia un ruolo, soprattutto nei periodi difficili che incontriamo, dove si sviluppano idee oscure, confusione intellettuale e a volte anche odio. Conoscenza, cultura, creazione, sono strumenti di riflessione per evitare di rivivere gli orrori del passato e per costruire un mondo più giusto. Le nostre società affermano di essere avanzate, ma producono molta discriminazione e ingiustizia e questo è ciò che mi attrae quando dipingo ritratti di individui marginali o ribelli. È guardando ai margini che possiamo giudicare una società. Il ruolo dell’Arte è anche quello di sublimare la sofferenza, dipingere il brutto per renderlo bello o usare gli scarti per creare sculture che sembrano fatte di materiali pregiati, per esempio. Come formatore e insegnante, lavoro molto con i giovani in sofferenza su questo tema della sublimazione di cui all’arte. Per diventare un artista, è necessario domare i demoni che possono sopraffarci e dominarci. E poi c’è in me una riflessione sui grandi sconvolgimenti delle civiltà. Il mondo virtuale, lontano dalle speranze che ha suscitato, predilige la menzogna e l’apparenza. Comunicazione, Cultura e Conoscenza devono prendere il potere sugli strumenti digitali che troppo spesso vengono utilizzati per ingannare, schiavizzare o isolare le persone in false credenze. In questo periodo, come il Rinascimento, le Avanguardie o le culture artistiche contemporanee come le Arti Singolari sono esempi di arte che hanno costruito mondi e rispondono alle nostre domande. Quali sono i maestri del passato che l’hanno ispirata e quanto è importante lo stile che lei rappresenta nell’ambito della storia dell’arte contemporanea? Ci spiega le linee guida dell’Art Singulier? Oltre ai periodi che ho citato sopra, molti artisti mi ispirano. Nel passato maestri come Carpaccio, il Bernini, Caravaggio, Gaspard David Friedrich, Courbet, G. Moreau, Odilon Redon, Max Ernst… Sarebbero troppo numerosi per essere citati. Dei contemporanei ammiro Anselme Kiefer, Daddo, Francis Bacon, Velickovik, Hervé Di Rosa, Gombas. Mi piacciono anche i posti speciali come il Palais Idéal o la Casa del caos in Francia, i fumetti di autori che sono anche artisti plastici: P.Druillet, Moebius, Giger. Difficile nominare tutti i preferiti che hanno segnato il mio gusto artistico. In merito all’Arte singolare è uno stile che si ispira tanto all’Art Brut quanto alle culture e arti popolari. Ci sono artisti e professionisti autodidatti. Attinge alle culture urbane e popolari in modo molto variegato. Fumetti, street-art, cultura Pop e Punk, Arti primitive, è l’Arte dei pazzi e degli emarginati. È presente tanto nelle città quanto nelle campagne e poiché è un’espressione in arrivo da molti strati della società. Soprattutto è molto libera e non impone dogmi artistici.
St. George tecnia misa su tela Benoit Druart
   St.George
Professore, pittore, scultore, illustratore, scenografo e street artist, le sue opere sono esposte in permanenza presso due gallerie in Francia, ha collezionisti negli Stati Uniti, espone regolarmente in Montenegro, Inghilterra, Croazia, recentemente ha partecipato a collettive a Copenhagen e a Lisbona, ci racconta quali sono i suoi prossimi progetti? Nonostante il Covid che ha ritardato o annullato i progetti, sto attualmente lavorando al lancio della nostra galleria online: https//artechcorner.fr/ per la galleria Artechcorner di Noyon. Parteciperò alla Fiera Internazionale di Vienna a febbraio, sto lavorando a progetti con la galleria Arturo Maccagni a Rosny sous Bois e a Parigi, sto continuando la mia collaborazione con i creatori d’arte e le loro gallerie, ho progetti in sospeso in Amiens capoluogo della mia regione. E continuo l’allestimento del mio laboratorio che ha due sale espositive e può essere visitato solo su appuntamento perché è sia una mostra permanente che il luogo in cui creo le opere. Presto un video rock sarà girato in questo spazio perché è anche un’area per creazioni collettive e residenze per tutte le arti. BENOIT DROUART-CONTATTI Email: bdrouart@yahoo.com Sito web: http://www.benoitdrou-art.fr/Benoit_Drouart_-_Site_officiel/Accueil.html Facebook: https://www.facebook.com/benoit.drouart.3 Instagram: https://www.instagram.com/benoitdrouart/

Marta Lock’s interviews:

Benoit Drouart, the collective memory of past civilisations to reflect on contemporary living

The choice of a style of painting often occurs instinctively, almost primordial, at the moment when the artist gets in touch with his true essence, listening to a natural inclination that leads him to the expressive language most akin to himself. French artist Benoit Drouart has always been fascinated by those who find themselves on the margins of society, by those apparent outcasts who in reality manage to represent the most real essence, the one outside the masks that individuals wear in front of the world, the one that is closest to a forgotten past and yet in some ways better than a superficially glittering present. Eclectic and multifaceted in his movements within the French art scene, his style is part of Art Singulier, through which he expresses his convictions – which perhaps it would be better to define observations – on how much the current world actually distances people from each other, deceiving them into thinking they are at the centre of a virtual world that actually tends to isolate them; the protagonists of his artworks are monsters, characters halfway between human and animal, pagan idols in which beauty is completely obscured by the restlessness of an inner, existential unease that tends to let loose the wild instincts, the behavioural impulsiveness usually attributed to those on the fringes of society but which in reality, although carefully hidden, belong to every contemporary individual. Drouart’s capacity for observation is revealed through a strong style, sometimes violent, immediate but also simple in its execution, in accordance with the guidelines of Brut Art, characterised by a total lack of study and deepening as well as a predefined technique, giving rise to a completely instinctive art, and of Art Singulier, that is practically an evolution in which historical research is more thorough, as are the references to Symbolism, Surrealism and Expressionism, which are always present in the artworks. Drouart’s worlds are disturbing, post-apocalyptic and at the same time primitive, archaic, belonging to a distant period and yet seeming to loom threateningly over the present, as if their presence were to constitute a reminder, a warning to change the pace, to modify that dissolution of modern culture following which the world could take a leap backwards, losing everything it has conquered over the centuries. The artwork Le temple is emblematic of this concept because the desolate and disturbing landscape looms over the steps leading to nowhere, to an ideal palace with no more walls, no more doors or windows, because all that has remained intact is the entrance, a metaphor for appearance, beyond which lies inconsistency, the total lack of substance and support, thus implying that it is only by maintaining values that one can feel safe from the outside world. The house that is not there is therefore only apparent stability because of the collapse of everything that had been built in the past, those cornerstones of existence lost by virtue of a race for progress that is not leading where one would have imagined. And again in Pazuza he re-proposes the female myth of the Mesopotamian god of the winds, but also hunter of demons and therefore invoked in superstition to protect against evil; in this painting the icon represents a frightening goddess looming over man and holding a demonic creature in her arms, almost trapped and unable to free himself from that embrace. Sculptor, painter, illustrator, professor of plastic arts, consultant for a private foundation and a gallery in Noyon in the Oise, creator of sets for Street Art companies and sometimes a street artist himself, Benoit Drouart, who also does installations, is a truly eclectic character and we will get to know him better through this interview. Benoit, your style is decidedly unusual, uncommon and yet with a strong impact on the viewer’s emotions. Can you explain what led you to choose Art Singulier and what were your inspirations in reaching this figurative approach? Actually, I didn’t really choose Singular Art, art historians have always called me that. I originally came from the alternative art cultures of the 1980s and 1990s, in which various artistic practices ranging from comic strips to painting and illustration were mixed with very varied contemporary references. These sources of inspiration, met the classical influences of my studies: Medieval Art, Renaissance, Romanticism, Symbolism, Avant-gardes of the inter-war period such as Dadaism, Expressionism, Futurism, ending with the contemporary era with many references to Bacon, Daddo, Giger. I have practiced non-figurative art for a long time and still do, but above all I like to deal with matter and line, drawing and painting, chance and mastery, all these periods have nourished my work also in my sculpture which is also classified as Dark Art by collectors. The references to Singular Art and Art-Brut come from the fact that I use salvaged and discarded materials, as well as objects from the past. I may paint on road signs, plexiglass or advertising posters. Faor my sculptures, I use both everyday consumer products and objects that have a symbolic value in relation to the past. I work on a kind of Archaeology of the past and present, having practised Archaeology with my father in my youth. I live in a region, Picardy, that has been marked by history and its upheavals. I am also very influenced by Slavic cultures, being of Polish origin on my mother’s side. I am therefore interested in historical anchoring and multiculturalism by comparing origins and identities in time and space. Perhaps I should sign my artworks Benoit Drouart Twadowski to indicate the origin of my work coming from two families marked by history. Your dynamism within the all-round art world is truly remarkable, how do you manage to reconcile your commitment to the school with stage design, Street Art, painting and sculpture production and your role as an art consultant? Sometimes even I wonder myself. Surely the most powerful driving force is the fact that I combine passion and work. Above all, I like to live life as an adventure and do things that nourish and enrich me. I have no certainties or dogmas, but convictions and a desire to discover, constantly questioning myself. For the rest, it is a choice of life, I work on weekends and holidays, mostly at night for creations and during the day I am active in society. I also think that art plays an important role, so I help young creatives as much as possible and encourage artists to take their craft into their own hands to develop and create places for exhibitions and sales so that they can live of their work, without depending on institutions. In this way it is possible to be free and undertake projects without any conditioning. My role as an artistic advisor derives above all from a collaboration with a sponsor, which enabled the opening of the Artech Corner gallery, which produces objects derived from the originals of my artistic groups, Arts-Vifs, of which I am a member, or which I created, such as CAAS. This gallery located in Noyon in the Oise has just opened a virtual exhibition space. Among other groups, I am also a member of Faisseurs d’Arts, an association of artists that has its own gallery. On large scenography and Street-Art projects, I work with young artists who are often former students of mine. I help them create an experience through the tradition, from which I benefited as a young artist, that artist trainers help their students to start their careers, a tradition I wish to maintain. What is the message behind your work? How important is the lesson we can take from the past in order not to make mistakes that would lead us away from harmony and sociality? And how much are we regressing into a society that is progressive only in appearance but in reality is perhaps more primitive than that of centuries ago? My intention is not to convey a dogmatic or moralistic message. The artist hears, asks questions and encourages reflection. The creative act is freer and less rigid than philosophical or political thinking. I feel the world by virtue of my history and my roots, I show my emotions and the viewer feels involved in turn and takes from my artworks what touches him most and what can help him on his way. It is an exchange, a dialogue, a rejection or an intellectual communion. I think that the artist has a role to play, especially in the difficult times we encounter, where dark ideas, intellectual confusion and sometimes even hatred develop. Knowledge, culture, creation, are tools for reflection to avoid reliving the horrors of the past and to build a more just world. Our societies claim to be advanced, but they produce a lot of discrimination and injustice and this is what attracts me when I paint portraits of marginal or rebellious individuals. It is by looking at the margins that we can judge a society. The role of art is also to sublimate suffering, to paint the ugly to make it beautiful or to use waste to create sculptures that look like they are made of precious materials, for example. As a trainer and teacher, I work a lot with young people in suffering on this issue of sublimation through art. To become an artist, you have to tame the demons that can overpower and dominate us. And then there is a reflection in me on the great upheavals of civilisations. The virtual world, far from the hopes it raised, favours lies and appearances. Communication, Culture and Knowledge must take power over the digital tools that are too often used to deceive, enslave or isolate people in false beliefs. The Renaissance, the Avant-garde or contemporary art cultures such as the Singular Arts are examples of art that have built worlds and answer our questions. Which masters from the past have inspired you and how important is the style you represent within contemporary art history? Can you explain the guidelines of Art Singulier? In addition to the periods I mentioned above, many artists inspire me. In the past, masters such as Carpaccio, Bernini, Caravaggio, Gaspard David Friedrich, Courbet, G. Moreau, Odilon Redon, Max Ernst… They would be too numerous to mention. Of the contemporaries, I admire Anselme Kiefer, Daddo, Francis Bacon, Velickovik, Hervé Di Rosa, Gombas. I also like special places like the Palais Idéal or the House of Chaos in France, comics by authors who are also plastic artists: P.Druillet, Moebius, Giger. It is difficult to name all the favourites that have marked my artistic taste. Singular Art is a style that is inspired as much by Art Brut as by popular cultures and arts. There are self-taught artists and practitioners. It draws on urban and popular cultures in a very diverse way. Comics, street-art, Pop and Punk culture, primitive arts, it is the Art of the Crazy and the Outcast. It is present in the cities as much as in the countryside and because it is an expression coming from many layers of society. Above all, it is very free and does not impose artistic dogmas. Professor, painter, sculptor, illustrator, set designer and street artist, your artworks are on permanent display at two galleries in France, you have collectors in the United States, you have had exhibitions in Montenegro, England, Croatia, you have recently taken part in group exhibitions in Copenhagen and Lisbon, would you tell us what are your next projects? Despite Covid delaying or cancelling projects, I am currently working on the launch of our online gallery: https//artechcorner.fr/ for the Artechcorner gallery in Noyon. I will participate in the International Fair in Vienna in February, I am working on projects with the gallery Arturo Maccagni in Rosny sous Bois and in Paris, I am continuing my collaboration with art creators and their galleries, I have projects pending in Amiens, the capital of my region. And I am continuing to set up my workshop which has two exhibition rooms and can only be visited by appointment because it is both a permanent exhibition and the place where I create my artworks. Soon a rock video will be filmed in this space because it is also an area for collective creations and residencies for all the arts.