Le interviste di Marta Lock: Silvia Landini, tra nuvole e vento il viaggio di una sognatrice

Silvia Landini
Silvia Landini

Affascinata dall’arte fin da bambina decide di intraprendere il percorso di studi più affine alla sua inclinazione e attraverso il quale poter affinare la tecnica, scoprire i segreti dell’uso del colore e avvicinarsi alla conoscenza dei grandi maestri del passato; iscrivendosi al Liceo Artistico ha avuto l’opportunità di avere come insegnanti lo scultore Gheno e il pittore Ciai con cui ha approfondito l’uso del colore, i volumi, l’anatomia, rendendo ancor più affascinante e coinvolgente il suo cammino nell’arte. Terminato il liceo Silvia Landini sceglie di proseguire gli studi nel campo della comunicazione visiva trovando poi un impiego come Art Director presso una grande agenzia di pubblicità statunitense per la quale realizza campagne nazionali e internazionali ricevendo prestigiosi premi; tuttavia l’arte rimane sempre il suo grande sogno, la modalità espressiva più in armonia con le sue corde e la sua personalità così decide di cambiare di nuovo la sua vita riprendendo gli studi e specializzandosi in restauro a seguito dei quali prende parte a progetti di recupero di edifici pubblici e privati. Questa attività è affiancata da un maggiore impegno nel divulgare e promuovere la sua parte più creativa, quella prettamente artistica, divenendo socia della storica Associazione dei Cento Pittori di via Margutta, con cui espone regolarmente. La personalità creativa di Silvia Landini si esprime con uno stile Metafisico e sognante, come se proprio con la pittura riuscisse a liberare e a far volare la sua anima che riesce a dare un aspetto poetico e lieve a tutto ciò su cui il suo sguardo si posa, perché in fondo ogni oggetto, ogni realtà, possono avere un significato differente da quello oggettivo, possono svelare un senso nuovo proprio perché estrapolati dal contesto in cui abitualmente sarebbero osservabili e posti sotto una luce nuova, inedita, che li rende protagonisti. Ciò che contraddistingue le tele della Landini è la leggerezza, sia nel tocco pittorico ma anche nell’evidenziare poeticamente quei dettagli, quelle figure che colpiscono la sua interiorità in virtù di un ricordo, di un’emozione, di un pensiero che desidera manifestare con la liricità che le appartiene; il sogno, il desiderio di armonia, la serenità sono elementi costanti della sua produzione da cui rivela una personalità in grado di andare oltre la cupezza della realtà contemporanea, di innalzarsi verso un mondo migliore fatto si semplicità, di piccole cose, di gentilezza e di delicatezza che non possono fare a meno di colpire le corde interiori dell’osservatore. Pertanto ogni soggetto scelto si trasforma in metafora di un pensiero, di una considerazione attraverso cui Silvia Landini suggerisce un’opzione differente, un modo nuovo di intravedere un percorso che non è quello comune bensì più elevato, più orientato a uno sguardo e a una risoluzione positivi e basati sull’impalpabilità di sensazioni spesso dimenticate sotto la coltre della contingenza. Il dipinto Per sognatori

per sognatori
Per sognatori

racconta di un passato sufficientemente lontano da provocare nostalgia ma non abbastanza distante da essere dimenticato, riconduce a un periodo, quello degli anni Settanta, dove tutto era da costruire, dove le famiglie erano ancora unite e si accontentavano di spazi minuscoli, come quelli di una Cinquecento, per affrontare viaggi e vacanze, con le valigie sul tettino e tante aspettative nei confronti del futuro. È questo il senso di quella leggera nuvola sopra l’automobile, quella levità che induce le persone a credere che tutto sia possibile, che nonostante le oggettive limitazioni ogni cosa possa cambiare se davvero lo si vuole. E ancora in Pace tra le nuvole

pace tra le nuvole
Pace tra le nuvole

Silvia Landini associa una foglia, di consistenza maggiore rispetto alle nubi bianche che la sostengono, alla considerazione che non importa quanto complesso possa essere intraprendere un percorso che tende verso la serenità, ciò che davvero conta è la consapevolezza dell’individuo che dipende solo da lui se restare a terra vinto dalle irrequietezze e dai problemi oppure elevarsi e trovare la soluzione migliore, quella che possa permettergli di evolvere e di raggiungere la pace, intesa sia come raggiungimento del singolo sia come concetto più ampio della collettività, che in fondo è obiettivo di ciascuno. Andiamo ora a conoscere meglio Silvia Landini attraverso questa intervista.

Silvia, lei è stata a lungo una pubblicitaria di successo, cosa l’ha indotta a un certo punto ad abbandonare quel percorso per dedicarsi al restauro e all’arte? C’è stato un episodio o un momento particolare che ha determinato questo cambiamento oppure è stato un processo che si è delineato lentamente?

Era un sogno nel cassetto, accarezzato praticamente da sempre, così ho deciso che era giunto il momento di passare dal consumismo alla conservazione, sia dal punto di vista fisico con il restauro, poiché in questa professione si tende appunto a preservare dal deterioramento e allungare la vita di opere, affreschi, edifici danneggiati dall’usura del tempo, si da quello metaforico poiché l’arte tutto sommato può anche essere un modo per conservare le proprie emozioni, quei momenti unici che senza la concretezza dell’approccio con la tela, sfuggirebbero via. Almeno, per me è un modo di fissare sensazioni e pensieri che mi attraversano la mente e che sento il bisogno di manifestare. Dunque in realtà non c’è stato un momento esatto in cui ho avvertito l’esigenza di fare quel netto cambiamento, piuttosto la determinazione a inseguire un sogno fino a quando il tempo non è stato maturo per realizzarlo.

vento di pace
Vento di pace

Il restauro richiede un approccio più scientifico e razionale, contraddistinto da meticolosità e precisione, mentre il suo linguaggio pittorico è decisamente emozionale, meditativo e per il quale si avvale di simboli ma anche di semplicità interpretativa. Come riesce a conciliare queste due differenti modalità espressive? Si può dire che riflettano la sua personalità a metà tra mente e cuore?

È proprio così, mi sento costantemente in bilico tra mente e cuore dunque queste due differenti manifestazioni artistiche mi permettono di soddisfare e appagare entrambi i miei lati; va da sé che conciliare gli estremi faccia parte di un percorso di conoscenza e di scoperta di me stessa che mi ha permesso di non sentirmi più divisa nella scelta se essere la me più razionale oppure quella più emotiva e poetica pertanto è proprio attraverso le mie due professioni, quella di restauratrice e quella di artista, che riesco a realizzarmi con pienezza conciliando spontaneamente le mie due anime.

Il sogno, la delicatezza, la poesia sono tematiche che emergono costantemente dalle sue opere in cui emerge un grande talento figurativo; qual è il messaggio che desidera lasciare all’osservatore? Crede che la positività e la leggerezza possano essere la chiave di volta dell’esistenza?

Assolutamente sono convinta che la positività e la capacità di coltivare sogni e desideri siano alla base di una vita serena ed equilibrata; Salviamo i sogni è il titolo di un mio quadro e costituisce un messaggio che con delicatezza si contrappone alle informazioni che ci arrivano in questo periodo storico e ci invita a lottare, combattere per raggiungere la pace, la tranquillità, un mondo più sano in tutti i sensi. Sono convinta che con solo con la positività e la leggerezza possiamo raggiungere questo traguardo importante per il singolo ma anche per l’umanità.

salviamo i sogni
Salviamo i sogni

Il suo stile è Metafisico pur senza manifestare il mistero e l’enigma tipici del movimento, piuttosto lasciando emergere una linea lirica che induce l’osservatore a lasciarsi cullare dalla sua narrazione. Quali sono i grandi artisti del passato che l’hanno ispirata? A quali si sente più vicina per intento espressivo?

Sono molti i maestri che ammiro e che mi hanno conquistata con la loro arte ma l’ispiratore per eccellenza è Ingres. Ho riprodotto molti sui quadri quando ero una studentessa di arte, ora il mio segno di riconoscimento è il volto di Mademoiselle Caroline Rivière; si trova nei miei quadri e perfino nel mio biglietto da visita. Ho dipinto e interpretato quel volto molte volte sezionandolo e inserendo elementi simbolici di leggerezza, sono attratta da quegli occhi un po’ liquidi, dalla bocca carnosa. Se osservate il ritratto di Oriana viene proprio dallo studio del celebre pittore francese di inizio Ottocento, neoclassico e uno tra i maggiori esponenti della pittura romantica.

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Oriana

Lei ha all’attivo la partecipazione a numerose mostre collettive, molte delle quali con l’Associazione Cento Pittori di via Margutta; quali sono i suoi prossimi progetti?

Vorrei avere la possibilità di esporre all’estero e ovviamente continuare a partecipare alle mostre dell’Associazione dei Cento Pittori perché è storica e per onorare il suo passato, la prossima mostra in via Margutta è in programma a fine aprile. E poi continuare il mio percorso con mostre on the road.


SILVIA LANDINI-CONTATTI

Email: silvia_landini@virgilio.it

Sito web: https://www.centopittoriviamargutta.it/silvia-landini/

Instagram: https://www.instagram.com/landinidecorazioni/

Marta Lock’s interviews: Silvia Landini, between clouds and wind the journey of a dreamer

Fascinated by art ever since she was a child, she decided to undertake the course of study most suited to her inclination and through which she could refine her technique, discover the secrets of the use of colour and get to know the great masters of the past. Enrolling at the Liceo Artistico, she had the opportunity to have the sculptor Gheno and the painter Ciai as teachers, with whom she deepened her knowledge of the use of colour, volumes and anatomy, making her journey into art even more fascinating and involving. When she finished high school, Silvia Landini chose to continue her studies in the field of visual communication, later finding employment as an Art Director at a big American advertising agency, for which she created national and international campaigns, winning prestigious awards. However, art always remained her great dream, the mode of expression most in tune with her heartstrings and personality, so she decided to change her life again, resuming her studies and specialising in restoration, following which she took part in projects to restore public and private buildings. This activity is flanked by a greater commitment to divulging and promoting her more creative side, the purely artistic one, becoming a member of the historic Associatione dei Cento Pittori di Via Margutta, with which she exhibits regularly. Silvia Landini’s creative personality is expressed in a metaphysical and dreamy style, as if through painting she manages to free and make her soul fly, giving a poetic and light aspect to everything she looks at, because after all, every object, every reality, can have a different meaning from the objective one, they can reveal a new meaning precisely because they are extrapolated from the context in which they would normally be observed and placed in a new, unprecedented light that makes them protagonists. What distinguishes Landini’s canvases is lightness, both in the pictorial touch but also in poetically highlighting those details, those figures that strike her interiority by virtue of a memory, an emotion, a thought that she wishes to manifest with the lyricism that belongs to her; the dream, the desire for harmony, serenity are constant elements of her production from which she reveals a personality capable of going beyond the gloom of contemporary reality, of rising towards a better world made of simplicity, of small things, of kindness and delicacy that cannot fail to strike the inner chords of the observer. Therefore, each subject chosen is transformed into a metaphor for a thought, a consideration through which Silvia Landini suggests a different option, a new way of glimpsing a path that is not the common one but a higher one, more oriented towards a positive outlook and resolution based on the intangibility of sensations often forgotten under the blanket of contingency. The painting For Dreamers tells of a past distant enough to provoke nostalgia but not distant enough to be forgotten, it brings us back to a time, the 1970s, when everything was still to be built, where families were still united and contented themselves with tiny spaces, like those of a Cinquecento, to take trips and holidays, with suitcases on the roof and so many expectations of the future. This is the sense of that light cloud above the car, that levity that leads people to believe that everything is possible, that despite objective limitations everything can change if you really want to. And again, in Peace in the Clouds, Silvia Landini associates a leaf, of greater consistency than the white clouds that support it, with the consideration that no matter how complex it may be to undertake a path towards serenity, what really counts is the individual’s awareness that it is up to him or her whether to remain on the ground overcome by restlessness and problems or to rise up and find the best solution, the one that will allow him to evolve and get to peace, understood both as the achievement of the individual and as the broader concept of the community, which is, after all, everyone’s objective. Let us now get to know Silvia Landini better through this interview.

Silvia, you have long been a successful advertiser, what led you at some point to abandon that path to dedicate yourself to restoration and art? Was there a particular episode or moment that brought about this change or was it a process that unfolded slowly?

It was a dream I had cherished practically forever, so I decided that the time had come to move from consumerism to conservation, both from a physical point of view with restoration, since this profession tends to preserve from deterioration and lengthen the life of artworks, frescoes, buildings damaged by the wear and tear of time, and from a metaphorical point of view, since art can also be a way to preserve one’s emotions, those unique moments that without the concreteness of the approach to the canvas, would slip away. At least, for me it is a way of fixing sensations and thoughts that run through my mind and that I need to manifest. So in reality, there was not an exact moment when I felt the need to make that clear change, rather the determination to pursue a dream until the time was ripe to realise it.

Restoration requires a more scientific and rational approach, characterised by meticulousness and precision, while your pictorial language is decidedly emotional, meditative and for which you use symbols but also interpretative simplicity. How do you reconcile these two different modes of expression? Can you say that they reflect your personality somewhere between mind and heart?

It goes without saying that reconciling the extremes is part of a process of self-knowledge and self-discovery that has allowed me to no longer feel torn between being the more rational me or the more emotional and poetic me, so it is precisely through my two professions, that of restorer and artist, that I am able to realise my full potential by spontaneously uniting my two souls.

Dream, delicacy, and poetry are themes that constantly emerge from your artworks in which a great figurative talent emerges; what is the message you wish to leave to the observer? Do you believe that positivity and lightness can be the key to existence?

Absolutely, I am convinced that positivity and the ability to cultivate dreams and desires are the basis of a serene and balanced life; Let’s Save Dreams is the title of one of my paintings and it is a message that delicately contrasts the information we receive in this historical period and invites us to fight, to struggle to achieve peace, tranquillity, a healthier world in every sense. I am convinced that only with positivity and lightness can we achieve this important goal for the individual but also for humanity.

Your style is Metaphysical without manifesting the mystery and enigma typical of the movement, rather letting a lyrical line emerge that induces the observer to let himself be lulled by your narrative. Which great artists of the past have inspired you? Which ones do you feel closest to in terms of expressive intent?

There are many masters I admire and who have won me over with their art, but the inspirer par excellence is Ingres. I reproduced many of his paintings when I was an art student, now my hallmark is the face of Mademoiselle Caroline Rivière; it can be found in my paintings and even on my business card. I have painted and interpreted that face many times by dissecting it and inserting symbolic elements of lightness, I am attracted by those slightly liquid eyes, the fleshy mouth. If you look at Oriana‘s portrait, it comes from the studio of the famous French painter of the early 19th century, a neoclassic and one of the greatest exponents of romantic painting.

You have taken part in numerous group exhibitions, many of them with the Associazione Cento Pittori di via Margutta; what are your next projects?

I would like to have the opportunity to exhibit abroad and obviously continue to participate in the exhibitions of the Associazione dei Cento Pittori because it is historic and to honour its past, the next exhibition in via Margutta is scheduled for the end of April. And then continue my journey with exhibitions on the road.